Nella notte tra il 13 e il 14 settembre di 700 anni fa moriva, in esilio, a Ravenna Dante Alighieri. Se non ci siamo distratti la Regione Calabria non ha fatto nulla per ricordare il Sommo Poeta. E perché avrebbe dovuto farlo, ammesso che fosse stata capace di organizzare un qualche evento culturale degno della circostanza?
C’erano e ci sono tante ragioni. Nella Divina Commedia Dante inserisce Gioacchino da Fiore nel Paradiso (canto XII, versi 139-141), tra la schiera dei beati sapienti, corrispondenti agli odierni dottori della Chiesa, accanto ai santi Bonaventura da Bagnoregio, Rabano Mauro e Tommaso d’Aquino.
Come recita la Treccani «Gioachino (Giovacchino) da Fiore è posto da Dante nella seconda corona degli spiriti sapienti, nel cielo del Sole: Pd XII 140 lucemi dallato / il calavrese abate Giovacchino / di spirito profetico dotato».
La Regione Calabria non è nuova a queste dimenticanze. In occasione del centenario della nascita di Renato Dulbecco non fece nulla per ricordare degnamente l’unico premio Nobel che la regione abbia avuto.
Ciò per sottolineare il livello di sensibilità, «fatti non foste a viver come bruti», dei contemporanei, dai politici agli universitari. Speriamo che i nuovi inquilini si elevino un po’, alzando l’asticella del sapere.
*giornalista
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