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il caso

Cosenza, una superperizia per far luce sulla morte di Mario Tarsitano

Il giovane morì a 26 anni. L’autopsia non venne mai eseguita perché «il corpo fu lasciato in una cella frigorifera non funzionante»

Pubblicato il: 21/08/2021 – 6:55
di Fabio Benincasa
Cosenza, una superperizia per far luce sulla morte di Mario Tarsitano

COSENZA Mario Tarsitano, originario di Pietrafitta, morì a 26 anni. Il 12 giugno 2013, il giovane cosentino si rivolse al proprio medico curante lamentando forte tachicardia. Fu inviato a casa con consiglio di iniziare una terapia anti ansia. La situazione peggiorò e il giovane si rivolse alla guardia medica. A distanza di 15 giorni, Mario Tarsitano morì tragicamente a causa di una embolia polmonare massiva misconosciuta ed «il suo corpo fu lasciato in una cella frigorifera non funzionante ad una temperatura di 32 gradi, alla fine del mese di giugno, con gravi compromissioni per la valutazione tanatologica delle cause del suo decesso». A difendere la famiglia Tarsitano convinto della necessità di fare luce sul decesso del giovane, l’avvocato Massimiliano Coppa. «La Procura di Cosenza – racconta il legale – chiese l’archiviazione del procedimento per omicidio colposo».

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L’avvocato Massimiliano Coppa

I rilievi della Polizia Scientifica

La famiglia Tarsitano non ha mai creduto ad una morte naturale del proprio congiunto e per questo decisero di rivolgersi all’avvocato Massimiliano Coppa, esperto in colpa medica, che ha nominato un collegio di periti autorevoli delle varie Università’ Italiane: il Professore Pietrantonio Ricci Ordinario di Medicina legale all’Università di Catanzaro, il Professore Vincenzo Pascali Ordinario di Medicina legale all’Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ed il Professore Francesco Alessandrini Ordinario di Cardiochirurgia all’Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli. I rilievi difensivi dell’avvocato Coppa, in sede giudiziaria, hanno puntato il dito sul vilipendio della salma. Il personale della Polizia Scientifica della Questura di Cosenza, infatti, accertò che «l’intero plesso obitoriale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza era privo di aria condizionata e, dalle macchine ivi installate, fuoriusciva aria forzata e calda. Si constatò che le celle frigorifere non producevano l’adeguata temperatura di conservazione tanto che non si percepiva la differenza con l’ambiente esterno; le stesse sono ubicate in un ambiente antistante la porta della sala settoria. Nella medesima sala i due splitter ivi installati emanavano aria calda. La temperatura evidenziata dall’orologio-termometro ivi presente è di 31 gradi, confermata a 32 gradi, anche da altra apparecchiatura in uso».

La superperizia

La superperizia del Collegio peritale degli accademici di Catanzaro depositata al Tribunale di Cosenza, secondo quanto sostiene l’avvocato Coppa, mostrerebbe presunte «gravi inadempienze diagnostico assistenziali legate alla difettuale gestione del corpo appartenuto in vita a Mario Tarsitano con evidente violazione del sentimento di pietas». «E’ stato chiesto al Tribunale di Cosenza, in applicazione degli esposti principi di diritto, – aggiunge Coppa – di condannare anche la Azienda Ospedaliera di Cosenza al risarcimento del danno non patrimoniale subito da tutta la famiglia della vittima in conseguenza del fatto illecito da ravvisarsi nella omessa manutenzione della struttura obitoriale ed in particolare delle celle frigorifere con tutte le conseguenze che la violazione ha comportato in punto di violazione dell’interesse sotteso alla tutela delle spoglie umane è individuato dalla dottrina giuridica nella pietà dei defunti».

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