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«Le mosche bianche della politica esistono ancora»

Tutti (o quasi) disprezzano tanto la politica… ma sono sempre pronti a qualsiasi  candidatura…Siamo all’inizio di una complessa e agguerrita campagna elettorale per la regione Calabria e per …

Pubblicato il: 05/09/2021 – 10:08
«Le mosche bianche della politica esistono ancora»

Tutti (o quasi) disprezzano tanto la politica… ma sono sempre pronti a qualsiasi  candidatura…
Siamo all’inizio di una complessa e agguerrita campagna elettorale per la regione Calabria e per le prossime amministrative che vedranno coinvolti tanti comuni italiani, anche importanti.
Nell’apprendere il numero abnorme di candidati che si contenderanno la vittoria elettorale  mi si agitano dentro sentimenti contrastanti. Ma in questo coacervo di pensieri sono due le riflessioni che campeggiano nella mia mente:
1) la tendenziale insignificanza dei partiti tradizionali, trasformati di fatto in serbatoi di voti dai quali attingere indistintamente per essere eletti, magari bypassando la farraginosa trafila della raccolta delle firme per la presentazione del simbolo;
2) il disprezzo che fa moda nell’epoca dei populismi verso la politica in generale e verso la categoria dei politici in particolare (senza peraltro  coglierne la differenza) salvo poi ambire a farsi eleggere pure capo condomino del municipio.
In questo panorama c’è un dato di cui deve prendersi atto e cioè la evidente sfiducia del cittadino dinanzi alla realtà politica, economica, sanitaria; la delusione di fronte alle tragedie che colpiscono altri popoli, frutto dell’incapacità di intervenire concretamente in loro ausilio, favorendo e promuovendo, al di là delle mere dichiarazioni programmatiche, la crescita delle comunità e lo sviluppo dei territori.
Eppure le mosche bianche della politica ancora esistono; c’è chi ancora è disposto ad abdicare all’interesse particolare in favore della cosa comune, la res publica. Ma la storia ci insegna che, a volte, perseguire gli ideali di libertà esige un prezzo molto alto da pagare.  E così la spietata eliminazione dell’antagonista diventa, in taluni casi, un male necessario, la soluzione estrema. È un fatto questo che non desta in me alcuna sorpresa,  perché ho una visione storica delle cose della vita che mi supporta. Cito esemplificativamente l’aneddoto di un Papa che vendeva la carica cardinalizia ai personaggi più noti e ricchi di Roma. Seguiva poi l’invito a cena. Ma i commensali sapevano già che la loro sorte era segnata e vi si recavano dopo aver fatto testamento. Nell’antichità e nel medioevo l’arma letale utilizzata in certe occasioni era il veleno versato nei calici di vino. Stalin eliminava gli avversari facendoli dichiarare malati di mente e rinchiudendoli negli ospedali psichiatrici. Oggi le modalità di neutralizzazione degli avversari sono più sofisticate e, ovviamente, più compatibili con le regole del vivere civile. Lo spargimento di notizie false e tendenziose, la diffusione di notizie travisate, il vento sibillino del dileggio, nonostante la loro vacuità, diventano armi subdole per il loro potenziale distruttivo. E così, in un paese in cui la presunzione di innocenza è una chimera, un simulacro, un avviso di garanzia compromette irrimediabilmente vite e carriere. Non importa se poi le ipotesi accusatorie rimarranno indimostrate, dissolvendosi in una sentenza di proscioglimento, perché quell’avviso di garanzia avrà avuto l’effetto di una condanna senza appello. Purtroppo conosco bene certi meccanismi perversi e ingiustamente punitivi, ma non mi arrendo, forte della mia coscienza e dei mie valori. Non posso nascondere però una certa irritazione e una buona dose di indignazione di fronte a discorsi ipocriti sul senso del sacrificio necessario a garantire il nostro elettorato, salvo poi utilizzarlo alla Robespierre. Oggi più che mai, dunque, il mio impegno politico è fortemente orientato alla difesa della libertà e delle garanzie istituzionali e costituzionali.

* Segretario Idm

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