CATANZARO La Giunta regionale della Calabria ha approvato la delibera con la quale vengono concessi i locali alla Fondazione Renato Dulbecco per realizzare l’omonimo istituto a Lamezia Terme, nel Catanzarese. A darne notizia è l’ex presidente della Regione Giuseppe Nisticò, commissario della fondazione che prende il nome dal premio Nobel originario di Catanzaro.
Si tratta, spiega Nisticò, farmacologo e docente universitario, «di una piattaforma di eccellenza destinata a produrre nanoanticorpi volti a combattere le patologie da coronavirus e altre malattie ancora incurabili». La realizzazione del centro comporterà un investimento di 20-30 milioni di euro e una ricaduta occupazionale per almeno 100 persone, fra ricercatori, collaboratori e impiegati.
L’Istituto sarà organizzato in due edifici: quello dell’ex concorzio Telcal per i laboratori di produzione e studio di nuovi anticorpi monoclonali e di nanoanticorpi (pronectine), di cui la Fondazione Renato Dulbecco possiede la proprietà intellettuale e i relativi brevetti, e quello dell’ex Ispels, che sarà la sede dei laboratori di farmaco-tossicologia pre-clinica per lo studio di prodotti sintetizzati nell’edificio ex Telcal oltre che dei laboratori per la valutazione della qualità e della sicurezza di prodotti agroalimentari della Regione Calabria. Il progetto, avviato dalla compianta presidente Jole Santelli, compie dunque un passo in avanti. I locali sono stati individuati nell’area industriale di Lamezia Terme dove, nel mese di giugno, si era svolto un sopralluogo dell’assessore regionale Gianluca Gallo e del professore Roberto Crea giunto dalla California. Lo scienziato, originario di Reggio Calabria, opera negli Usa da 40 anni e presiederà il “Renato Dulbecco Institute”.
La struttura di Lamezia Terme, dice Nisticò, «darà a centinaia di ricercatori delle Università di Cosenza e di Catanzaro, di poter crescere, formarsi e lavorare nella propria terra su progetti di biotecnologia che il mondo intero vorrà adottare nella lotta alle pandemie e alle patologie ancora incurabili. Il prof. Crea – aggiunge – è il simbolo, il modello del cosiddetto “rientro” dei cervelli italiani in patria: un emigrato partito 40 anni fa in cerca di lavoro e che ritorna, forte della sua esperienza e della sua professionalità, a dare il proprio contributo al Paese e, soprattutto, alla sua Calabria». La fase immediatamente successiva sarà la firma di una convenzione tra Fondazione Dulbecco e la Fondazione Mediterranea Terina, cui fanno capo i locali ospitati nel centro agroalimentare di Lamezia Terme. Le due istituzioni avvieranno rapporti di collaborazione scientifica tra le due istituzioni a partire dalla formazione del personale addetto alla certificazione di qualità e sicurezza dei prodotti agroalimentari della regione, in attesa di avviare la produzione di nanoanticorpi. La certificazione di qualità della produzione agroalimentare calabrese era stata l’obiettivo primario dell’istituzione del Centro Agroalimentare di Lamezia, avvenuta venti anni addietro proprio su iniziativa di Nisticò.
La Fondazione Dulbecco sta studiando un nuovo nanoanticorpoper combattere la variante delta del coronavirus in collaborazione con il professore Roberto Crea, considerato il padre delle biotecnologie, e con la società Twist di San Francisco. Ma occorre accelerare il passo per non disperdere il lavoro fin qui svolto. «Se in Calabria si perde ancora altro tempo – dice Nisticò – è naturale che altri gruppi di ricercatori nel mondo cisupereranno e noi avremo perduto una sfida storica. Inoltre non sappiamo ancora quanto tempo sarà necessario per avere a disposizione le risorse del Recovery Plan per la realizzazione dei laboratori in GMP e GLP secondo standard europei presso l’IstitutoRenato Dulbecco».
Dunque l’attivazione dell’Istituto dipenderà unicamente dalla volontà politica e dall’efficienza del nuovo Governo regionale che i calabresi sceglieranno il 3 e 4 ottobre prossimi. Tanto più che l’iniziativa di Lamezia rappresenterà la prima iniziativa scientifica e culturale del progetto più ampio denominato “Calabria Silicon Valley”. «Un progetto straordinario – dice ancora Nisticò – che mira a creare in Calabria una rete di centri di eccellenza comprendente tutte le province e coinvolge le tre Università per valorizzare i migliori cervelli che non dovranno più andar via dalla Calabria». Secondo Nisticò, il progetto Dulbecco Institute, che vanta la collaborazione di tre premi Nobel, oltre a scienziati di chiara fama, come Salvador Moncada che ha scoperto la prostaciclina e il nitrossido, è una scommessa vincente per la Calabria.«La sua apertura – dice – significherà formare nuovi ricercatori, studiare nuove molecole e nuovi farmaci, aprire il campo – grazie anche all’area Zesvicina – a iniziative industriali nel campo farmaceutico (i nanoanticorpi e i farmaci saranno poi prodotti su scala industriale), così da far diventare la Calabria un riferimento centrale in Europa, ma senza esagerare potremmo dire nel mondo, per l’attività di ricerca scientifica finalizzata al benessere dell’umanità».
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