LAMEZIA TERME Secondo il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena Filippo Gangitano non è stato ucciso perché omosessuale. Questa versione della storia, fornita dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella, «è una grande bugia». «Io stesso ho accompagnato Gangitano a incontri con donne». La ragione che avrebbe portato la cosca Lo Bianco-Barba a ordinare la morte di Filippo Gangitano sarebbe stata un’altra e Bartolomeo Arena lo ribadisce nel corso del controesame di questa mattina con l’avvocato Mario Murone. La vera ragione dell’omicidio sta nel fatto, dice Arena, che «tutta la società di ’ndrangheta di Vibo Valentia temeva che temeva che Gangitano potesse collaborare con la giustizia». Una paura nata dal malcontento che il giovane, legato ai Lo Bianco-Barba, aveva manifestato in più di una occasione. «È stato tutto costruito sul fatto che fosse omosessuale. Ma questa è una grande bugia – dice Arena –. A febbraio del 1999 mi è venuto a trovare a casa dopo un permesso premio. Si lamentava del fatto che se la passava male e, scherzando, mi disse che se non lo avessero aiutato “quando esco me la canto”. Io gli dissi di non dirlo nemmeno per scherzo. Gangitano mandò anche una lettera a un cugino di Mantella nella quale scriveva che se la passava male e se non lo avessero aiutato avrebbe potuto fare qualcosa: parlare, collaborare. Nell’ambiente la temevano tutti questa cosa».
«Queste sono cose che dico io – afferma il collaboratore – poi c’è Mantella che se l’è accusato e io non è che posso dire che Mantella non dice il vero. Però io dico: voglio uccidere il Gangitano perché omosessuale quando omosessuali ce n’hanno più di uno i Lo Bianco in casa. Poi dico, a Gangitano lo uccidono perché omosessuale, e quindi nella malavita non si può vedere una cosa di queste, però Mantella stesso che gli ha rubato la moglie al fratello e che c’ha fatto pure una figlia, lì non dice niente nessuno? Io non capisco questa cosa qua. Il Gangitano muore perché omosessuale però non si sa se è vero, non l’ha visto mai nessuno, quello con cui hanno detto che lui si frequentava è un avvocato. Ce l’avete pure qui in Rinascita che difende a qualcuno, è sposato, ha figli, è imparentato sia con i Barba che con i Franzè… Io a questa cosa dell’omosessuale non ci crederò mai». «Ma poi questa – dice Arena – è una cosa mia. Semmai Gangitano lo temevano tutti per quello che sapeva. Perché sapeva di omicidi, tentati omicidi. E per i Lo Bianco Barba ne aveva fatti tanti, tanti. Sapeva delle rapine e tantissime altre cose. E non era solo una questione di Mantella o di Carmelo Lo Bianco. A Gangitano lo temeva tutta la società di ‘ndrangheta di Vibo Valentia».
Altra questione affrontata durante il controesame è stata la questione dell’occultamento del cadavere di Filippo Gangitano il cui corpo non è stato mai ritrovato. Il collaboratore ha dichiarato di avere saputo in un primo momento che il cadavere del giovane era stato seppellito nella masseria di Mantella sotto una coltre di cemento nei pressi della stalla. Oggi però Arena ha aggiunto a questa informazione particolari inediti affermando che nel corso di una riunione in un noto lido di Gizzeria, avvenuta dopo il pentimento di Andrea Mantella, ha appreso che il corpo di Gangitano dopo il pentimento di Mantella è stato spostato. La difesa ha chiesto il perché non avesse riferito questo particolare nel corso degli interrogatori. Bartolomeo Arena ha spiegato che durante la pandemia il proprio avvocato ha più volte inviato delle pec alla Procura per parlare con i magistrati ma secondo precise disposizioni date per il pericolo Covid non è stato possibile. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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