MILANO L’ultima veglia è iniziata intorno alle 19 del 21 agosto, quando oltre tremila persone sono entrate nella camera ardente. La riapertura è prevista intorno alle 10 odierne per circa 12 ore con chiusura finale lunedì 23 agosto alle 14.
L’urna con le ceneri è arrivata dalla Normandia, dove il fondatore del’Ong è morto il 13 agosto, mentre era in vacanza. Un lungo applauso è scattato alle 16, quando è arrivata l’auto con a bordo la moglie, Simonetta Gola, che l’ha accompagnato in questo ultimo viaggio dalla Francia. L’urna è stata esposta in una grande sala, con una parete dipinta di turchese sulla quale campeggia la scritta “i diritti devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti. Altrimenti sono privilegi”.
Luogo deputato all’ultimo saluto al presidente e fondatore di Emergency non poteva che essere la sede milanese dell’associazione umanitaria in via Santa Croce. Tra i primi a rendergli omaggio, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che al suo arrivo a “Casa Emergency” ha spiegato: «Sono qui nella duplice veste di sindaco e di amico. Oggi con me ho tanti ricordi di momenti vissuti assieme».
«Di Gino apprezzavo quello che ha fatto, ma secondo me aveva una caratteristica particolare: conoscendo molta gente importante, che ha fatto cose, che ha avuto vite significative – ha aggiunto il primo cittadino di Milano -, lui non parlava mai al passato, non sentiva mai il bisogno di dire “ho fatto”, “ho detto”, ma guardava sempre avanti, guardava al futuro e in questo era veramente straordinario e unico».
A circa un’ora dall’apertura erano già in trecento. Tutti ordinatamente disposti sotto il sole (e rifocillate con bottigliette d’acqua messe a disposizione dai volontari dell’associazione) in attesa di varcare il cancello d’ingresso, dove sono appesi diversi i mazzi di fiori e i messaggi, tra i quali quello che recita “Ora vai, Gino, continuiamo noi. Ti abbracciamo per sempre” e “Grazie Gino! Quello che lasci resta straordinario come te. Vola alto”. In fila anche volti più noti come l’imprenditore Massimo Moratti in lacrime, il leader della Cgil Maurizio Landini, il presidente di Libera don Ciotti a Mario Capanna.
Accanto al grande striscione con la scritta “Ciao Gino”, Rossella Miccio, presidente della onlus, ha detto ai giornalisti ha raccontato cosa rappresentava il fondatore dell’associazione morto il 13. «C’era la consapevolezza che Gino fosse un faro nella nebbia per tantissime persone, avendo avuto il privilegio di lavorarci e di viverci vicino in giro per il mondo per 21 anni, ma – ha osservato – che ci fosse un affetto così profondo, che così tante persone da tutte le latitudini, dal Sudan alla Sierra Leone, malati, pazienti, staff, autorità, gli anziani dei villaggi, si sentissero toccate da quello che ha fatto Gino e dal lavoro di Emergency non me l’aspettavo».
«Gino – ha aggiunto – ha saputo creare una comunità di persone legate da principi e valori forti che vanno al di là delle barriere, dei colori della pelle e delle religioni. Credo che questo sia davvero il messaggio forte che ci lascia e che ci impegniamo a portare avanti».
Il sindaco ha confermato che ancora non è stata scelta la strada o la piazza da intitolare al fondatore di Emergency. Una petizione in questo senso su Change org ha raccolto oltre 50mila adesioni. A Gino Strada, ha aggiunto Sala «credo che sia importante dedicargli qualcosa che rimanga, ma anche un momento di ricordo, come credo avrebbe voluto lui. Un momento anche allegro, anche vivo».
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