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«Riprendersi il territorio. La rivoluzione d’Aspromonte che fa paura»

«E l’Aspromonte è il territorio reggino, lo è per una sua buona parte. Dal valore materiale e simbolico altissimo: rispetto alla Piana, alla Locride, al Reggino. Ridarlo alle comunità sotto forma …

Pubblicato il: 19/08/2021 – 9:23
di Gioacchino Criaco*
«Riprendersi il territorio. La rivoluzione d’Aspromonte che fa paura»

«E l’Aspromonte è il territorio reggino, lo è per una sua buona parte. Dal valore materiale e simbolico altissimo: rispetto alla Piana, alla Locride, al Reggino. Ridarlo alle comunità sotto forma di progetto ambientale e, un giorno si spera, economico; sotto forma di avanzato modello escursionistico; sotto forma di luogo della riconciliazione calabrese, della discussione, del pensiero. Si stava marciando, con difficoltà, con errori, troppo lentamente, ma si stava avanzando. Ogni metro conquistato era un metro in meno tolto alle mani del feudo, del crimine, degli affari, della stupidità. I feudatari, i criminali, gli affaristi, la stupidità lo hanno compreso il pericolo, il progetto. Si sono uniti, attrezzati. Il fuoco che si sta portando via l’Aspromonte risponde a questa logica. La cavalleria statuale come sempre cincischia: è arrivata tardi, male; di fatto ha lasciato che l’empietà si compisse. Magari è tentato dai soliti rimedi. Trattare. La mediazione è il massimo successo dei nemici uniti della Calabria. e molti non lo hanno capito che, in modo molto imperfetto, con tanti aggiustamenti che andranno fatti, il Parco era un principio di liberazione, di restituzione alla comunità. E molti non lo hanno capito che le riunioni sotto le querce, in modo molto imperfetto, con tanti aggiustamenti che andranno fatti, erano il tentativo di riportare la cultura dentro la montagna, per cacciarne il pensiero cattivo. Che ogni visita, ogni passeggiata buona, ogni conoscenza diffusa. Ogni respiro di montagna era un atto di rivoluzione rispetto ad un universo culturale e materiale che era stato sottratto. Era merce di scambio. Il fuoco ha l’obiettivo di far ritornare merce di scambio il territorio. Un territorio che pericolosamente cominciava ad appartenere e si apriva a tutti, diventava dell’umanità attraverso querce e faggi millenari, geo siti, vite diverse e uniche al mondo. I feudatari, i criminali, gli affaristi, gli stupidi, lo hanno capito benissimo quale partita si giocasse sotto le Querce Aspromontane. E voi che ci avete lasciati soli, che ci avete indicati come bersagli, lo avete fatto per tanti motivi diversi: in buona fede, in mala fede. Credendo addirittura di essere nel giusto, di rispondere a un dovere. Voi che avete assistito indifferenti, non capendo, fingendo di non capire. Che avete proseguito in inutili voli narcisisti, mentre intorno la morte mordeva. Le rivoluzioni sconfitte sono peggiori di quelle mai fatte. Ma le rese non sono previste, il fumo degli incendi si dirada. La verità sarà sotto gli occhi di tutti».

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