LAMEZIA TERME È Matteo Salvini l’ospite della puntata speciale di “20.20”, il talk politico de L’altro Corriere Tv (canale 16), incentrato sui temi scottanti legati alla campagna elettorale ormai nel vivo in vista delle Regionali del prossimo 3 e 4 ottobre. Il leader della Lega è tornato dunque in Calabria per sostenere il candidato presidente della Regione per il centrodestra, Roberto Occhiuto, e nei nostri studi – intervistato da Danilo Monteleone e Ugo Floro – ha ribadito e rilanciato alcuni dei temi cruciali per i destini della nostra regione. A cominciare dall’immagine della Calabria a livello nazionale: «Sono venuto qui con piacere, in una realtà seria come la vostra soprattutto perché le televisioni e la stampa nazionale, della Calabria ne parlano poco e male. Io invece la sto conoscendo borgo per borgo e fino ad ottobre, a differenza di molti altri, avrò altre dieci tappe».
Poi il voto, le liste, e le polemiche legate ad alcuni nomi discussi. Salvini, ha ricordato Ugo Floro, ha sempre preso le distanze dal voto inquinato in modo netto e con gesti simbolici: «Ho fatto il ministro dell’Interno collaborando con l’Agenzia dei beni confiscati alle mafie, raddoppiando il personale e le sedi in tutta Italia. Il primo colpo di ruspa in una periferia romana alla villa dei Casamonica l’ho data io, con tutte le conseguenti minacce». «Chiunque – ha detto Salvini – può accusarmi di quello che ritiene, posso anche non star simpatico, però mafia e ‘ndrangheta no. Accetto la critica politica ma quando qualcuno scrive che “chi vota Lega vota la ‘ndrangheta” o se “candidiamo qualcuno che è parente del boss allora siamo vicini alla ‘ndrangheta” io dico no, è vero l’esatto contrario. Se c’è qualche giovane che si ribella a qualche parente che ha fatto scelte sbagliate ed è giustamente in galera, va aiutato e valorizzato perché in Calabria c’è tanta gente bella». «Tanti giornalisti – ha ricordato Salvini – mi chiedono perché vado in Calabria dove rischierei di fare selfie con persone “sbagliate” ma se c’è qualche mascalzone o delinquente che mi offre soldi o voti, io dico di andare da un’altra parte».
Pochi giorni fa, a Catanzaro, – ha ricordato poi Danilo Monteleone – il leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha “bocciato” il ticket Occhiuto-Spirlì, ricordando come decisione “appartenga agli elettori e al voto” e che “il Palazzo appartiene ai cittadini e non ai partiti” (QUI LA NOTIZIA). «I cittadini hanno sempre ragione – ha spiegato Matteo Salvini – ma quando dò una una parola la mantengo, specialmente con un alleato, all’interno di una squadra e quella che io considero una famiglia. E sarebbe utile che tutti si comportassero nella stessa maniera». Salvini ha poi sottolineato l’importanza delle alleanze nel centrodestra e il lavoro svolto dal facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì: «Entrambi sono figli di una visione della Calabria che guarda avanti. Nino Spirlì ha governato questa regione nel dramma, il primo legato al Covid e alla pandemia, l’altro alla morte di Jole Santelli. Si è trovato catapultato insieme alla squadra della Lega in un momento terribile, e devo dire che ha preso per mano la Calabria e l’ha portata fino al mese di settembre». «Certo – ha ricordato Salvini – aspetto il voto. Chiuderemo la campagna elettorale il primo ottobre proprio a Catanzaro da dove ha parlato Giorgia Meloni, e io aspetto il voto con molta curiosità. Sono ormai al trentesimo passaggio in Calabria ma ci vengo perché ho trovato una terra stupenda e perché non mi va che venga dipinta come una terra di malaffare, omicidi, sanità che non funziona, giovani senza lavoro e che scappano. Probabilmente qualche altro politico farebbe più comizi a Milano e Roma, qua però c’è una disoccupazione giovanile che supera il 50% e la politica dovrebbe essere qui più spesso».
E quando gli si chiede se non trova irrispettoso indicare un vicepresidente senza farla passare dalla prova elettorale, Salvini non ha dubbi: «I ticket li stiamo proponendo anche nelle grandi città ma perché io ho un’idea di squadra. La Calabria non è solo Roberto Occhiuto. La Calabria deve avere un’idea di turismo e mi piacerebbe che Lega potesse occuparsi direttamente di un tema davvero strategico ma anche della sanità da riportare sotto il controllo dei calabresi perché i commissari hanno portato debiti e ospedali chiusi. I calabresi scelgono, certo, ma mi piacerebbe che il 3 e il 4 ottobre andassero al voto per abbattere l’astensionismo». «Sono ottimista per natura e sono certo che la Lega nel centrodestra sarà ampiamente il primo partito, saranno gli elettori a sancire quella che è una scelta di squadra». Poi il futuro della Lega: «Siamo da un anno e mezzo in Covid. Dopo le regionali di ottobre ci saranno i congressi di tutte le sezioni, e sono oltre 1.500. Accompagniamo ora il Paese al voto, riapriamo le scuole, chiudiamo la stagione turistica e dal 19 ottobre ripartiamo. In Calabria sono comunque contento perché c’è una gestione totalmente calabrese».
Per due volte, con delle anticipazioni, il Corriere della Calabria, in piena campagna elettorale, ha “sventato” due nomine, all’Asp di Catanzaro e poi Crotone, fatti di giochi e giochetti strani con concorsi last minute, poi rinviato a data destinarsi (QUI LA NOTIZIA). Ma c’è poi il tema generale: «Sono stati commissari inadeguati. In dieci anni hanno lasciato più debiti e meno ospedali. La Calabria ha il triste record europeo del turismo sanitario, gente che deve partire per andare a farsi visitare o operare e in aereo da Lamezia ne ho incontrati tanti in questi anni. Dal mio punto di vista, che è quello della Lega che governa 14 regioni, bisogna riportare il controllo della sanità in Calabria». Non sarebbe ora – chiede Ugo Floro – un patto tra partiti per proporre a Draghi di eliminare il commissariamento? «C’è nel programma della Lega, c’è un impegno e io sono un uomo di parola. Se questo progetto è condiviso, a prescindere da chi vince le elezioni in Calabria, sarebbe bello che anche le opposizioni sancissero un patto d’onore per riportare un vero assessorato alla Sanità che gestisca budget, aperture, investimenti ed assunzioni».
E poi c’è l’ampio tema della giustizia, con il referendum della Lega che sta facendo registrare anche tante convergenze. Ci sono tuttavia delle resistenze nei confronti della riforma Cartabia e, in particolare, anche il malumore – legittimo – del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. «È una persona che stimo – ha ribadito Matteo Salvini – che rispetto e che più di una volta ho ascoltato e incontrato a Roma e nel suo ufficio. È un uomo di legge, di quelli che parlano poco, lavorano e rischiano tanto e quindi non riuscirò mai ad avere una parola negativa nei suoi confronti. Sul referendum, però, abbiamo due visioni diverse. Io penso che la giustizia per come è organizzata oggi non funziona con 5 milioni di processi in arretrato e altrettanti italiani che aspettano una sentenza, in ostaggio per anni». «Gratteri dice che i referendum e la riforma Cartabia sono un rischio, io penso che siano una grande opportunità per i magistrati liberi come lui. Per quelli alla casta, che chiacchierano tanto, lavorano e scrivono poco, i referendum sono ovviamente un rischio».
Proprio qualche giorno fa il direttore del Corriere della Calabria, Paola Militano, in un editoriale rivolto a Gratteri passato da essere un’icona a bersaglio, ha sottolineato come su questa storia della sua posizione contraria al referendum e alla riforma Cartabia, qualcuno a livello nazionale ha preso la palla al balzo per isolare un’azione che, in Calabria, è quanto mai necessaria. «Spero che Nicola – ha sottolineato Salvini – abbia nei prossimi anni il riconoscimento di tutto il valore e la professionalità che merita. Non che Catanzaro ovviamente sia un meno, ma se ha ambizioni nazionali penso che le coltivi con coerenza».
Altro tema di strettissima attualità è quello degli sbarchi dei migranti che si sono moltiplicati in Calabria nelle ultime ore. «Ieri sera sono andato a letto con il Milan che ha perso e con i messaggini di Spirlì che mi avvertiva dell’arrivo di 400 migranti. Siamo abituati male con quelli siciliani ma in Calabria è difficile perché è lunga». «Certo, poi ci vuole il Green pass per andare il bimbo all’asilo, in pizzeria e poi ne sbarcano a migliaia da un continente come quello africano che non è vaccinato. E poi scappano, in treno e vanno in giro in paese. E questo è un problema». «Bisogna lavorare – ha spiegato Salvini – perché quando ero ministro dell’Interno chiamavamo quotidianamente i colleghi europei per chiedere di darci una mano e si otteneva qualche risultato. Bisogna farle le cose e ognuno deve occuparsi del proprio ruolo».
A proposito di commissariamenti, poi, c’è la Sorical in Calabria gestita da Cataldo Calabretta, commissario liquidatore e vice segretario regionale della Lega. «Lo ringrazio perché ha dato ai calabresi, anche in questa estate di siccità, la risposta concreta di che cos’è la Lega. Per il primo anno – ha spiegato il leader del Carroccio – una società pubblica calabrese chiude il bilancio in attivo, dando servizi a tanti Comuni calabresi. L’acqua pubblica per tante persone noi la facciamo. La sinistra la racconta, noi stiamo riportando sotto il controllo dei cittadini di questa terra anche l’acqua. C’è stata un’estate finalmente che ha dato acqua e soldi, pur con tutte le problematiche di un acquedotto vecchio». «Quello che abbiamo fatto per l’acqua dei calabresi, come Lega in pochi mesi, mi piacerebbe poterlo fare per la sanità, le infrastrutture come le SS 106 perché non può esserci la “statale della morte” in Italia». «Ci sono 800 km di coste in Calabria ma poi non trovi un porto per oltre 50 chilometri. Se si creano a Soverato, Diamante o in altre città stupende, attiri soldi, turismo, imbarcazioni e soprattutto lavoro».
Sul turismo e il rilancio della Calabria, infine, Salvini spiega: «Mancano infrastrutture, ho visto dei posti stupendi ma non si può impiegare un’ora e mezza da un posto all’altro percorrendo strade tortuose e pericolose. Questa è una regione straordinaria in mezzo al mare, fra Jonio e Tirreno, ma occorrono porti e spiagge gestite che poi è lavoro perché tanti imprenditori e tanti giovani mi hanno chiesto di dare il reddito di cittadinanza a chi davvero non può lavorare mentre in molti casi si è dimostrato un vero ostacolo al lavoro e allo sviluppo». «Infrastrutture, turismo, sanità e lavoro vero: non solo miracoli perché credo che in cinque anni si possa fare». (redazione@corrierecal.it)
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