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l’intervista

Gratteri: «Il governo di larghe intese e la sua riforma aberrante»

Il procuratore di Catanzaro, ospite nel Comune di Lenola, torna a parlare dei rischi legati alla riforma Cartabia. Rischiano di andare a monte, in appello, processi sulla corruzione, il peculato, i…

Pubblicato il: 24/08/2021 – 6:50
Gratteri: «Il governo di larghe intese e la sua riforma aberrante»

LENOLA «Io sono preoccupato sul piano nazionale perché se questo è l’inizio è un brutto inizio». Con questa frase il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha concluso il suo interventi al parco Mondragon di Lenola, nel Lazio. Gratteri è stato intervistato dal giornalista Riccardo Iacona sull’ultima fatica editoriale che il magistrato ha prodotto insieme allo scrittore e storico Antonio Nicaso, “Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie”.

«Una riforma aberrante»

Inevitabile che il dialogo virasse sui temi dell’attualità. Il giornalista chiede di cosa c’è bisogno, oggi, per migliorare il contrasto alle mafie. «La cosa più urgente era che non entrasse in vigore il decreto Cartabia – afferma Gratteri –. Proviamo fatica oggi a parlare di cosa avremmo bisogno perché questo decreto ci ha stordito». Il magistrato non esita a definire la riforma portata avanti dal ministro della Giustizia Marta Cartabia «qualcosa di aberrante, inimmaginabile». Secondo Gratteri «queste cose si fanno quando ci sono governi di larghe intese» e non esiste, quindi, un’opposizione numerosa e pesante». «In questi contesti entrano in gioco i furbi veloci», ha detto il magistrato spiegando che all’inizio, quando si è insediato il governo Draghi si parlava di riforma civile, poi è entrata in campo la riforma penale. Ed è entrata in campo con una scusa umiliante e miseranda: la riforma si fa, altrimenti l’Europa non ci dà i fondi. «Questo è umiliante – ha detto Gratteri – poiché le riforme vanno fatte perché necessarie». La gravità della riforma parte dal suo assunto: se un processo in appello non si celebra entro due anni, viene definito improcedibile, non si può andare avanti. Si rischia, dunque, di vanificare il lavoro e la spesa compiuti fino all’appello: indagini, il lavoro di magistrati e forze dell’ordine, dei giudici per le indagini preliminari, dei Riesame, dei gup, dei collegi. In appello rischia di essere vanificato tutto. Il procuratore riporta un esempio: dal medico ci sono 50 malati oncologici. Il medico riesce a visitarne 30. Gli altri 20 non verranno visitati più perché è scaduto il tempo.

I dubbi e le mediazioni per portare avanti la legge

Il 20 luglio scorso Nicola Gratteri ha parlato davanti alla commissione Giustizia della Camera. Un intervento duro nel corso del quale ha messo in guardia dai pericoli della riforma per tutto il sistema Giustizia. A Lenola il procuratore ha raccontato che dopo il suo intervento qualcuno tra i parlamentari ha cominciato a fare passi indietro e ha minacciato di non votare la riforma. Poi «il governo ha mediato, ha fatto accordi», spiega Gratteri. Sono intervenuti i Cinque Stelle. «Hanno fatto un elenco di reati dove non è prevista la tagliola dei due anni. Ma io non sono d’accordo». Mancano i reati di corruzione, peculato, i reati sui disastri ambientali, persino l’omicidio colposo che spesso vede vittime operai che periscono sul lavoro. «Se il processo non si celebra entro due anni cosa faranno la vedova e i bambini? Dovranno fare una causa civile e così aumenta il carico sui magistrati». E gli altri reati?, si chiede Gratteri. «Sono acqua fresca?». Senza contare che la corruzione o il peculato sono reati sentinella delle mafie. Sono quei reati che mettono in contatto i clan con i sistemi di potere e permettono alla ‘ndrangheta di esistere.«Io non prevedo il futuro – scherza il procuratore – ma la prossima riforma sulle carceri vi sorprenderà, non ci sarà più il problema del sovraffollamento, diciamo così».«Queste forzature devastanti si fanno con i governi di larghe intese quando non ci sono opposizioni forti. Il Pd perché appoggia questa riforma Cartabia? Prima non si facevano leggi perché erano ad personam per Berlusconi e oggi?», si chiede il procuratore.

«Con l’informatica si può riformare la Giustizia, non con la legge Cartabia»

Come già espresso durante l’audizione in commissione Giustizia, Gratteri spiega quella che è la ricetta per riformare il sistema giudiziario senza introdurre tagliole molto pericolose. Per esempio mettere meno alla geografia giudiziaria, eliminando e ridimensionando quei distretti di Corte d’Appello in esubero come quelli presenti in Sicilia: ce ne sono 4 per 5 milioni di abitanti. O accorpare i Tribunali in esubero. «In Abbruzzo ci sono Tribunali ogni 25 chilometri», fa notare Gratteri. C’è il caso dei magistrati fuori ruolo che lavorano nei misteri (circa 250 persone) quando potrebbero fare attività requirente o giudicante nei Tribunali.
E poi c’è l’informatica. L’idea di dare un tablet a ogni detenuto che entra in carcere che possa avere sotto mano tutti gli incartamenti che lo riguardano, senza ricorrere al cartaceo e a notifiche a mano. Quando il detenuto esce dal carcere si trasferisce tutto ciò che lo riguarda su una penna usb, si pulisce il tablet e lo si consegna al prossimo che ne avrà bisogno in carcere.
«Ogni mattina 4000 carabinieri vanno in giro per fare i messi notificatori», dice Gratteri. Sarebbe molto più utile istituire una pec per tutti i cittadini che hanno compiuto 18 anni. Per gli indigenti la pec la paga lo Stato. Con l’unico articolo messo in pratica tra i tanti proposti dalla commissione governativa Gratteri, ovvero l’istituzione del processo a distanza, sono stati risparmiati 70 milioni di euro ed è stato possibile celebrare processi durante il lock down. «Con l’informatica si può migliorare il sistema giustizia, non con la riforma Cartabia», dice Gratteri.«La Francia è grande una volta e mezza l’Italia. In Italia si va in appello 14 volte in più rispetto alla Francia. Con la riforma Cartabia i ricorsi in appello si moltiplicheranno».

Le nuove strategie della mafia

«La mafia oggi gode di ottima salute sul piano economico», spiega Gratteri. Compra le attività che gli imprenditori non possono più mantenere ma nelle prossime inchieste si prevede che non ci saranno più passaggi di proprietà, verranno mantenuti i vecchi proprietari ai quali verranno date iniezioni di denaro perché lo scopo delle cosche non è reperire denaro quanto riciclare quello generato dalle attività illecite. La mafia si evolve grazie anche a un generale abbattimento morale ed etico. «Non c’è più rossore, vergogna. C’è sempre meno senso appartenenza allo Stato», spiega il magistrato. Questo porta a una più facile svendita del proprio ruolo, soprattutto se istituzionale.

«Occupate gli spazi che abbiamo liberato»

«Io dentro sono dispiaciuto e arrabbiato con gli addetti ai lavori che dovrebbero/dovremmo fare di più. A Catanzaro abbiamo molto consenso, siamo in controtendenza rispetto al passato. Durante il lock down non abbiamo chiuso l’ufficio. Ci siamo attrezzati con la croce rossa per i tamponi, abbiamo installato il plexiglass negli uffici, abbiamo ricevuto persone. Così è cresciuta la nostra credibilità. Stiamo facendo indagini importanti con risultati di rilievo. Oggi io dico occupate gli spazi che abbiamo liberato, sennò tra una settimana quegli spazi li prenderanno i nipoti di coloro che abbiamo arrestato».

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