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«Le lacrime di mia figlia schiacciata dalla malasanità. Adesso chiedetemi il voto»

Il regista Francesco Pileggi racconta l’odissea della sua bambina tra due ospedali, le ore sotto al sole, gli anziani dimenticati. «È ora di reagire»

Pubblicato il: 05/09/2021 – 12:34
di Alessia Truzzolillo
«Le lacrime di mia figlia schiacciata dalla malasanità. Adesso chiedetemi il voto»

LAMEZIA TERME L’ha intitolato “Chiedetemi il voto”, il post Facebook sull’odissea che lo scorso due settembre il regista Francesco Pileggi ha vissuto con la propria bambina tra l’ospedale di Tropea e quello di Vibo. Pileggi – autore, tra l’altro, del lavoro “Benvenuti in Aspromonte” – ha scritto di getto, subito dopo avere asciugato le lacrime di sua figlia. «Chiedetemi il voto», dice col tono perentorio di chi è stato appena sfidato, aggredito, e invita l’aggressore a farsi sotto. Hanno fatto soffrire gratuitamente e inutilmente sua figlia. E in quello stillicidio di ore trascorse tra due ospedali, ha avuto modo di vedere anche le lacrime nascoste di altri pazienti, di anziani soprattutto. Ma i più fragili non si dovrebbero fare soffrire, invece in Calabria il sistema sanitario proprio contro i più fragili si accanisce. Perciò: «Chiedetemi il voto».

Circa quattro ore di attesa a Tropea, gli anziani sotto al sole e i macchinari guasti

La storia che Francesco Pileggi ha dovuto affrontare giovedì scorso ha inizio con una presunta frattura di sua figlia. Il regista vive nel Vibonese e la pediatra, conoscendo i tempi di attesa del Pronto soccorso e poi dell’ambulatorio di ortopedia di Vibo ha suggerito di andare a Tropea. Purtroppo il risultato sono state «quattro ore di attesa circa di cui tre all’aperto tra sole e caldo insieme ad altri pazienti, molti anziani».
Arrivato il turno di visitare la bambina «la macchina per i raggi X non funzionava, tentativi a vuoto, radiazioni subite da mia figlia, ma senza risultati», scrive Pileggi il quale osserva che lui e la bimba non sono gli unici sventurati perché quel giorno «non andava a regime neppure la macchina dell’ecografia per altri pazienti rimandati a casa dopo l’attesa». L’attesa sotto al sole è già sfiancante se a questo si aggiunge che manca l’indispensabile: «Non c’era disinfettante per le mani in nessun dispenser a piano terra del Pronto soccorso e nessuno ha provveduto a riempirli e, se per caso poi vi scappa la pipì, allora…». È tutto “guasto”, nel senso più organico e avvilente del termine.

Infermieri e dottori gentili ma «il sistema è al collasso»

Il padre si rende conto che infermieri e dottori sono «per lo più gentili», si lamentano «che le cose non vanno bene, che il sistema è al collasso». Il problema, vero, arriva soprattutto da fuori. Da coloro che dovrebbero organizzare la macchina sanitaria. Fantasmi che appaiono giusto il tempo di chiedere voti.
«Mia figlia si mette a piangere davanti al dottore – racconta Pileggi –, il quale vedendomi spazientito si arrabbia perché da poco è venuto in Calabria in visita un sottosegretario che però non si è azzardato a mettere piede nell’ospedale».
«Mia figlia continua a piangere».

A Vibo un solo medico e un infermiere

«Mi mandano all’ospedale di Vibo, lì la macchina per i raggi x funziona». La bambina riesce a fare i raggi ma deve pagare lo scotto di «altre tre ore di attesa per la visita».
Intanto il regista si guarda intorno: «Gente esasperata in fila dalla mattina, un solo medico e un infermiere (stremati) per tantissimi pazienti e visite ambulatoriali e coloro che provengono dal pronto soccorso».

La malattia dell’assuefazione

«Avevo già avuto brutte esperienze quest’inverno, sempre con le piccole. Lo so che non sono il primo, molti miei amici hanno subìto di peggio e questo è il guaio, che forse ci si sta abituando».
Ma Francesco Pileggi non vuole cedere alla malattia dell’assuefazione. «Non mi va di farlo. Soprattutto per i piccoli pazienti, dovremmo proteggerli, dovrebbero avere una corsia preferenziale, dovrebbero trovare accoglienza e assistenza, non abbandono perché di questo si tratta».

«Ora chiedetemi il voto» 

Il posto su Facebook ha avuto una notevole eco. In molti hanno apprezzato il contenuto, hanno condiviso le parole di Francesco Pileggi e hanno commentato. «Questa è una sanità che si maschera dietro la parola” pubblica ” ma ti spedisce dritto dritto negli ambulatori privati degli stessi medici che operano nel settore pubblico», hanno scritto. Qualcuno ha condiviso la propria storia, altri hanno commentato: «L’umanità dove c’è sofferenza dovrebbe essere al primo posto… Non racconti niente di nuovo…».
Il regista ha deciso di rendere pubblica la propria storia. «Qualcosa va fatto», racconta al Corriere della Calabria spiegando che ha avuto un inverno pieno di disavventure, di avere conosciuto la sanità peggiore e non è il momento di mollare. Al contrario. È proprio il momento giusto: «Chiedetemi il voto, adesso».

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