CATANZARO Il Comune di Paola, sul Tirreno Cosentino, ha deciso di “sfrattare” la scultura antimafia inaugurata il 25 aprile 2004 e intitolata a Luigi Gravina, commerciante ucciso dalla ‘ndrangheta il 22 marzo del 1982 per avere denunciato i suoi estortori. Una decisione su cui la vedova, Luigina Violetta, chiede chiarimenti al sindaco Roberto Perrotta con una lettera aperta.
«Veniamo a rappresentare una situazione di disagio e rammarico – scrive la donna – che la sottoscritta e la sua famiglia stanno vivendo per l’avvio dell’iter amministrativo che dovrebbe portare alla rimozione della scultura dedicata dal Comune alla vittima di mafia Luigi Gravina da voi installata nell’area di via Nazionale, nel luogo ove il nostro congiunto ha trovato la morte. L’11 agosto scorso, infatti, la sottoscritta ha ricevuto una telefonata dal dirigente dell’Utc, attraverso la quale veniva informata di tale volontà e, quindi, sollecitata a collaborare con il Comune al fine di individuare con urgenza altra zona idonea ove spostare la scultura. Tale stato di cose, a distanza di 17 anni dalla lodevole iniziativa dell’Amministrazione da lei diretta, ci lascia sorpresi. Non capiamo, infatti, quali problemi insormontabili possano essere sorti oggi, rispetto ad una iniziativa antimafia assunta dalla Pubblica amministrazione quasi un ventennio fa ed elogiata dalle Istituzioni e dalla Politica a tutti i livelli, tali da determinare un trasferimento della struttura da quella specifica area».
Dopo avere ricordato l’intervento dello stesso Perrotta in occasione dell’inaugurazione – «a Luigi va il nostro ricordo, il nostro pensiero e la nostra gratitudine per aver trovato il coraggio della denuncia, la sua morte violenta e crudele ci fa sentire ancor più vicini alla sua famiglia, a cui va tutto il nostro calore» – Luigina Violetta scrive, «oggi registriamo questa nuova determinazione che, francamente, non comprendiamo, sia per il tantissimo tempo trascorso da quella cerimonia, sia per la determinazione con cui lei nel 2004 ha voluto onorare il nostro caro congiunto nel luogo esatto ove ci è stato tolto per sempre dalla violenza della criminalità organizzata. Spostare quel simbolo antimafia in altro luogo, significherebbe, a nostro avviso, svilire la figura di Luigi Gravina e indebolire la lotta alla mafia. È come se la Istituzione si fosse in un certo senso tirata indietro, togliendo lustro all’iniziativa di allora».
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