CATANZARO «Entro in questa chiesa in punta di piedi», consapevole che questa comunità «sta vivendo un momento drammatico» ma anche che «tutti i passaggi di crisi hanno un valenza salvifica» e poi qui c’è una «Chiesa bella, piena di carismi, è una Ferrari questa Diocesi». Tocca le corde più suggestive monsignor Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, nel momento in cui inizia il suo incarico di amministratore apostolico della Diocesi di Catanzaro-Squillace dopo le dimissioni anticipate di monsignor Vincenzo Bertolone. Nella superba basilica dell’Immacolata di Catanzaro parla a braccio, monsignor Panzetta, nella sua presa di contatto ufficiale con un clero e una comunità di fedeli ancora scossi dalle vicende delle ultime settimane, da quell’addio struggente e ancora sorprendente di monsignor Bertolone, arrivato al culmine di una fase molto controversa, caratterizzata da forti “strappi” come la soppressione del Movimento Apostolico. Monsignor Panzetta avvia l’interregno, in attesa della nomina del nuovo arcivescovo di Catanzaro-Squillace, al fondo di una celebrazione molto sobria, e però al tempo stesso intensa, segnata dalla sua esortazione al clero e ai fedeli a «non indietreggiare» dalle responsabilità perché «tutto è nelle mani di Dio, ma anche nella buona volontà di ciascuno di noi», e conclusa con un applauso dei tanti parroci e dei tanti fedeli presenti.
«Vedo l’amore di Cristo per questa chiesa, siete una comunità amata da Dio», esordisce monsignor Panzetta, che dice di sentirsi «un pellegrino. Vivo questo incarico come un pellegrinaggio in cui forse darò qualcosa ma riceverò molto di più. Sono venuto qui in punta di piedi, entro con grande rispetto in questa comunità che ha una lunga storia, una catena meravigliosa, di fede, amore, santità, nella quale entriamo con il primo sentimento della gratitudine. Entro in questa chiesa con stupore, perché Dio ha guardato a me per darmi questa responsabilità, come il Santo Padre. Quando mi è stata consegnata questa responsabilità ho fatto presente che io sono vescovo da meno di due anni: non è forse una responsabilità più grande di me? Chi mi ha consegnato questa responsabilità – prosegue l’amministratore diocesano – mi ha detto che si fida di me e che il compito che mi è stato affidato posso espletarlo. Con stupore ho accolto la fiducia di Dio e della Chiesa passata nelle mani del Santo Padre. Ho accolto questo impegno con la fede perché credo fermamente nella potenza della Grazia di Dio, e nell’azione riformatrice della Grazia».
Il messaggio di speranza di monsignor Panzetta: «Nello zaino spirituale con cui sono venuto qui porto però il senso vivo della responsabilità. Sarei uno sciocco a non tenere conto della situazione, è inutile nasconderci dietro un dito, tutti sappiamo che questa comunità sta vivendo un momento drammatico, forse uno dei più delicati della sua storia. E pertanto avverto la responsabilità di accompagnare una comunità che vive un momento particolare. Tuttavia sono altrettanto certo che i grandi passaggi della storia di una comunità, anche i passaggi di crisi hanno una valenza salvifica. Io credo che questo momento drammatico della storia di questa comunità possa essere una stupenda occasione di rinascita, di ritrovare l’essenziale, l’essenziale del Vangelo. Sicuramente ho accettato non confidando solo nella Grazia di Dio ma confidando anche nella sicura disposizione positiva di questa comunità. Sono certo, e me ne sto accorgendo in questi primi giorni, che la Chiesa di Catanzaro-Squillace è una Chiesa bella, piena di carismi, di doni, di splendide persone, è una Ferrari questa Diocesi, è una comunità che ripartendo avrà grandissime personalità. Tutto è nelle mani di Dio, nella Grazia sua, ma anche nella buona volontà di ciascuno di noi. Invito tutti – esorta il presule a non indietreggiare davanti alla disponibilità che abbiamo di offrire il nostro contributo per ricominciare dopo la stagione invernale del Covid e pur in mezzo a tante difficoltà me a dispiegare tutte le possibilità che la storia ci mette davanti. Con fiducia sono venuto qui, ma sono venuto anche con gioia, perché questo tempo in attesa del nuovo pastore è colmo di speranza».
Infine, la citazione, forte, probabilmente significativa del senso della missione che lo attende a Catanzaro. Così monsignor Panzetta conclude la sua prima celebrazione da amministratore diocesano. «Faccio mie le parole di don Primo Mazzolari (il prete partigiano, ndr): “Chiesa di Catanzaro-Squillace, hai un libro, hai un croce, alzati in piedi, recupera la tua dignità e sii missionaria nel regno di Dio e di questo i tempo difficile ma talmente pieno di possibilità, quelle che la Grazia di Dio mostrerà a ciascuno di noi”».
Monsignor Panzetta infine non si sottrarre ai giornalisti e spiega che comunque la sua intenzione sarà «camminare passo passo» con il discernimento del Santo Padre e delle Congregazioni romane. «L’obiettivo è chiaro: guidare questa comunità – afferma l’amministratore apostolico della Diocesi catanzarese -, nell’attesa che il Santo Padre provveda a nominare il nuovo arcivescovo. Nel frattempo la Diocesi ha appuntamenti importanti: le beatificazioni di Nuccia Tolomeo e Mariantonia Samà, che è un evento ecclesiale molto importante, e l’arrivo del percorso sinodale. Quindi, in attesa che il Santo Padre faccia il suoi discernimento, abbiamo tanto da lavorare, per ripartire anche dopo il periodo drammatico della pandemia. I problemi da affrontare sono tanti, uno è certamente l’incertezza di una comunità che comunque sta vivendo un momento drammatico, pertanto, senza essere ingenui né catastrofisti bisogna rimboccarsi le maniche e riattivare la vita ecclesiale in tutti gli aspetti». Comprensibile infine il riserbo di monsignor Panzetta sui motivi della “svolta” nella Diocesi di Catanzaro-Squillace: «Le vicende della Chiesa calabrese non mi sono ovviamente tutte note, certo quello che ho capito che ci sono in gioco valori importanti. Certamente bisogna prendere atto di tanta docilità, obbedienza, delle indicazioni della Santa Sede, sono questi i presupposti da cui ripartire. Avremo bisogno di un po’ di tempo per ricostruire e comprendere il tutto. Però io mi fido del discernimento del Santo Padre, delle Congregazioni romane e intendo camminare passo passo insieme con loro». (c. a.)
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