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l’inchiesta

Corigliano Rossano, 160 arresti per droga in due anni

L’indagine “Portofino” svela il meccanismo del circuito di spaccio. Approvvigionamenti anche da Puglia e Campania e le relazioni tra gli indagati

Pubblicato il: 25/09/2021 – 12:35
Corigliano Rossano, 160 arresti per droga in due anni

CORIGLIANO ROSSANO Smantellato il circuito dello spaccio a Corigliano Rossano. L’operazione Portofino, dal nome dell’omonima piazza, cuore pulsante di Schiavonea, ha coinvolto altri due centri nevralgici in cui si sviluppava lo smercio di stupefacenti, le centralissime piazza Salotto a Corigliano e piazza Bernardino Le Fosse a Rossano. Il commissariato di Corigliano Rossano nell’arco di due anni ha denunciato 63 persone fino alla chiusura delle indagini preliminari, nel marzo 2020 ed effettuato 160 arresti, eseguiti anche dopo. Smantellate anche le nuove “leve”, per lo più minori al tempo dell’indagine, fra il 2019 e il 2020.

L’indagine

Dalle indagini emerge che l’approvvigionamento della droga avviene nelle province di Reggio Calabria, di Vibo Valentia, in Puglia e nell’hinterland di Napoli. Il corposo il materiale probatorio raccolto da intercettazioni ambientali, traffico telematico, riscontri sul “campo”, mette in luce, tutto l’articolato sistema di spaccio di marijuana e hashish, ed in percentuale minore di cocaina, che ha come base il centro storico di Corigliano. Ed è dal borgo antico che la droga viene smistata in grossi quantitativi e dove vengono assunte le decisioni per l’attività di spaccio al dettaglio, fino a raggiungere Schiavonea. Qui risiede Vincenzo Aquino, ritenuto dagli inquirenti fulcro centrale dell’indagine, per lo spaccio di marijuana anche in direzione Rossano.
Aquino gestisce per lo più il giro della marijuana. Ha poco a che fare con cocaina e eroina perché reputa pericolosi gli assuntori. A fine maggio 2019, quando iniziano le intercettazioni sull’utenza di Amedeo Ionfrida, gli investigatori inquadrano quest’ultimo quale intermediario nell’acquisto di corposi quantitativi di marijuana nell’ordine di un chilo per volta. Dalle intercettazioni telematiche emergono le figure di Gianluca Abate e Mario Filadoro per i quali Ionfrida funge da intermediario per l’acquisto di significative partite di marijuana.
Le indagini svolte su Abate e Filadoro scoprono alcune linee di approvvigionamento di quest’ultimo, ad esempio, verso la Puglia, anche se successivamente si riforniranno da Acquino. Il quale viene tratto in arresto nel luglio 2020 insieme ad altri, sorpresi a confezionare varie dosi da 200 grammi di marijuana destinate a piazzetta Portofino. Le intercettazioni trovano poi riscontro da foto che gli inquirenti definiscono “eloquenti ed inconfutabili”, estrapolate dai telefoni di Filadorto, Ionfrida e Acquino, che rafforzerebbero le posizioni di tutti gli altri indagati e degli acquirenti.
Mario Filadoro, sempre secondo gli inquirenti, si dimostrerebbe inserito anche nello spaccio di cocaina. Dalle attività investigative raccolte a suo carico, emerge anche il coinvolgimento del fratello Pierluigi che consente, attraverso intercettazioni, di individuare l’esistenza di un fiorente spaccio di cocaina, nonostante l’utilizzo “codici”. Per gli investigatori sembra chiaro il frasario utilizzato: “birra”, “giostra”, “servizio”, “mezza birra”, “due birre”, “la metà di ieri”.
L’indagine “Portofino” svela anche una vasta platea di collaboratori e acquirenti che si riforniscono di marijuana da Vincenzo Aquino. Il quale si dimostra anche profondo conoscitore delle dinamiche dello spaccio della cocaina. Sarebbe lo stesso Aquino a “fare il prezzo” e poi darla a tutti. Nella sua variegata attività di spaccio adotta un modus operandi prudente, soprattutto in occasione della cessione di grossi quantitativi di sostanza stupefacente che prevedono il passaggio nella sua abitazione. È in questo quadro che rientra la figura di Rosario Docimo, anche lui intercettato e residente a pochissima distanza dall’abitazione di Aquino. Gli investigatori documentano anche come fra i due ci siano dei collegamenti e telefonate in cui Aquino chiede a Docimo dal tenore: «Vedi se è possibile due collari, per mezzogiorno viene». Le immagini della telecamera posta nelle vicinanze del portone di casa di Aquino, documentano l’arrivo a piedi di Docimo che porta con sé una busta che non avrà all’uscita.
Nel prosieguo dell’attività emerge la sua dinamicità nel procurarsi e spacciare sostanza stupefacente, recandosi a Cosenza per reperire qualche grammo di hashish in momenti di magra, nonché la sua capacità di fornire erba anche al di fuori di Corigliano, a soggetti di Trebisacce e Villapiana. Nel corso del febbraio 2020, risulta che anche Docimo, come Aquino, ma in maniera più gravosa, deve sottostare alle regole di monopolio.
Sarà poi un acquirente a svelare il linguaggio criptico usato per ordinare la droga, confermando l’ipotesi investigativa che riteneva il termine “birra” indicativo di dosi di cocaina. (redazione@corrierecal.it)

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