CATANZARO I lavori di aggiornamento riguardanti l’elaborazione di un piano di progressivo superamento del campo rom di località Scordovillo di Lamezia Terme sono stati al centro della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Catanzaro.
Vi hanno partecipato il presidente ff della Regione, i vertici delle Procure di Catanzaro e Lamezia Terme, il commissario prefettizio di Lamezia, il Questore, i comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di finanza e il delegato Aterp.
«Corale – è scritto in una nota della Prefettura – è l’impulso alla definitiva dismissione dell’accampamento da realizzarsi con una serie di progressive azioni preparatorie
differenziate tra quelle immediate e già in corso, quelle di imminente esecuzione e quelle a medio termine. Tra le prime si annovera una rimodulazione dei servizi di sicurezza rimessi alle forze di polizia, attuata all’indomani del rogo del 14 luglio (quando un incendio di rifiuti all’esterno del campo provocò una densa nube di fumo che investì il vicino ospedale, ndr), ed il ripristino del sistema di videosorveglianza».
Il prefetto Maria Teresa Cucinotta ha informato i partecipanti alla riunione di un contributo assistenziale straordinario reso disponibile dal ministero dell’Interno a
favore del Comune di Lamezia per interventi di recupero ambientale e di integrazione sociale pari a 500 mila euro.
Nel corso dell’incontro è emerso che il Comune ha già rimosso le carcasse di auto abbandonate lungo la cintura dell’accampamento e a ripulire i terreni adiacenti per contenere pericoli di innesco di incendi per differenziare i rifiuti.
Inoltre è stata riparata la recinzione, manomessa nel tempo, che
separa il campo dall’ospedale.
La bonifica più estesa della zona, rende noto la Prefettura, «resta parte di un più esteso quadro di impatto ambientale dei rifiuti abbandonati, propedeutico al “piano di caratterizzazione” che rimane lo strumento principale per ricostruire i fenomeni di
contaminazione».
Tra le azioni messe a punto «si collocano quelle del rilancio di esperienze inclusive delle comunità nomadi stanziali muovendo dalla precisazione numerica delle presenze in forma stabile, della tipologia etnica, dei raggruppamenti familiari e dell’eventuale capacità reddituale» su cui posare un progetto integrativo che «agevoli il ricollocamento abitativo della popolazione nomade del campo per una duratura riqualificazione dell’area».
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