LAMEZIA TERME «Prima che alla Dda approdasse il dottore Gratteri si riusciva ad arrivare dappertutto. La ‘ndrangheta, tramite la massoneria, riusciva ad arrivare dappertutto. E questo vale per la pubblica amministrazione, per i palazzi di giustizia per le Questure, per i carabinieri, da tutte le parti. E sono sicuro di quello che dico. Purtroppo mi dispiace che molto è omissato (di quello che il collaboratore ha dichiarato, ndr) sennò era molto più interessante interloquire con lei avvocato». A pronunciare queste parole è stato il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena nel corso del controesame condotto dall’avvocato Alessandro Diddi che, nel processo Rinascita-Scott difende Mario De Rito. Si parla di estorsioni e di metodi estorsivi.
Bartolomeo Arena racconta di una estorsione condotta dallo stesso pentito nei confronti di Danilo Beccaria, ex direttore generale della Vibonese calcio. «Io sono andato – dice Arena – perché lo conoscevo e gli ho detto che avevamo bisogno di soldi perché c’era diversi miei parenti che erano usciti da poco dal carcere. Nel giro di un paio d’anni mi ha dato intorno ai 50-60 mila euro circa. Una volta ricordo che aveva avuto un problema con un giocatore perché non se ne voleva andare, o forse gli voleva mettere l’avvocato, non ricordo, e mi ha chiesto se io potevo intervenire. Io ho accettato poi però lui ha fatto diversamente e non è successo nulla. Io a Beccaria non gli ho fatto mai nessun favore. Questa estorsione è stata la più grossa e facile perché senza fare nessuna intimidazione, senza andare a minacciare nessuno in due anni, forse meno, abbiamo preso 50/60mila euro».
Danneggiamenti a chiunque
«Io con le estorsioni ho guadagnato qualcosa ma le facevo a modo mio, gli altri usavano farle col metodo del danneggiamento – dice Arena –, i proiettili… a me non piaceva questa metodologia. Mettevano sotto estorsione chiunque, anche quello che doveva fare il ponteggio per pitturare una casa. A me non piaceva di andare a ingarbugliarmi in una situazione con la giustizia per una fesseria».
Secondo Bartolomeo Arena esiste un prima e un dopo Gratteri per quanto riguarda le estorsioni e le conseguenti indagini. Perché c’erano soggetti legati «ai poteri forti», ovvero alla massoneria deviata che non potevano essere toccati perché avevano il potere di arrivare ovunque e rappresentare una fonte non indifferente di problemi. Arena parla di «poteri forti che potevano far scattare delle indagini solo contro di noi» e fa alcuni esempi.
«Sono stati toccati in particolare due esercenti a Vibo: il bar di Daffinà e il Tribeca di Filippo La Scala. Siccome Daffinà è un soggetto che è legato a poteri forti e anche Filippo La Scala per amicizia era legato a soggetti… per adesso chiamiamoli poteri forti. Io non volevo che si toccassero questi soggetti perché sapevo come sarebbe andata a finire, cioè che quelli più intercettati eravamo noi, le perquisizioni le ricevevamo solo noi, le microspie erano solo per noi. Ai Lo Bianco-Barba, quando parlavamo di un’ipotetica operazione, io lo dicevo che avrebbero arrestato solo noi, ovvero il mio gruppo: io, i Pardea, i Camillò, i Macrì, i Lo Bianco. Poi per fortuna non avevano fatto i conti con la Dda di Catanzaro che, da quando è entrato il dottore Gratteri, indaga a 360 gradi e quindi non tocca (non indaga, ndr) solo a una parte, tocca pure agli altri e quindi ci siamo finiti tutti nel pentolone. Se fosse stato come ai tempi passati avrebbero arrestato solo noi. Quelli che avevano i santi in paradiso tutte le colpe le avrebbero fatte cadere su di noi».
«Certe persone interessavano alla massoneria deviata. Io cercavo di spiegare a quelli del mio gruppo che se andiamo a toccare certe persone, non solo ci mettiamo contro alcuni ‘ndranghetisti, che sono pure massoni, ma poi ci saltano addosso tutti gli altri massoni e di conseguenza le indagini le girano e le dirottano come vogliono su di noi.
L’avvocato Diddi chiede: «Perché massoneria significa indagini contro di voi?»
«Perché massoneria deviata, ‘ndrangheta e politica sono la stessa cosa», dice in un primo momento Arena. Poi specifica: «C’erano dei soggetti che le cosche volevano toccare e io dicevo: “Quel soggetto non lo tocchiamo perché è amico di quel politico, di quell’altro massone e con questi soggetti poi abbiamo problemi perché non solo sono collegati a ‘ndranghetisti di un certo livello ma poi possiamo avere problemi con la magistratura. Io sto parlando sempre del periodo prima che arrivasse Gratteri alla Dda».
«Prima che alla Dda approdasse il dottore Gratteri si riusciva ad arrivare dappertutto. La ‘ndrangheta, tramite la massoneria, riusciva ad arrivare dappertutto. E questo vale per la pubblica amministrazione, per i palazzi di giustizia per le Questure, per i carabinieri, da tutte le parti. E sono sicuro di quello che dico. Purtroppo mi dispiace che molto è omissato (di quello che il collaboratore ha dichiarato, ndr) sennò era molto più interessante interloquire con lei avvocato».
«Vibo era una polveriera, forse era l’unica provincia dove ancora si mettevano le bottigliette incendiarie e i proiettili – prosegue Arena –. Certe cose non succedono nemmeno a Reggio. Una volta un soggetto della cosca Libri, quando seppe che il mio gruppo faceva estorsioni con danneggiamento, ci disse: “Ma voi ancora con i danneggiamenti siete?”. Ormai nelle altre zone sono meglio organizzati. Ormai un commerciante o un imprenditore che viene dal nord sa già dove andare perché o c’è un colletto bianco che fa da ponte tra l’imprenditoria e la ‘ndrangheta o perché ci si accorda con l’amico dell’amico. Insomma non c’è più bisogno del danneggiamento».
«Dopo l’arrivo di Gratteri – dice Arena – la mia strategia nel compiere le estorsioni era cambiata, quelli del mio gruppo non ci credevano a quello che dicevo e le facevano lo stesso (le estorsioni con danneggiamento, ndr). Io appena è arrivato a Catanzaro lo avevo detto: “Ci arresta a tutti”. E non lo dico perché c’è il procuratore in aula. L’ho sempre detto». Arena racconta di avere proposto al proprio gruppo di cambiare strategia, «di avvicinare imprenditori che versavano in condizioni precarie e diventarne soci. Loro non volevano perché dicevano che che non volevano investire e continuavano a fare le estorsioni come quando c’era Andrea Mantella cioè con i danneggiamenti». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
x
x