CATANZARO È senza dubbio l’introduzione della doppia preferenza di genere la novità più grossa della tornata elettorale che si sta svolgendo in Calabria per il rinnovo del Consiglio regionale. Gli elettori il 3 e 4 ottobre prossimo nelle urne potranno depositare la propria scheda indicando due nomi a patto che uno sia di sesso “femminile”. Una novità introdotta a novembre dello scorso anno quando, a distanza di ben 5 anni, i membri di Palazzo Campanella votarono all’unanimità il testo a firma dei consiglieri Tallini, Minasi, Vito Pitaro, Aieta, Pietropaolo, Arruzzolo, Francesco Pitaro, Crinò, Graziano e Anastasi. La legge prevede che in nessuna lista elettorale si possa superare il 60% di un genere e la possibilità per l’elettore appunto di poter esprime due preferenze, ma a condizione che siano votati candidati di sesso diverso.
Secondo alcuni, il testo licenziato dal Consiglio regionale calabrese rappresenta una conquista “tardiva” sulla strada dell’acquisizione in politica della parità di genere. Per altri una sorta di “foglia di fico” per coprire più profonde disparità esistenti da sempre nel campo della rappresentatività delle donne nei ruoli apicali delle istituzioni politiche calabresi.
Comunque la si veda, la tornata elettorale prossima segnerà un punto di profonda novità nelle dinamiche della politica regionale. Con la possibilità, concreta, che gli scranni del prossimo parlamentino calabrese possano essere occupati da un numero maggiore di donne. Su questi temi, e non solo, abbiamo sentito quattro candidate alla carica di consigliere regionale di diversi schieramenti. Quattro donne, tutte giuriste, che esprimono il loro punto di vista sulla nuova norma, sui reali benefici che questa novità potrà apportare alla politica calabrese. Ma anche le idee e le iniziative che vorranno lanciare in Calabria, se venissero elette.
Si tratta, in particolare, in rigoroso ordine alfabetico, di Graziella Algieri, avvocato civilista e docente di diritto ed economia, è stata membro del direttivo della Camera Civile di Rossano. Corre a sostegno del candidato governatore Luigi de Magistris.
Poi c’è Francesca Dorato, classe 1974, avvocato, attuale consigliere comunale e presidente della commissione Bilancio. Il già assessore comunale e vicesindaco di Castrovillari invece è nella lista del Partito democratico per l’area Nord.
Inoltre ci siamo confrontati con Monica Falcomatà, anch’essa avvocato reggino. Con un passato da amministratrice comunale a Palazzo San Giorgio – è stata assessore alla Cultura sotto l’amministrazione Arena che tra il 2011 e il 2012 ha retto Reggio Calabria – la 52enne è in corsa sotto l’egida di Fratelli d’Italia.
Infine Silvia Parente, giovane avvocatessa del foro di Catanzaro e “figlia d’arte”: suo padre è l’ex capogruppo di Forza Italia in seno al Consiglio regionale Claudio.
Anche in Calabria è stata introdotta la regola delle cosiddette “Quote rosa” nella competizione elettorale Regionale del 3-4 ottobre. La ritiene una norma di progresso per la politica calabrese?
Algieri: «Da giurista le posso rispondere che le norme si rispettano e se non considerate eque, si lotta nelle opportune sedi per cambiarle. La politica calabrese, ovvero il legislatore calabrese, non ha inteso adeguarsi negli anni pregressi ad una norma di carattere nazionale. Rammentiamo le sonore bocciature da parte del legislatore calabrese sulla proposta discussa per la doppia preferenza. Se oggi si vota con la doppia preferenza in Calabria lo si deve non di certo alla volontà del legislatore regionale ma al sollecito del Presidente del Consiglio, quindi, diciamo pure, ad una vera imposizione».
Dorato: «Ritengo che la Calabria dovesse necessariamente votare la norma che modifica la legge elettorale regionale che inserisce la doppia preferenza di genere e portarsi, così, al pari di altre regioni italiane. Ovvio che, pur essendo, un importante traguardo normativo, non può considerarsi elemento sufficiente e risolutivo di una questione che deve trovare soluzione passando necessariamente attraverso un sostanziale cambiamento culturale capace di porre la donna in una posizione di reale e sostanziale parità rispetto all’uomo in ogni settore».
Falcomatà: «Si finalmente! È una battaglia, quella per l’approvazione della legge sulla doppia preferenza di genere che mi ha vista impegnata in prima linea da sempre. È stata una battaglia di civiltà. La legge, già da decenni, adottata nei paesi europei e da ormai la totalità delle regioni d’Italia, rappresenta un passaggio fondamentale del percorso ancora lungo e complesso verso la parità di genere nei consessi politico-istituzionali».
Parente: «Certamente. Ritengo che sia una norma di progresso per la politica calabrese, in quanto mira a dare una rappresentanza significativa alle donne, considerando che la presenza femminile nelle assemblee regionali è stata sempre modesta, se non irrilevante».
C’è anche chi lo ritiene semplicemente un escamotage per non affrontare il vero nodo della politica calabrese sulla parità di genere. Cosa risponde?
Algieri: «Tutte le norme se non applicate con la corretta e dovuta interpretazione, con le effettive e reali intenzioni del legislatore possono essere escamotage per chi desidera raggirare il problema. Non condivido l’uso improprio della norma per candidare mogli e figlie e fare ereditare la “poltrona” regionale cercando di presentarsi al popolo calabrese con mentite spoglie e con un nome “rosa” che risulta maggiormente candidabile».
Dorato: «Sono dell’avviso che le “quote rosa” non eliminino sicuramente il problema della bassissima rappresentanza femminile all’interno del panorama politico calabrese, e ci tengo a dire non solo calabrese, ma sono certamente uno strumento necessario per garantire una partecipazione paritaria tra uomini e donne ed assicurare loro le medesime opportunità nella vita politica. Le norme positive spesso sono valido ausilio nella formazione di una nuova coscienza sociale. Anche se non ho difficoltà a dire che avrei preferito un più naturale percorso inverso».
Falcomatà: «È sicuramente un escamotage per avvicinare sempre più donne alla vita politica. In quanto il vincolo legale della presenza femminile nelle liste obbliga i partiti ad investire sulle donne ed agevolarne la partecipazione. Sinceramente però le dico che la legge non è risolutiva. Il superamento della discriminazione di genere in ambito politico passa attraverso un cambiamento culturale che deve ancora maturare. Lo spaccato evidenziato dalle precedenti legislature è inaccettabile, in una regione come la Calabria in cui più della metà della popolazione è composta da donne, il consiglio regionale ha registrato solo una al massimo due presenze femminili».
Parente: «Intanto, le cosiddette “quote rosa” sono state introdotte per un obbligo normativo di adeguamento alla legge nazionale, mentre il discorso sulla parità di genere è un tema molto più ampio che racchiude aspetti positivi per alcuni versi ma nasconde insidie su altri. Io penso che la donna, consapevole del proprio valore, è già in una condizione di assoluta parità».
Quale, secondo lei, dovrebbe essere il valore aggiunto della presenza femminile nel parlamentino regionale?
Algieri: «Partiamo dal dato di scarsissima presenza della “quota rosa” in Italia e ancor peggio in Calabria nei ruoli politici e l’obiettivo “Agenda 2030” è ben lontano, una vera chimera, dal raggiungimento. Il valore femminile anche in Calabria ha la necessità di essere, finalmente, considerato. Si tratta di una rivoluzione culturale che deve partire dagli uomini. Non esistono progetti grandi, rivoluzionari senza la presenza dell’uomo e della donna che si completano a vicenda nelle loro capacità. La diversità di genere a tutti i livelli da quelli aziendali a quelli politici apporta solo benefici».
Dorato: «Senza cadere nell’ovvietà, penso molto sinceramente che alcune caratteristiche che sono tipicamente femminili, quali il pragmatismo legato alla sensibilità, e l’ essere, come mi piace dire, multitasking, siano un valore aggiunto che l’universo femminile può trasferire alla politica, ottenendo risultati in termini di idee, organizzazione e razionalizzazione di tempi e contenuti».
Falcomatà: «Il valore aggiunto sarà rappresentato dall’approccio con uno sguardo, una sensibilità ed un punto vista femminile, e quindi diverso ed ulteriore a quello maschile, alle diverse problematiche che attanagliano la nostra terra».
Parente: «Ritengo che le donne in politica apportino quella sensibilità tipica dell’intelligenza emotiva del genere, capace di affrontare con maggiore equilibrio le spinose problematiche alle quali deve far fronte l’assemblea regionale».
Quale sarà il suo primo atto e quale considera le priorità della sua azione a favore della Calabria qualora fosse eletta in Consiglio regionale?
Algieri: «La Cultura. Il mio primo obiettivo. Senza “l’industria cultura” non si uscirà da questa crisi che non è soltanto economica ma anche sociale. La Cultura che è una vera e propria industria ci salverà».
Dorato: «Le priorità non possono prescindere dalle necessità oggettive sul campo e dalle criticità che impediscono alla nostra terra di evolversi e lanciarsi pienamente in una sfida che non è, e non può essere, solo nazionale, ma quantomeno europea. È necessario che la Calabria sia in grado di cogliere l’opportunità del Recovery Fund, riducendo il divario tra Nord e Sud. Questo significa puntare sullo sviluppo delle infrastrutture e sul potenziamento dei trasporti pubblici; promuovere nuove start-up che creino opportunità di lavoro soprattutto per giovani uomini e giovani donne; attenzionare il sociale ed assicurare una sanità pubblica ed efficiente, promuovendo e potenziando la medicina territoriale di prossimità».
Falcomatà: «Sicuramente la revoca immediata del Commissariamento della Sanità».
Parente: «Ce ne sarebbero diversi di atti da proporre ma per prima cosa, interessandomi delle tematiche inerenti il Diritto del lavoro, punterei ad attivare politiche capaci di attrarre investimenti e coinvolgere le imprese, utilizzando le risorse del Fondo sociale europeo per diminuire ancora di più il costo del lavoro. Altro obiettivo consisterebbe nell’eliminare il precariato e tagliare in modo netto con le politiche che hanno provocato tante false illusioni ai giovani calabresi. Non da ultimo, c’è il grande problema della sanità, disastrata dopo 12 anni di commissariamento da parte del Governo nazionale, per la quale si spera di superare questa fase e poter redigere prima possibile un nuovo grande piano sanitario regionale per valorizzare al massimo la sanità territoriale e completare la realizzazione dei grandi ospedali progettati e mai finiti in Calabria. Poi Ambiente, Turismo e Infrastrutture, insomma ci sarebbe tanto da fare».
Cercherà di trovare una convergenza anche con le sue colleghe di altri schieramenti per affrontare il tema della parità di genere in Calabria?
Algieri: «Certamente si. Le idee, i programmi giusti camminano con le gambe degli uomini e delle donne e non con le “ bandiere” di appartenenza».
Dorato: «Sono per il gioco di squadra, l’unico in cui credo come reale mezzo di risoluzione dei problemi e di superamento dei deficit. La necessità di colmare il gender gap nei vari settori è un tema che non può non stare a cuore a tutti, essendo elemento indefettibile e distintivo di una società civilmente e democraticamente evoluta».
Falcomatà: «Assolutamente si! Alcune tematiche, come le politiche di genere, sono trasversali. In questi anni il lavoro svolto nella commissione regionale per le Pari opportunità e l’uguaglianza dei diritti della quale sono vice presidente ne è la conferma. Un confronto importante all’interno, che pur nella diversità di idee politiche ed appartenenza partitica, ha regolarmente condotto ad una proficua convergenza in vista del raggiungimento dell’obiettivo primario, quello della tutela delle donne in senso lato».
Parente: «Ritengo che la sinergia e la collaborazione con le colleghe, per affrontare temi come la parità di genere, sia scontata, oltre che essenziale, pur considerando che la stessa sia opportuna anche per altri temi che affliggono la nostra regione, la cui soluzione non può essere rallentata da posizioni ideologiche che lasciano solo il tempo che trovano».
Qual è la motivazione che ha portato a scegliere il suo partito rispetto agli altri per promuovere le sue idee?
Algieri: «Partiamo dal fatto che non ho mai voluto candidarmi, in nessun schieramento politico e in nessuna campagna elettorale. Sempre presente nella collettività ma come partecipazione civica a molte battaglie di legalità, l’antico concetto di polis. Questa volta, stanca di stare dalla finestra a guardare e stanca delle stesse candidature a destra e a sinistra sotto la “regia” dei soliti nomi, ho deciso di “metterci la faccia” ed ho scelto chi non ha mai governato in Calabria. Chi, dunque, rappresenta oggettivamente il cambiamento, il nuovo. Una forza civica che non ha responsabilità del disastro degli ultimi 20 anni generato dagli stessi uomini e dalle stesse poche donne della sinistra e della destra. Ci metto la faccia per la mia terra per dare l’opportunità agli uomini, alle donne oneste di questa Calabria di avere una nuova rappresentanza, un nuovo e diverso riferimento».
Dorato: «Dico semplicemente che il mio essere “donna di sinistra” non poteva portarmi altrove, così come il mio animo progressista e volto al cambiamento non poteva trovare collocazione diversa dalle fila del partito democratico. A rafforzare questo convincimento è l’aria di cambiamento ed innovamento che finalmente si respira all’interno del partito grazie alla candidatura alla presidenza di una donna impegnata e preparata come Amalia Bruni e di nuovi volti che si affacciano sul panorama politico calabrese. Ed in questo il merito va certamente riconosciuto anche al lavoro svolto dal commissario regionale Stefano Graziano».
Falcomatà: «Fratelli d’Italia è il mio alveo naturale! La mia prima candidatura è stata nella lista di alleanza nazionale, tanti anni addietro, al consiglio comunale della mia città. Ne condivido i programmi, le idee, i progetti, non avrei potuto essere altrove. Senza sottacere che è un partito che ha come leader nazionale una donna, Giorgia Meloni, politico di grande levatura ed esperienza, cosi come la nostra leader regionale Wanda Ferro . Donne che le stellette in politica le hanno conquistate sul campo e consolidate nel tempo».
Parente: «Sono sempre stata di area liberale, cattolica, europeista convinta, tutte prerogative da sempre incarnate da Forza Italia per cui, a parte il collegamento familiare, la scelta non poteva essere più coerente». (r.desanto@corrierecal.it)
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