MILANO Un altro sfregio a Lea Garofalo. L’ultimo atto vandalico risaliva all’aprile scorso e si sperava sarebbe stato l’ultimo, ma nelle scorse qualcuno ha danneggiato la targa di piazza Prealpi dedicata alla testimone di giustizia uccisa il 24 novembre del 2009 dall’ex marito e dal cognato, Carlo e Vito Cosco.
«L’impegno a difendere la legalità e a combattere la mafia sarà sempre più forte di ogni riprovevole e vile atto di vandalizzazione». Così la segretaria metropolitana del Pd Milano, Silvia Roggiani, in merito all’ennesimo sfregio a Lea Garofalo, la cui targa in piazza Prealpi, dove la testimone di giustizia fu torturata e uccisa, è stata nuovamente bruciata. «Una vergogna senza fine – prosegue Roggiani – di chi vorrebbe annientare il ricordo di una donna coraggiosa che osò sfidare la ‘ndrangheta». Tuttavia, «nessuno potrà mai scalfire la memoria di Lea Garofalo – osserva la segretaria metropolitana dem – un esempio e un modello a cui la nostra città e le giovani generazioni guardano».
Intanto, Anpi e Libera comunicano che il 3 ottobre saranno in piazza Prealpi per sostituire la targa vandalizzata con una definitiva lastra in pietra, al loro fianco ci sarà anche la candidata presidente del Pd per municipio 8 di Milano, Giulia Pelucchi. «A questi atti vili risponderemo sempre a testa alta e alla luce del sole – sottolinea la candidata democratica – metteremo una nuova targa, come abbiamo già fatto e terremo vivo il ricordo di Lea, donna coraggiosa ed esempio per tutti e tutte noi»
Anche Paolo Limonta ed Elena Lattuada, capilista di Milano Unita, condannano il gesto vandalico contro la memoria della testimone di giustizia: «Una cosa inaccettabile, – affermano – continueremo a vigilare sulla panchina rossa dedicata a Lea Garofalo».
Lea Garofalo fu ammessa al programma di protezione testimoni nel 2002, dopo aver accusato il marito e il cognato, Carlo e Giuseppe Cosco, per l’omicidio del fratello, Floriano Garofalo. Attirata a Milano dall’ex compagno per discutere del futuro di loro figlia, Lea venne uccisa in piazza Prealpi il 24 novembre 2009 e il suo corpo, una volta trasportato a Monza, venne dato alle fiamme per giorni nel tentativo di occultare le prove del delitto.
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