Per “Il Fatto Quotidiano”, Piero Sansonetti e il suo “Riformista” sono un caso di studio nel settore dell’editoria. In un servizio firmato da Marco Lillo, il quotidiano diretto da Marco Travaglio analizza i conti della società editrice del giornale che ha fatto del garantismo il proprio vessillo. E dall’analisi scaturiscono cifre non proprio invidiabili. «Nel 2020 la società, che ha 11 dipendenti, ha realizzato ricavi da vendite del giornale pari a 152 mila e 339 euro – si legge –. Solo per avere un termine di paragone Il Fatto Quotidiano nello stesso periodo ha realizzato ricavi da vendite per 21 milioni di euro circa. Praticamente Il Riformista incassa ogni giorno che sta in edicola solo 585 euro dalle vendite del giornale, sommando edicola e abbonamenti. Pochini». Sansonetti ha un passato come direttore anche in Calabria, dove ha guidato “L’Ora della Calabria” e “Cronache del Garantista”.
«Le prime pagine strillate con titoli come “Palamara sfida le toghe: lotterò per il diritto in Parlamento”(7 agosto) o “Storari batte Salvi e manda la magistratura a gambe all’aria”, 5 agosto. O ancora “Lo scandalo Caridi: un senatore innocente calunniato dal Senato”, 3 agosto. O “Prestipino è abusivo, ora si scollerà dalla sedia?” del 31 luglio 2021, possono interessare i pm e gli imputati, i giudici e gli avvocati. I titoli riguardano personaggi ignoti al grande pubblico (quanti sanno chi sono Caridi e Storari?) e non attirano le folle in edicola. La scelta di sparare in una settimana ben due volte in prima pagina la foto di Marco Travaglio stile Wanted a corredo di articoli allarmati di Michele Prospero (“Sinistra sciagurata: eccolo il tuo oracolo!”, 27 luglio) e di Tiziana Maiolo (“Sotto perenne ricatto. Fino al 2023 nelle mani di Travaglio?”, 31 luglio) non sembra la più azzeccata per invertire la tendenza. Unica nota positiva: la pubblicità. Il Riformista piace decisamente più agli inserzionisti che ai lettori: 414 mila euro di raccolta nel 2020 sono una gran performance rispetto alle vendite».
È un’analisi impietosa: «Il totale delle perdite nei due anni, comprese quelle riportate a nuovo del 2019, arriva a 1 milione e 743mila euro».
Il Fatto ricorda poi che «la società editoriale è controllata dalla Romeo Partecipazioni di Alfredo Romeo. Il socio è stato generoso e ha iniettato finora più di 2 milioni e 100 mila euro di capitali ma la liquidità risente del trend». E che «la linea anti-magistrati e anti-giornalisti (soprattutto quelli che indagano e scrivono su Alfredo Romeo) piace all’editore ma non fa bene ai conti».
La chiosa propone, come dicevamo, il «caso di scuola da studiare nei corsi di editoria. Il tema di studio è questo: un imprenditore indagato e poi processato per
corruzione nel caso Consip fonda, in attesa di sentenza, un giornale che attacca i pm (con pezzi come: “Consip, indagini truccate? L’esposto di Romeo contro Ielo valutato da …Ielo”, 27 aprile 2021 di Piero Sansonetti) e i giornalisti con titoli assurdi come “Scandalo Consip-Fatto, Travaglio colpevole di concorso esterno”, 28 febbraio 2020. Il giornale recluta poi le firme più ‘garantiste’ e lancia campagne contro i pm e i giornalisti più ‘mane ttari’. Accumula pochi lettori e perde più di 1,7 milioni di euro. Dica il candidato, visti questi numeri, quale può essere la ragione più sensata dell’esistenza in vita del giornale a due anni dalla sua prima uscita».
«La candidata M5S a Milano nel cda della società editrice del Fatto»
Da parte sua, anche il Riformista non lesina punzecchiature alla creatura editoriale di Travaglio. L’ultima riguarda la scelta del M5S di indirizzare la candidatura a sindaco di Milano verso Layla Pavone, «amministratore delegato Industry Innovation di Digital Magics e Consigliere di Italia Startup – si legge in un articolo –, ma soprattutto membro del cda di Seif, società editrice del Fatto Quotidiano, diventato nel tempo il “quotidiano di partito”. Una scelta arrivata dopo giorni di polemiche e rinvii, fino alla riunione notturna tra l’ex premier e gli esponenti milanesi del Movimento. Di fatto Conte ha chiesto un passo indietro a Elena Sironi, la consigliera uscente di Municipio 4 che era già stata scelta l’11 agosto scorso come espressione della base grillina per tentare l’ardua impresa di sfidare i due big, Sala e Bernardo».
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