REGGIO CALABRIA Valutazioni sulla tenuta del M5S. Temi nazionali (ovviamente) e questioni territoriali: la legalità come stella polare e le prospettive del porto di Gioia Tauro. Il secondo giorno del tour di Giuseppe Conte in Calabria spazia su quasi tutta l’agenda politica. E raccoglie, come martedì, gente nelle piazze.
Il risultato del voto alle amministrative del 3 e 4 ottobre non avrà «assolutamente alcuna ripercussione» sulla solidità del Movimento 5 Stelle. Questa la valutazione politica dell’ex premier a Vibo Valentia per una iniziativa elettorale a sostegno della candidata presidente alla regione Amalia Bruni. «Il progetto del Movimento è a medio e lungo termine, è un progetto mirato ad un obiettivo ben preciso, quello di elaborare con tutti i cittadini, condividere, un progetto di società migliore. Quindi non si può esaurire appena avviato e dobbiamo assolutamente lavorare perché si dispieghi appieno».
A Gioia Tauro, il presidente del M5S affronta il tema della lotta ai clan mafiosi. «Lo dobbiamo dire guardandoci negli occhi – spiega –, se ci date la possibilità di lavorare con voi va fatto nella legalità, contro ogni mafia e criminalità. Perché qui è inutile che parliamo solo di sviluppo, crescita economica eccetera. Dobbiamo farlo nella direzione giusta e qui si respira quasi la pressione della criminalità organizzata. Se non lavoriamo tutti insieme per la direzione giusta rischiamo di imboccare direzioni che offrono solo apparente sviluppo ma ci accomodiamo su compromessi che sono assolutamente inaccettabili». Sullo sfondo, il porto, «una infrastruttura che se fosse altrove, con la tecnologia che ha e i punti di forza che riesce ad esprimere, sarebbe il porto più importante d’Europa. C’è qualcosa evidentemente che si può fare ancora partendo da un grande vantaggio infrastrutturale e tecnologico».
«Ed allora – ha aggiunto – occorre la volontà politica per fare quel salto ulteriore che significa consolidare i risultati attuali e creare opportunità di lavoro per tanti altri. Fare questo significa lavorare intelligentemente sulla prospettiva di sviluppare il retroporto, lavorare con costanza e intelligenza per cercare di cogliere tutte le opportunità che gli strumenti normativi, che noi abbiamo, ci offrono. Penso ad esempio alla Zes».
Conte ha poi sottolineato che «quando la politica fa il suo dovere, senza essere fenomeni, e quando, avendo un incarico pubblico, si studiano i dossier poi succede anche che i problemi si possono risolvere, si dà una prospettiva non solo ad una città ma un’intera terra. Quando ho iniziato a fare il presidente del Consiglio qui c’era un commissario e la prospettiva di oltre 300 lavoratori licenziati. Quando ci siamo insediati, con i 5 Stelle, abbiamo messo mano a questo dossier e dopo un po’ è successo che il commissariamento è finito, è partita un’autorità portuale nella pienezza delle sue funzioni ed è successo che quei lavoratori si sono consolidati nel loro rapporto. Tutti noi ci abbiamo lavorato, ci abbiamo messo la faccia e abbiamo fatto il nostro dovere, quello che deve fare una classe politica e dirigente che si è assunta una responsabilità nei confronti di questa comunità e del Paese. Adesso bisogna continuare così».
Nella tappa di Reggio Calabria, l’ex premier ha affrontato la questione dei fondi in arrivo con il Pnrr. Sull’utilizzo delle risorse, ha detto, «ci sono varie priorità, che spaziano dalla sanità alle infrastrutture, materiali ed immateriali: ferroviarie, viarie, per garantire uno sviluppo a questa terra. Ma dobbiamo abbracciare tutto: transizione ecologica, inclusione sociale, investire su asili nido, istruzione, sulle Università, e qui ce ne sono di ottime, con punte di eccellenza nella ricerca come la stessa Amalia Bruni ha dimostrato. Qui dobbiamo investire su un ventaglio di attività. Non è pensabile che la Calabria possa riscattarsi in un rinnovamento senza pensare alle molteplici dimensioni che la compongono. E parlo di quelle economiche, culturali e sociali».
Sul rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’utilizzo dei fondi, Conte ha sostenuto che «è una premessa, una precondizione indispensabile. Bisogna sempre vigilare per rafforzare presidi di legalità e di contrasto alla criminalità, alla corruzione. Ma è chiaro che dobbiamo correre per spendere al meglio queste risorse. È una grande sfida».
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