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Bergamini, ex fidanzata rinviata a giudizio per omicidio dopo 32 anni – VIDEO

Lo ha deciso il gup di Castrovillari accogliendo la richiesta della Procura. Processo al via il 25 ottobre. La difesa aveva chiesto il non luogo a procedere. Anselmo: «Mi dispiace che Donata non si…

Pubblicato il: 20/09/2021 – 15:08
Bergamini, ex fidanzata rinviata a giudizio per omicidio dopo 32 anni – VIDEO

CASTROVILLARI È stata rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio Isabella Internò, l’ex fidanzata di Donato “Denis” Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 sulla statale 106, nei pressi del Castello di Roseto Capo Spulico. Lo ha deciso il gup di Castrovillari Fabio Lelio Festa accogliendo la richiesta del pm Luca Primicerio. La prima udienza del processo è stata fissata per il 25 ottobre prossimo. Isabella Internò è accusata di concorso in omicidio di Bergamini aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili. In aula non erano presenti né la Internò né la sorella di Bergamini Donata.

La difesa ha chiesto il non luogo a procedere

Nel corso dell’udienza, l’avvocato Angelo Pugliese, difensore di Isabella Internò, nella sua arringa durata circa tre ore, ha illustrato le tesi della difesa chiedendo il non luogo a procedere per la propria assistita. La famiglia Bergamini era rappresentata dall’avvocato Fabio Anselmo.

Anselmo: «Mi dispiace che Donata non sia qui»

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Al termine della lettura del dispositivo col quale il gup ha rinviato a giudizio l’unica imputata, l’avvocato Fabio Anselmo ha commentato a caldo una «lunga pagina della giustizia italiana durata 32 anni»
«Mi spiace non ci sia Donata Bergamini in un momento fondamentale. Il suo credere nella giustizia è servito ad essere qui dopo 32 anni». Dopo aver ringraziato i pm che hanno riaperto il caso, Eugenio Facciolla e Luca Primicerio che ha chiesto il rinvio a giudizio, l’avvocato Anselmo ha sottolineato che «il ruolo fondamentale in questo incidente probatorio sono stati gli accertamenti effettuati sul corpo di Denis con la glicoforina. Sarebbe stato come negare l’evidenza scientifica del Dna. Quello che vorrei fosse chiaro è che se la signora Internò avesse detto la verità sulla morte, ora sull’uccisione, possiamo dirlp, tutto questo sarebbe stato risparmiato. La verità non l’ha detta lei, ma non l’hanno detta i verbali di ricognizione cadaverica del 19 novembre 1989 che certificavano pluritraumi inesistenti, schiacciamento del torace, delle parti molli e delle ossa, quando, viceversa, anche attraverso la riesumazione del corpo e dalle osservazioni presentate dai vari consulenti per conto della Procura, che purtroppo sono stati ignorati dai procuratori che si sono succeduti, era evidente che vi era una lesione monofocale solo di una parte dell’addome. Tutto il resto del corpo era perfettamente intonso. Un tuffo in strada, il trascinamento per sessanta metri lungo la statale, così come era stato ricostruito dagli organi inquirenti, sono stati appiattiti dalle versioni false della signora Internò e sulle false lesioni che erano state certificate al momento della morte di Denis. Si chiude oggi una pagina molto lunga della nostra giustizia».

«Quei verbali gridano vendetta»

«Non mi aspettavo quei verbali di ricognizione cadaverica – ha ripetuto in conclusione l’avvocato Fabio Anselmo – perché credo nella giustizia. I verbali redatti il giorno dopo la morte di Denis gridano vendetta. È per via di quei documenti se siamo qui a distanza di 32 anni, con tutte le difficoltà del caso. Mentre la signora Internò aveva tutto il diritto di raccontare la sua versione, non si aveva il diritto di documentare il falso, e questo lo hanno detto tutti i medici legali, persino la consulente dell’imputata». (lu. la.)

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