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L’analisi

«La cattiva informazione migliore alleata della pandemia»

Negli ultimi giorni diversi autorevoli articoli del New York Times hanno richiamato l’attenzione sul fatto che «18 mesi di messaggi pandemici in continua evoluzione hanno lasciato gli americani ar…

Pubblicato il: 07/09/2021 – 10:23
di Domenico Marino*
«La cattiva informazione migliore alleata della pandemia»

Negli ultimi giorni diversi autorevoli articoli del New York Times hanno richiamato l’attenzione sul fatto che «18 mesi di messaggi pandemici in continua evoluzione hanno lasciato gli americani arrabbiati, esausti e scettici sui consigli sulla salute pubblica».
L’immagine e l’idea completamente sbagliata che i mass media e i social hanno trasmesso in relazione al dibattito scientifico è stata, e purtroppo lo è ancora, quello di una scienza che non ha le idee chiare su molti punti. Questo drammatico fallimento comunicativo ha dato fiato e forza a tante frange estremiste che, per motivi diversi e anche per fini eterogeni, hanno proposto teorie fantasiose e prive di ogni fondamento scientifico, affermando, ad esempio, che il covid non esiste, che le morti sono un‘invenzione cinematografica, che i vaccini altro non sono che dei chip che vengono impiantati nella popolazione per meglio controllarli. Dai No Vax al complotto delle Big Farma è tutto un florilegio di tesi complottistiche e pseudoscientifiche che hanno un unico comune denominatore costituito dall’ignoranza elevata a sistema. Il tutto è stato amplificato dai social che hanno dato una tribuna ed un diritto di parola agli scemi del villaggio di turno che in ambiente social si sono scoperti numerosi e solidali e hanno fatto comunella fra di loro amplificando le loro fake news.
La divulgazione di informazioni su teorie scientifiche consolidate da un lato e la descrizione del processo di ricerca per fare nuove scoperte dall’altro sono due aspetti diversi che non possono avere lo stesso codice comunicativo. La scienza, quando si muove alle frontiere della conoscenza, come nel caso del covid, va avanti per ipotesi, per tentativi ed errori, cercando di imparare ogni giorno dagli errori di ieri. Questo dibattito scientifico deve rimanere confinato all’interno dei laboratori o, se deve essere comunicato al grande pubblico, lo si deve fare con grande rigore e molta professionalità.
Non si può, come purtroppo si è stato fatto, e come, ahimè, si continua a fare, portare il dibattito scientifico dentro i talk show per fare audience. È già difficile discutere all’interno dei talk show di teorie scientifiche consolidate, perché in quel guazzabuglio di clown, ballerine, politici e personaggi in cerca di autore lo scienziato vero si sente fuori posto e, soprattutto, la sua opinione autorevole viene contrapposta a quella dell’ultimo opinionista che ha studiato il canovaccio cinque minuti prima di entrare in scena per fare semplicemente spettacolo. La divulgazione scientifica ha bisogno di spazi e di momento appropriati. L’utilizzo del talk show come agorà nella quale contrapporre le diverse opinioni degli scienziati in quella fase delicata in cui la ricerca scientifica si scontra con un fatto nuovo e sconosciuto e comincia faticosamente a fare uno sforzo costruttivista di ipotesi, verifiche, errori e nuove ipotesi, è profondamente sbagliato e deleterio. Vedremo, quindi, i cosiddetti esperti accapigliarsi fra di loro, sostenendo ognuno le proprie tesi e spesso contraddicendosi fra di loro.
Se la disputa fra gli esperti nei talk show viene, poi, “condita” con la presenza di politici pronti a sposare una tesi pseudoscientifica o antiscientifica per avere vantaggi nel mercato elettorale e nei sondaggi, la confusione diventa totale e il pubblico si convince che non esiste una verità scientifica, ma esistono solo opinioni non vincolanti rispetto alle quali ognuno si può sentire più o meno libero di aderire.
Un politico che ripudia la scienza per inseguire il consenso deve essere sonoramente bocciato dagli elettori e in ogni paese civile una posizione antiscientifica di un leader politico dovrebbe essere punita dagli elettori con l’arma del voto. Non solo perché chi rifiuta la scienza dimostra scarse capacità di governo e si candida a produrre potenzialmente grandi disastri, ma soprattutto perché antepone il bene comune al suo tornaconto elettorale. Quindi, chi ammicca ai No Vax, ai terrapiattisti, ai complottisti di ogni risma e specie dovrebbe essere cacciato fuori dai palazzi del potere dagli elettori attraverso l’esercizio democratico del voto.
Se, facendo i debiti scongiuri, si dovrà affrontare una nuova pandemia nei prossimi anni, una delle prime politiche di contrasto da mettere in campo dovrà essere quella della corretta comunicazione, affidata non a programmi di intrattenimento, ma a veri programmi di divulgazione scientifica, seri e rigorosi, che siano in grado di presentare il dibattito scientifico in corso nei termini corretti. La cattiva informazione sul Covid e la cattiva politica hanno creato gravi danni e sono stati dei grandi alleati, forse anche i migliori alleati, del SARS COV 2!

*docente di Politica economica all’Università Mediterranea di Reggio

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