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L’analisi

«Les jeux sont faits, rien ne va plus»

I giochi finali sono stati fatti nelle ore antelucane con tutti gli affanni che si possono immaginare. Uno dei motivi per i quali i casi spinosi sono lasciati sul filo di lana è per evitare fughe …

Pubblicato il: 04/09/2021 – 12:35
di Bruno Gemelli*
«Les jeux sont faits, rien ne va plus»

I giochi finali sono stati fatti nelle ore antelucane con tutti gli affanni che si possono immaginare. Uno dei motivi per i quali i casi spinosi sono lasciati sul filo di lana è per evitare fughe e diverse collocazioni.
A primo acchito si nota che i protagonisti della dodicesima legislatura, salvo intoppi sanitari sempre possibili, saranno amministratori: sindaci, vice sindaci ed ex sindaci. Essi, sulla carta, rappresentano l’ultimo serbatoio della politica locale, l’ultima frontiera della competenza. Ciò, da un lato, disegna un fatto positivo, ma, dall’altro lato, si accentua la parcellizzazione territoriale. Spetterà al vincitore tenere assieme tante anime senza snaturane il disegno finale, ammesso che lo si possegga.
Altro dato evidente è rappresentato dalla massiccia presenza parentale, con prevalenza di figli e mogli che, verosimilmente saranno eterodiretti. Da qui lo sventolio della bandiera di Ennio Flaiano, “Tengo famiglia”. 
Il terzo elemento è fornito dalla presenza di ospiti, spesso titolari di sigle, provenienti da altre regioni, come il genovese Giovanni Toti, il veneziano Luigi Brugnaro, il napoletano Luigi de Magistris, l’abruzzese Gaetano Quagliariello, il milanese Maurizio Lupi, il pugliese Raffaele Fitto.
Quarto ma non ultimo elemento è la presenza massiccia delle donne. C’è chi ha calcolato che ne potrebbero entrare una decina. Sarebbe uno shock salutare.
Ci sarebbe un quinto punto, gli “impresentabili”. Le singole posizioni si dovranno valutare a bocce ferme. Ma i fan del leghista Leo Battaglia possono stare tranquilli. Lui è presente.
A fronte del nuovo che avanza rientrano nei box della storia minima le auto d’epoca di Mimmo Tallini, Carlo Guccione e Pino Gentile. Quest’ultimo è stato il più longevo, ma anche il più taciturno.
Ritorneremo più avanti sulle liste, ma iniziamo da chi non c’è. I renziani, per esempio. La spiegazione del loro disimpegno l’ha data Ettore Rosato che sembra tanto all’apologo di Esopo su “La volpe e l’uva ”, d’altra parte, come ha osservato Rino Formica, «cento temperini non fanno una spada».
C’è, invece, la lista di Mario Oliverio, che ha voluto dare il bacio della morte ai suoi ex compagni, con il minimo sindacale in termini di presenze.

*giornalista

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