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«I boschi di Calabria: una enorme ricchezza gestita male»

Il disastro ambientale provocato dagli incendi che in quest’estate particolarmente calda hanno distrutto ettari di bosco e danneggiato la vita di molte persone è seriamente preoccupante, non solo …

Pubblicato il: 24/08/2021 – 17:44
di Rosangela Filice*
«I boschi di Calabria: una enorme ricchezza gestita male»

Il disastro ambientale provocato dagli incendi che in quest’estate particolarmente calda hanno distrutto ettari di bosco e danneggiato la vita di molte persone è seriamente preoccupante, non solo per le conseguenze devastanti prodotte, ma anche per le modalità con cui vengono affrontate le problematiche legate alla salvaguardia del patrimonio naturale. Emerge infatti la mancanza di una visione organica da parte delle amministrazioni pubbliche nell’affrontare le questioni inerenti allo sviluppo delle aree interne verso le quali le suddette amministrazioni dimostrano purtroppo sistematica indifferenza. 

Rosangela Filice

Negli ultimi anni si parla tanto di piantare alberi in Italia, ma il vero problema è la salvaguardia degli alberi e dei boschi esistenti.  Da circa cinque anni, infatti, la superficie forestale nazionale ha superato quella esistente prima che i Romani disboscassero la Penisola italiana. Siamo ricchissimi di foreste ma di foreste “povere”, abbandonate, non gestite o, quando lo sono, mal gestite e infine bruciate, come i boschi pubblici statali, regionali e comunali dimostrano. La Calabria è la regione più ricca di foreste del Mediterraneo, tra le più importati in Italia e in Europa, eppure il demanio forestale regionale non ha da decenni un Piano di Gestione Forestale (Pgf).   
Senza Pgf il bosco, non gestito e trascurato, è esteticamente “brutto”, quasi inguardabile e completamente inutilizzabile. Un bosco siffatto, che vede la biodiversità minacciata, ecologicamente non funziona e non produce sviluppo socio-economico. I nostri boschi, infatti, non sono ecosistemi naturali, tutt’altro. Sono ecosistemi agro-forestali ovvero, un vero e proprio “capitale” che, attraverso   l’attività responsabile dell’uomo, genera un circolo virtuoso di economia (legno, frutti di bosco, funghi e prodotti zootecnici), di produzione elevata di ossigeno, di tutela della biodiversità, assicurando quell’equilibrio dinamico indispensabile per assicurare un bosco resistente a tutte le avversità tra cui i catastrofici incendi. Pertanto l’azione dell’uomo deve essere improntata non ad uno sfruttamento indiscriminato ed intensivo delle risorse boschive ma ad una gestione oculata di tali risorse, volta a coglierne i frutti anche economici che periodicamente vengono generati da tale capitale sotto forma di veri e propri interessi. Solo così l’uomo preserva biodiversità, genera economia, conserva bellezza e difende il territorio dagli incendi e dal dissesto idrogeologico. Se nei decenni scorsi le autorità competenti avessero gestito le foreste per creare economia asportando la massa legnosa in eccesso, oggi diventata massa combustile pregiata per gli incendi; se avessero puntato a un controllo della massa secca (in estate benzina allo stato puro) con l’utilizzo delle vacche, delle pecore e delle capre e col coinvolgimento degli allevatori; se la Regione, lo Stato, le Aree protette avessero conservato l’efficientissimo sistema delle fasce parafuoco e delle piste forestali, fondamentali per i mezzi antincendio e di soccorso, oggi  avremmo decine di migliaia di ettari di bosco ancora vivi e lussureggianti con paesi  che, grazie allo sviluppo indotto da un utilizzo produttivo dei boschi, non sarebbero spopolati e non avremmo un  tessuto socio-economico impoverito nella montagna italiana. Boschi ben gestiti e non abbandonati significano decine di migliaia di posti di lavoro nell’entroterra calabrese, sia nel settore pubblico che privato forestale, zootecnico e turistico, meno dissesto idrogeologico, meno anidride carbonica, più ossigeno, foreste più variegate e ricche di biodiversità.
Bisogna programmare con urgenza la gestione delle foreste in modo responsabile ed equilibrato, per non assistere ancora, tra qualche anno, alle liturgie vittimistiche di istituzioni che, non facendo il proprio dovere, finiscono col ritenersi parte lesa, quando invece sono pienamente coinvolte dalle responsabilità che ipotecano il futuro dei nostri territori.

   *Docente Istituto di istruzione secondaria di secondo grado – “Popolari in rete Calabria”

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