VIBO VALENTIA Due bucce di banana in un colpo solo. La settimana calabrese di Luigi Brugnaro è servita a lanciare in Calabria il movimento “Coraggio Italia”, fondato dal sindaco di Venezia assieme a Giovanni Toti, governatore della Liguria. Ma ogni rosa ha le proprie spine. La prima è prettamente politica.
L’hanno rilanciata i quotidiani locali veneti. Sollevando quella che agli oppositori del primo cittadino è parsa una presenza anomala. In effetti, mentre Brugnaro faceva campagna elettorale per le Regionali, con lui c’era Morris Ceron, «l’uomo da sempre al suo fianco nelle avventure imprenditoriali (prima) e politiche (ora) – segnala il Mattino di Padova –, suo capo di gabinetto dalla prima ora e, da marzo, anche direttore generale del Comune».
Accanto al ruolo politico, dunque, ce n’è uno istituzionale che, secondo il capogruppo di Terra e Acqua, Marco Gasparinetti sarebbe stato poco tenuto in conto da Ceron. Gasparinetti ha presentato un’interrogazione all’assessora al personale Besio, per sapere in quale veste il direttore del Comune sia in Calabria. E lo stesso Ceron ha risposto a stretto giro di post su Facebook: «Sono in congedo». Per Gasparinetti, «in quanto figura apicale dell’amministrazione comunale, il direttore generale è tenuto a conformarsi ai principi che regolano la pubblica amministrazione: legalità, imparzialità, efficienza e trasparenza. Considerato che nei video diffusi da emittenti locali calabresi e selfie e foto diffuse dal candidato alle elezioni regionali, Frank Mario Santacroce, il direttore generale del Comune appare impegnato nella campagna elettorale per le elezioni amministrative in Calabria, prestando la sua opera e la sua immagine a favore del partito Coraggio Italia, chiedo all’assessore al Personale di sapere se il dottor Morris Ceron si trova in ferie, in missione o in aspettativa non retribuita». Ceron ha via mail e dal proprio profilo Facebook: il dg si appella al suo diritto di passare le ferie liberamente e al rispetto dalla Costituzione: «Mi scuso se richiamo l’articolo 97 della Carta: per contribuire ad assicurare l’imparzialità ed il buon andamento dell’Amministrazione, ho accumulato tre mesi di ferie».
La seconda spina arriva da una segnalazione giunta in redazione. E riguarda un manifesto pubblicitario, uno dei tanti ai quali Brugnaro si è affidato per porgere il proprio messaggio ai calabresi. L’impianto pubblicitario preso in affitto dal sindaco di Venezia si trova nel pieno di una rotatoria, su un tratto di strada che dalla statale 522 sfocia in una strada provinciale. Siamo a Tropea e segnaliamo la possibile doppia competenza (statale e provinciale) per una questione di riferimenti normativi. Non che le differenze siano sostanziali. In entrambi i casi – cioè sia per la strada statale che per la provinciale – vige un sostanziale divieto di posizionare manifesti pubblicitari nelle rotatorie e in generale così vicino alla sede stradale (il muro sui cui è stato installato l’impianto è attiguo alla corsia, come si vede nelle foto). Il regolamento provinciale, poi, fa divieto di utilizzare manifesti di area superiore ai 6 metri quadri, cioè il formato 3×2 (se non in casi specifici e comunque non nei pressi degli incroci), mentre quello che ospita Brugnaro è un classico 6×3 (dunque ben più ampio). Insomma, va bene la campagna elettorale, vanno bene gli appelli per la Calabria. E va bene anche ascoltare l’esperienza amministrativa virtuosa di un politico-imprenditore. Però le affissioni selvagge lasciamole al passato.
Tanto più che, da una verifica su Google Street view, pare che i manifesti nella rotatoria siano raddoppiati (non riusciamo a determinare un termine temporale preciso). Fino a qualche tempo fa c’era soltanto un impianto messo in una posizione per lo meno dubbia. Adesso sono diventati addirittura due: accompagnano le auto nella rotatoria, secondo canoni che più fonti consultate dal Corriere della Calabria considerano non corrispondenti ai dettami della sicurezza stradale. Un piccolo passo falso per il sindaco Brugnaro.
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