AMATRICE Il premier Mario Draghi farà la sua prima visita ufficiale ad Amatrice e toccherà con mano i problemi scaturiti da una ricostruzione lenta che ha impedito agli sfollati di rientrare a distanza di anni, in una vera casa. A ricordare al premier le vicissitudini delle popolazioni del cratere ci penseranno il consigliere regionale Sergio Pirozzi ed il parlamentare Paolo Trancassini che consegneranno un dossier ed una proposta di legge per evitare speculazioni nella ricostruzione privata delle terre devastate dal sisma. Dopo la toccante ma ristretta veglia notturna della scorsa notte all’interno dello stadio Tilesi di Amatrice con la lettura dei nomi delle vittime allo scoccare delle 3.36, orario della prima distruttiva scossa, celebrata dal vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili e in contemporanea ad Accumoli (11 le vittime), le celebrazioni proseguiranno questa mattina alle 11 sempre al campo sportivo “Paride Tilesi” di Amatrice verrà celebrata la messa solenne in ricordo di tutte le vittime del sisma, alla presenza del presidente del Consiglio Mario Draghi, del Commissario Straordinario alla Ricostruzione post-sisma, Giovanni Legnini, e di tutte le massime autorità regionali, provinciali e locali. La commemorazione tornerà poi ad Accumoli, per l’ultima celebrazione eucaristica (ore 16), al termine della quale verrà scoperta la lapide commemorativa con i nomi di tutte le 11 vittime del borgo, omaggio donato alla comunità reatina dall’associazione “Arditi Sentieri di Lariano” che verrà installato nella frazione di Illica, andata quasi completamente distrutta durante il terremoto.
I territori del Centro Italia devastati dal terremoto del 2016 celebrano il quinto anniversario della tragedia che, nel complesso, ha mietuto 303 vittime, 299 delle quali morte sotto le macerie la notte tra il 23 e il 24 agosto. Un conteggio cui poi si sono aggiunte altre 4 persone decedute nei messi successivi al disastro, per traumi riconducibili al sisma. 388 i feriti, circa 41mila gli sfollati tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Per molti di loro il ritorno a casa è ancora lontano, altri però hanno iniziato a ripopolare il territorio, in un processo di ricostruzione che, dopo quattro anni di lungaggini, rinvii, rimpalli di responsabilità e decisioni non prese, negli ultimi 12 mesi sembra ora essere definitivamente partito.
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