L’ultima spiaggia di Salvini che fa prove di naufragio nella sua Lega è in Calabria, dove ci sono le spiagge più belle d’Italia, ma anche le più insidiose, e l’ultimo uomo – mentre molti al Nord prendono le distanze dal leader alla deriva – è Nino Spirlì, presidente della Giunta regionale calabrese, dopo la tragica prematura scomparsa della compianta Jole Santelli. Spirlì è “l’incoronato” (da Salvini) prossimo vice presidente, se dovesse vincere Roberto Occhiuto candidato del centrodestra. Sulla Calabria e su Spirlì Salvini il converso, il mutato, il trasformato, quello in origine del “senti che puzza arrivano i napoletani”, si gioca tutto, ed è molto probabile che è qui, in terra di bellezza, di sapere, di generosità, e di ndrangheta, che però perderà tutto. Salvini che faceva i comizi affacciato allo stesso balcone di Mussolini dal municipio di Forlì, Salvini fotografato col capo ultras del Milan condannato per spaccio, Salvini che si vaccina ma ammicca ai no vax, Salvini di oggi un passo avanti e domani due indietro, Salvini del green pass “è una cagata pazzesca”, ma che poi si piega ai veri grandi azionisti della Lega (i Governatori) è, ormai, un uomo isolato messo all’angolo dagli antichi compagni di viaggio. È arrivato in Calabria (folgorando chissà come tante persone) nel modo in cui in questa regione arrivano tutti coloro che hanno perso lo smalto del loro talento e tentano nell’ultima terra d’Europa di riverniciarsi, o come coloro che la scoprono con meraviglia – da caduti dal pero – diversa da come la immaginavano: «I calabresi fanno gli scontrini» ha detto il simpatico sindaco di Venezia Luigi Brugnaro leader di “Coraggio Italia”; e Antonio Padellaro giornalista molto presenzialista solo dopo aver letto il libro (e scritto la prefazione) dell’ex sindaco di Lamezia Gianni Speranza, si è convertito: «Confesso che qualche pregiudizio nei confronti dei calabresi lo nutrivo: mi apparivano abitanti di un mondo lontano, inospitale, indecifrabile, da cui tenersi prudentemente a distanza. Poi ho conosciuto Gianni…».
Beh, ne abbiamo sentite di stupidaggini sul conto della Calabria e dei calabresi, non c’è solo il Salvini del passato, che poi cambia opinione e lo dice: «Sui meridionali ho sbagliato: li conoscevo poco». Ma ormai tutto ciò è acqua passata e la partita di Salvini è politica. La sua leadership è indebolita. Il Capitano sta diventando piano piano un Caporale. Saranno la Calabria e Spirlì a salvarlo? Vedremo quali consensi avranno i candidati “normali” della Lega: «Non abbiamo candidati cantanti o attori famosi», ha detto l’ex ministro dell’Interno in uno dei suoi ultimi tour elettorali calabresi. Non saranno cantanti o attori ma se sono “normali” sapremo col tempo: senza pregiudizi, com’è giusto, per tutti. C’è però l’imbarazzo per Spirlì (l’uomo della salvezza) candidato vice presidente in pectore dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia: «La vicepresidenza si decide dopo le elezioni». Poi è arrivata la pronta sottolineatura di Maurizio Lupi leader di Noi con l’Italia: «Per la vicepresidenza serve vedere quello che accadrà nell’urna». Il ticket Occhiuto-Spirlì se dovesse vincere il centrodestra in Calabria è quantomeno congelato. E se la Lega dovesse ottenere risultati sotto le aspettative Salvini rischia di finire “bollito”. La Calabria ultima spiaggia in questo caso toglierà le castagne dal fuoco a una Lega di Governo e dei Governatori che da tempo guarda al suo leader vedendolo “meridionalizzato”, come uno che ha troppo imparato il modo di fare politica sul modello del “facite ammuina” di memoria borbonica, che significa “fate chiasso”.
*giornalista
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