ROMA L’aggiornamento del Catasto immobiliare potrebbe entrare prepotentemente nella riforma fiscale in agenda nei prossimi giorni del Governo. Una riforma che il premier Draghi vorrebbe al più presto: ha fissato come deadline fine settembre.
Se ne era parlato già in estate quando il ministero dell’Economia e delle finanze aveva annunciato nell’atto di indirizzo alle amministrazioni fiscali per il triennio 2021-23 proprio la revisione del sistema «anche nell’ottica – scriveva – di una più equa imposizione fiscale».
Un proposito che potrebbe concretizzarsi già nella prossima seduta del Consiglio dei ministri dedicata alla riforma fiscale. Anche se c’è chi come la Lega si oppone fermamente a quello che considera un nuovo incremento delle tasse sugli immobili. Questo perché con l’aggiornamento del Catasto, sostengono, la pressione fiscale aumenterebbe non poco sui contribuenti.
Le novità, in realtà di cui si parla da tempo, riguardano essenzialmente la base per calcolare il valore immobiliare. Attualmente il sistema si basa sui valori teorici dei canoni che si potevano ottenere affittando un immobile negli anni Ottanta. L’unità di misura finora adoperata è quella dei vani e non dei metri quadrati. Inoltre le città allo stato sono divise in modo poco omogeneo dal punto di vista del mercato. Ora con l’aggiornamento si punterà su un meccanismo che tiene conto delle superfici e del reale valore a metro quadro e sui canoni attuali di mercato.
L’incremento dell’imposizione dunque riguarderà gli immobili di maggiore ampiezza e che si trovano in zone “appetibili”. Il sistema che dovrà essere valutato, infatti, prevede anche la valutazione della fattura dell’immobile, la tipologia edilizia, l’affaccio del locale stesso e i servizi di cui gode l’immobile dove è ubicato. A meno di introdurre un taglio delle aliquote e un meccanismo di salvaguardia per chi, visto l’incremento, potrebbe optare per pagare le imposte utilizzando il sistema di calcolo precedente, questa riformulazione del Catasto comporterà un aumento.
Ma le ipotesi al vaglio del Governo sono diverse. Tra queste quella di suddividere gli immobili in base alla destinazione d’uso in due grandi gruppi: immobili a destinazione ordinaria e quelli specializzata.
Inoltre queste due categorie prevederebbero delle ulteriori sottocategorie a seconda delle tipologie. Gli immobili presenti in un condominio avrebbero un valore diverso da quello di ville. A pesare sarebbero le caratteristiche proprie degli immobili: fattura, zona e servizi.
Uno dei punti salienti dell’aggiornamento del Catasto riguarda il riequilibrio del valore tra immobili ubicati in centro città e quelli nelle periferie. Si punta a rendere più equo il sistema, senza però generare una pressione troppo elevata per evitare anche “tensioni” all’interno dei partiti “multicolore” dell’esecutivo. L’ipotesi al vaglio è quella di una sorta di accostamento per la valutazione dell’attuale sistema ad un ulteriore parametro: il valore medio di mercato degli ultimi anni. Un meccanismo simile ad esempio negli atti di compravendita dove al valore catastale viene affiancato anche il prezzo reale d’acquisto. (rds)
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