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L’amarezza di Bentivoglio dopo le minacce: «Non ho sentito la vicinanza delle istituzioni»

Due messaggi intimidatori in un anno. Il commerciante di Reggio: «Do fastidio perché denuncio le mafie ogni giorni. Lo Stato a volte è lento»

Pubblicato il: 28/08/2021 – 14:20
L’amarezza di Bentivoglio dopo le minacce: «Non ho sentito la vicinanza delle istituzioni»

REGGIO CALABRIA Due intimidazioni in meno di un anno: a subirle Tiberio Bentivoglio, il commerciante di Reggio Calabria che ha denunciato la ‘ndrangheta. Il secondo episodio il 26 agosto scorso quando ha ricevuto una lettera minatoria (ve ne abbiamo parlato qui). Sulla vicenda sta indagando la polizia. Dieci mesi fa Bentivoglio aveva subito un’altra minaccia: nel cancello di ingresso del suo frutteto in località Ortì i poliziotti avevano trovato una bombola a gas con un fazzoletto imbevuto di benzina e una miccia.

«Do fastidio perché parlo contro le mafie»

«Tiberio Bentivoglio continua a dare fastidio ai malavitosi» ha commentato lo stesso commerciante. «Continuo a dare fastidio ha aggiunto – perché non mi sono limitato solo a denunciare i fatti, le minacce e le estorsioni, ma parlo contro le mafie e lo faccio sempre di più nei campi di Libera, nelle scuole. Parlare significa non subire e io continuo a resistere. Non esiste altro metodo se non la denuncia. Anche se lo Stato a volte non è molto presente o arriva tardi, noi dobbiamo continuare a denunciare. Nella mia storia ci sono sei procedimenti penali. Gli ultimi due sono ancora in atto e sono per intimidazioni e violenza private. Ho denunciato non persone qualunque ma soggetti vicini alla mafia e quindi anche da lì potrebbe arrivare. Ma non è escluso che sia un personaggio antico della mia storia che ogni tanto vuole cercare di devastare il mio sistema psicologico. Io le chiamo lettere disturbo perché il vero mafioso non ti manda una lettera così. Serve solo a farci stare male perché noi li abbiamo denunciati».

«Non ho sentito la vicinanza delle istituzioni»

«In questi giorni – ha concluso Bentivoglio – non ho sentito la vicinanza delle istituzioni. Nessuno mi ha chiamato, nessuna telefonata da parte delle istituzioni sia locali che non locali. Non dico spero che lo facciamo, ma io ho fatto quello che era giusto fare per non perdere la dignità».

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