Tra le missioni che il Governo si è prefisso, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), vi sono delle misure che sono espressamente dedicate ai piccoli borghi o che sono ad essi applicabili, per ciò che rappresentano nel panorama italiano. Vi è una intera componente del piano, intitolata “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale”, a cui sono destinati ben 2,72 miliardi di euro e, tra questi, poco più di un miliardo è dedicato alla “Attrattività dei borghi” e, più precisamente, a un “Piano Nazionale Borghi”, che consiste in “un programma di sostegno allo sviluppo economico/sociale delle zone svantaggiate basato sulla rigenerazione culturale dei piccoli centri e sul rilancio turistico”. Con questi interventi, il Governo si prefigge, innanzitutto, di recuperare il patrimonio storico dei borghi e a riqualificarne gli spazi pubblici aperti, ad esempio, eliminando le barriere architettoniche e migliorando l’arredo urbano. Sono previsti anche interventi con cui creare piccoli servizi culturali, anche a fini turistici, sostenendo la promozione di visite guidate e nuovi itinerari, come ad esempio, itinerari tematici e percorsi storici. Ogni piccolo borgo potrà essere sostenuto finanziariamente per offrire “attività culturali, creative, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali” e il tutto sarà fatto per “rilanciare le economie locali valorizzando i prodotti, i saperi e le tecniche del territorio”. E non finisce qui! Vi è un altro investimento, per 6 milioni di euro, che è destinato, più in generale, alla “Tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale”, investimento che evidentemente può interessare anche i piccoli borghi, trattandosi di interventi mirati a valorizzare gli “edifici storici rurali (di privati o di enti del terzo settore)”, oltre che alla “tutela del paesaggio”. Nel definire questo investimento, il Governo ha tenuto conto dei tanti “edifici rurali e strutture agricole”, che nel tempo sono stati abbandonati e lasciati in uno stato che ne ha “compromesso le caratteristiche distintive, nonché il rapporto con gli spazi circostanti”. La visione è quella di recuperare il patrimonio edilizio rurale allo scopo di salvaguardare e migliorare “la qualità paesaggistica del territorio nazionale”, puntando – da una parte – alla creazione di un “turismo sostenibile nelle zone rurali” e – dall’altra – alla valorizzazione della “produzione legata al mondo agricolo e all’artigianato tradizionale”. Tanto altro potrebbe dirsi, quanto a opportunità che si prospettano per i piccoli borghi (si pensi all’investimento quantificato in 3 milioni di euro per la valorizzazione della “identità dei luoghi: parchi e giardini storici”, investimento che è stato previsto “nella prospettiva di una loro corretta manutenzione, gestione e fruizione pubblica”). Ma è bene evidenziare che tutto il Pnrr comprende misure che, pur avendo portata generale, hanno ricadute e portano beneficio anche in ambito locale, fosse anche solo un piccolo borgo, il che sollecita tutte le amministrazioni ad attivarsi affinché tutte le misure del Piano, comprese quelle dedicate ai piccoli comuni, trovino un’applicazione efficace, il che suggerisce un lavoro comune che valorizzi esperienze locali, si pensi alle associazioni, ed eccellenze progettuali, anche nell’ottica di una condivisione del bene comune, che risulti quanto più ampia e partecipata.
*Consulente esterno Popolari in Rete Calabria
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