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La riflessione

«Parole di verità sulla rinuncia di mons. Bertolone»

Due mesi prima della naturale conclusione (sarebbe andato “bel bello” in pensione a novembre) e dopo dieci anni d’impegno in cui non ha mai lesinato prediche sulla Calabria dolente (a volte rovent…

Pubblicato il: 16/09/2021 – 15:43
di Romano Pitaro*
«Parole di verità sulla rinuncia di mons. Bertolone»

Due mesi prima della naturale conclusione (sarebbe andato “bel bello” in pensione a novembre) e dopo dieci anni d’impegno in cui non ha mai lesinato prediche sulla Calabria dolente (a volte roventi, benché accompagnate dalla speranza del ravvedimento evangelico), colti editoriali su più testate giornalistiche e interviste su ogni emergenza sociale, mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra, saluta e se ne va. Un vero colpo di scena, in questa sonnacchiosa estensione dell’estate 2021 e nel clou della fiacca campagna elettorale per le Regionali.  Ciò che lo rende tale, al di là del banale e intellettualmente pavido tentativo di farlo passare come un accadimento rutinario, non sono tanto i possibili riferimenti agli scombussolamenti, intesi ad avvicinare la Chiesa alle anime mortali, apportati dal Papa fin dal suo insediamento nel Soglio Pontificio, ma il fatto che papa Bergoglio non abbia rimandato al mittente la comunicazione della rinuncia di mons. Bertolone e (che si sappia) non abbia fatto nulla per trattenerlo.
Nel bollettino della Sala stampa della Santa Sede, infatti, è succintamente riportato che il Papa ha accettato le dimissioni del Presule indicando immediatamente l’amministratore apostolico della ormai “sede vacante” nella persona del vescovo di Crotone mons. Raffaele Panzetta. «Mi congedo da voi, con i quali ho lealmente collaborato per la difesa dei beni comuni e, in particolare della legalità e della giustizia, nella comune costruzione della civiltà umana nella nostra amata Calabria», ha spiegato l’Arcivescovo annunciando il passo indietro con una lettera illustrata al clero diocesano convocato in Curia. Bene. Ficcante  anche (nella  ponderata lettera di commiato)  l’appello ai cattolici per non disinteressarsi della politica  (“non fate gli spettatori e le comparse”) nonché l’auspicio che Catanzaro si svegli e guardi lontano, ma allora perché il Papa, dinanzi a cotanta personalità dall’esemplare  curriculum, ulteriormente impreziosito dall’essere stato monsignor Bertolone il  postulatore della causa di beatificazione di don Pino Puglisi “vittima di mafia e martire della Chiesa”, non ha respinto questo “gran rifiuto” che, contrariamente a Celestino V (parafrasando Dante) non è stato dettato da “viltade”? Il popolo dei cattolici a cui in queste ore giustamente “si raccomanda il dono della preghiera”, non credo sia disposto ad accettare spiegazioni “senza infamia e senza lode”. O pistolotti elogiativi, nel più patetico stile politichese, dell’azione del Presidente dei vescovi della Calabria.
Il popolo dei cattolici di Calabria, ma anche chi da laico riconosce alla Chiesa l’importanza di un’Istituzione cruciale per la vita di tutti, ha diritto a un chiarimento esaustivo. Se non si vuole che le congetture più malevoli fiocchino e i cultori del complottismo peschino nel torbido, lasciando spazio a cattivi pensieri tipici delle terre di mezzo in cui la fede è asservita agli interessi di pochi che collidono con la nitidezza esplosiva dei messaggi di papa Francesco, si fornisca una spiegazione. “Veritas vos liberat”: la verità vi rende liberi. È un monito che avvertiamo in ogni discussione sensata e che è diventato un principio irrinunciabile della civiltà occidentale.
Senza verità prevale la bugia (e il peccato) e sulla bugia prevalgono tiranni, demagoghi e politici senza politica, ma forse è il caso, in questa spiacevole circostanza, di rammentare che fu Gesù (Vangelo di Giovanni) a dire ai suoi discepoli: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
*giornalista

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