TRENTO Un medico capace di «vessare i colleghi e mortificarli davanti a tutti». È il passaggio riportato nella relazione effettuato dagli ispettori inviati dal ministero per comprendere la figura di Saverio Tateo, ex primario dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Il sanitario che, secondo le accuse mosse dalla famiglia, sarebbe alla base della scomparsa di Sara Pedri la ginecologa che si era specializzata a Catanzaro e che lavorava proprio nel reparto allora diretto da Tateo.
I familiari della 31enne ritengono che «il clima di terrore che si viveva in reparto» avrebbe prima spinto Sara alle dimissioni e poi a qualche insano gesto.
Un’accusa pesante che ha spinto l’Azienda sanitaria a rimuovere lo stesso primario e la sua vice Liliana Mereu. Entrambi, secondo quanto riportato dal Corriere.it, avrebbero creato quelle condizioni di tensioni.
Un’ipotesi che potrebbe essere ora avallata dagli ispettori, guidati dalla calabrese Maria Grazia Laganà (già parlamentare del Partito democratico e vedova di Francesco Fortugno ucciso dalla ’ndrangheta nel 2005), che hanno ascoltato, secondo quanto riferisce il Corriere, per tre giorni numerosi operatori sanitari. Gli ispettori hanno anche visitato gli spazi e passato a setaccio l’attività dell’unità operativa di ginecologia e ostetricia diretta da Tateo, visionando montagne di documentazione del reparto: dai registri delle presenze alle cartelle cliniche.
A conclusione di quel lavoro puntuale, gli ispettori ministeriali hanno consegnato anche nelle mani della Provincia autonoma di Trento una relazione dettagliatissima. Dalla lettura delle carte, riprese dal Corriere.it, sarebbe emerso un primo dato evidente ossia il totale «scollamento tra l’attività professionale e il carattere del primario».
Infatti secondo la relazione vergata dagli ispettori, il reparto è di «eccellenza, non risulta alcun evento avverso e la stessa qualità delle cure è elevata». Inoltre le pazienti del primario avrebbero definito Tateo come di un «uomo meraviglioso». Mentre i colleghi e il personale avrebbero descritto l’uomo decisamente in un altro modo. Tanto che i funzionari del ministero scrivono che dal reparto salga una «vera e propria richiesta di aiuto e di intervento per l’atteggiamento vessatorio» che il professionista avrebbe avuto nei confronti di altri medici. Le carte riferiscono di «episodi di mobbing e di ostruzionismo sul lavoro».
Sempre secondo quanto riportato dal Corriere.it, il primario avrebbe «insultato i colleghi anche davanti ai pazienti e li avrebbe esclusi dalle sale operatorie, con un’evidente mortificazione per i professionisti». Inoltre ci sarebbero anche le richieste pressanti di orari extra pretesi dall’allora primario per poi lasciare gli stessi sanitari “rigirarsi i pollici in reparto”. Dunque una situazione pesante, secondo quanto si lascia trapelare dalle carte, che potrebbe indotto Pedri appunto a presentare prima le dimissioni e poi svanire nel nulla.
L’auto della giovane ginecologa è stata ritrovata, con all’interno il cellulare e il portafoglio sul sedile, abbandonata vicino al ponte di Mostizzolo, nelle vicinanze di Cles (valle di Non). Luogo tristemente noto, si fa rilevare, per i suicidi.
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