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Insegnante senza Green Pass allontanato dalla scuola. «Sono un no-cavia non un no-vax»

Arriva nell’Istituto di Paola per la “presa di servizio” ma non può rimanere. «Il vaccino non è la soluzione. Acquisite testimonianze sui social»

Pubblicato il: 01/09/2021 – 17:49
Insegnante senza Green Pass allontanato dalla scuola. «Sono un no-cavia non un no-vax»

PAOLA Scatta l’obbligo di Green Pass per l’accesso a scuole, università e mezzi di trasporto. E come da pronostico, la misura voluta dal Governo inizia fin da subito a far parlare di sé. I così detti “no Green Pass” si sono organizzati in gruppi telegram del calibro di “Bastarda dittatura” per bloccare le stazioni ferroviarie con risultati prossimi al flop. Nel frattempo, altrove, si discute sui punti controversi della disciplina in vigore da questo primo settembre.
È questo il caso di Alessandro Greco, insegnante di sostegno in assegnazione provvisoria all’Istituto alberghiero di Paola e originario di Castrolibero. «Non un no-vax, ma un no-cavia», come lui stesso si definisce, che ha voluto raccontare al Corriere della Calabria la sua esperienza all’atto della presa di servizio.

«Allontanato dalla scuola dopo essere liberamente entrato»

Alessandro Greco

«Mi sono presentato e mi hanno fatto entrare» racconta l’insegnante, che sostiene non vi fossero controlli all’ingresso dell’Istituto. A quel punto «una delegata della preside mi ha dato la cartellina che da prassi si va a compilare il primo giorno» ai fini della «presa di servizio». Durante la compilazione della documentazione, Greco sostiene di essere stato interrotto da un componente del personale scolastico, «presumo incaricato a chiedere il Green Pass, secondo il quale io non ero legittimato a stare a scuola».
La questione si sposta così nell’ufficio del dirigente scolastico «dov’era presente anche un avvocato». All’insegnante, stante l’assenza di Green Pass, viene chiesto di fare un tampone per poter tornare a scuola. «A quel punto – racconta – ho prodotto un’autocertificazione chiedendo mi venisse firmata dalla dirigente affinché potessi disporre di un documento che attestava il mio allontanamento dalla scuola». Secondo Greco, infatti, la richiesta di tornare solo dopo aver fatto l’eventuale tampone dopo essere comunque entrato a scuola «ostacolava l’esercizio dei diritti, nella specie la presa di servizio». 
L’insegnante afferma così di aver provato ad allertare le autorità. «che però mi hanno detto che in assenza di un intervento grave non avrebbero potuto mandare una Volante. A quel punto ho deciso di recarmi in commissariato per sporgere regolare querela e verbalizzare l’accaduto». 
Al di là della restrizione in sé, quello che l’insegnante contesta sarebbe «la prodromica assenza di qualcuno che mi impedisse di accedere alla scuola. Non è stato fatto».
«Se tu segui quello che ritieni sia giusto – aggiunge – non mi devi far entrare nel plesso scolastico». 

La scelta di non vaccinarsi: «Non sono un no-vax»

L’insegnante è stato allontanato in quanto unico sprovvisto di Green Pass che reputa «un ricatto» sottendente «un surrettizio obbligo vaccinale».
Al contempo ritiene non possa andar bene «fare un tampone ogni 48 ore a carico dell’insegnante». A questo punto, Greco spiega quelle che sono le motivazioni che lo hanno portato alla scelta di non vaccinarsi contro il Covid. «I vaccini li ho fatti tutti. Sono contro questo vaccino perché la scienza in cui credo io, fatta anche di autorevoli premi Nobel, ha sconsigliato di sottopormi a questo vaccino. Ci sono inoltre cure ormai riconosciute: persone risultate positive, che hanno avuto i sintomi anche gravi, sono state curate con farmaci alternativi alla Tachipirina che non solo non sono finiti in terapia intensiva ma sono guariti». L’insegnante non si professa «no-vax» quindi. Tantomeno “negazionista”: «Non sono una persona che crede non crede all’esistenza del virus. Il virus esiste, è trasmissibile, tuttavia non è così deleterio come l’hanno fatto passare in questi mesi».

Il rischio di trasmissibilità del virus negli edifici scolastici

scuola classe presenza

Il problema dell’obbligo di Green Pass per il personale scolastico potrebbe acutizzarsi nel momento in cui ci sarà l’effettiva ripresa delle attività scolastiche con annesso rischio di tornare alla didattica a distanza. La misura è stata quindi pensata come primo passo per tutelare la popolazione scolastica. «Se vado ad analizzare il fenomeno Green Pass – dice però l’insegnante – lo trovo un’assurdità. Nel momento diventa obbligatorio, il vaccino diventa obbligatorio senza esserlo». Inoltre «non credo ci sia il rischio che si propaghino i contagi nelle scuole. Siamo stati per un anno ad alternare didattica a distanza e in presenza. Le evidenze scientifiche ci dicono che non c’è stato un morto tra i ragazzi. Tuttavia, oggi, appena si apre un social, che sono le uniche fonti che abbiamo perché di certo la televisione non ci dice queste cose, risulta che diversi, anche tra i più giovani, muoiono per altre patologie».
«Nel momento in cui sono entrato a scuola – sottolinea l’insegnante – e c’era un collega dotato di Green Pass poteva comunque essere asintomatico. Questo collega ha la garanzia di non trasmettere il virus? Trovo allora che il sistema del tampone debba essere obbligatorio per tutto il personale scolastico compresi i ragazzi, tutti i giorni. Il fatto di avere un Green Pass non esclude la possibilità che io possa diffondere il virus come asintomatico».

«Ho acquisito diverse testimonianze dai social»

L’insegnante dice di essersi documentato sulla base dei pareri di alcuni esperti e sui social, acquisendo «testimonianze verificate di volta in volta». A questo punto parla di «effetti deleteri del vaccino» sulla base di testimonianze assunte da «diverse fonti sui social».
«Non entro nel merito a dire se è colpa del vaccino o meno, ma le domande me le pongo. Ci sono tante testimonianze di genitori e parenti che hanno perso i figli in circostanze strane, com’è stato per la ragazza morta mesi fa (in Sicilia, ndr)».
Le verifiche e «i riscontri – aggiunge – li ho avuto da altre persone che la pensano come me e mi informano su persone morte, anche nei paesi limitrofi, dopo aver fatto il vaccino». «Non accettiamo l’imposizione di una visione univoca della scienza. Questo Leviatano scientifico che va contro a medici che dicono cose diverse. Le persone si fanno un’idea e poi decidono. L’imposizione di un vaccino per una cosa del genere la trovo un’arma vile». 

«Non mi posso fidare della scienza televisiva»

«Da marzo del 2020 – dice l’insegnante – seguo una scienza diversa fatta da medici come Montagnier o Montanari di Modena. Non mi posso fidare della scienza televisiva fatta da Burioni, Crisanti e Bassetti che ad un certo punto ha cambiato orientamento. Sono arrivati al punto di cencellare dal curriculum le interrelazoni economiche con le case farmaceutiche». 
«Consideriamo De Donno il primo caduto della resistenza. Prima dice di voler curare i malati Covid col plasma poi tutto d’un tratto si suicida in circostanze molto sospette. Non credo per nulla in Aifa. Ho sempre rispettato le persone che si sono vaccinate. Ho esposto il mio pensiero e voglio sentirmi libero di decidere senza che vengano intaccate l’esistenza libera e il posto di lavoro». (redazione@corrierecal.it)

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