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La riflessione

«Le (inutili) ragioni della sinistra»

In questo scorcio d’ estate, si continuano a cercare affannosamente le possibili ragioni dell’unità della sinistra calabrese.In tempi più tranquilli si potrebbe indugiare nell’esercizio puramente …

Pubblicato il: 24/08/2021 – 17:55
di Silvia Marino
«Le (inutili) ragioni della sinistra»

In questo scorcio d’ estate, si continuano a cercare affannosamente le possibili ragioni dell’unità della sinistra calabrese.
In tempi più tranquilli si potrebbe indugiare nell’esercizio puramente intellettuale dei soliti distinguo.
Alla vigilia di una battaglia politica, dal risultato forse scontato, manca il tempo e la voglia necessari per cedere all’indugio.
Serve tempo, alla sinistra, per ripensarsi come orizzonte ideale, ripartendo dai valori e dalla credibilità delle persone.
Saper  proporre modelli di società più giuste, meritocratiche. Saper garantire il diritto al lavoro ed alla salute. Mantenere viva la capacità di indignarsi di fronte alle disuguaglianze ed alle ingiustizie del nostro tempo.
La sinistra ha perso se stessa quando ha smesso di guardare alla vita delle persone per diventare l’asettica  cronista dei problemi delle nostre società.
È cambiato il modo di approcciarsi alla politica. L’esaltazione di leader mediocri, l’uso dei social media, ci ha convinto dell’inutilità della costruzione di un progetto politico. La condivisione collettiva degli obiettivi, che ha caratterizzato, per lungo tempo, la sinistra italiana e quella calabrese, mediante la partecipazione alla vita delle sezioni, ai comitati di fabbrica, ecc. , è considerata, oggi, una pratica inutile. Eppure ha garantito la crescita del Paese, migliorato le condizioni di vita dei lavoratori e le tutele sociali.
La (voluta) mancata unità a sinistra è diventata l’alibi di individualismi sfrenati, protesi al rafforzamento di posizioni personali (candidature, nomine, seggi, ecc.) o, tutt’al più, di correnti di partito.
La mancata unità a sinistra serve ad aprire spazi politici. A dare quella visibilità che l’appartenenza ad una comunità più ampia non garantisce. Per questo motivo nessuna la pratica.
Si è perso il senso profondo della rappresentanza di un’idea  per lasciare il posto alla rappresentazione di se stessi (Sic!).
È difficile appassionarsi al carrierismo di taluni. Abbiamo bisogno di un progetto comune che tracci la strada e offra speranza ad una società disillusa.
Al momento, rimane, la consapevolezza della forza auto-distruttiva delle classi dirigenti calabresi, esautorati da “corpi estranei”, perché ritenuti incapaci di leggere il proprio tempo e di autodeterminarsi. Di coloro che hanno abdicato alla responsabilità che impone il ruolo ricoperto, cioè mettersi al servizio della propria comunità.
Serve grande credibilità e pudore a proporsi come referente dei bisogni sociali e per restituire dignità alla politica.
La sinistra con i suoi distinguo, dovrà passare attraverso le macerie che essa stessa ha generato.
Ai calabresi rimarranno i cocci di un vaso prezioso. Che bisognerà ricomporre. In solitudine, quando i responsabili del disastro saranno scappati via.

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