CATANZARO «Io dico che la Chiesa ha fatto passi da gigante, ho avuto la possibilità di conoscere alcuni vescovi qui in Calabria che stanno facendo un ottimo lavoro, ad esempio il vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva, e il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Giuseppe Schillaci. Mi sono sembrate persone molto concrete, vicine ai bisogni della gente». Avvenire di Calabria, il dorso calabrese del quotidiano L’Avvenire ha intervistato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Tra i vari temi trattati non poteva mancare, per il giornale cattolico, una domanda sulla comunità ecclesiale in Calabria. Gratteri porta ad esempio il vescovo Oliva che ha parlato poco di lotta alla mafia ma in compenso «ha fatto cose rivoluzionarie, anche trasferendo dei sacerdoti».
«La Chiesa è migliorata di molto negli ultimi anni – ha detto Gratteri –, da quando per esempio io ho scritto il libro “Acquasantissima”, che è stato un libro molto criticato da certa Chiesa. Prima ancora che il libro venisse pubblicato sono stato attaccato da alcuni vescovi e sacerdoti…poi, però, la storia mi ha dato ragione dopo un po’ di tempo».
La Chiesa in Calabria sta migliorando ma molto resta ancora da fare, concretamente, in una società nella quale vige «l’assenza di gran parte della politica calabrese, che non si impegna nel sociale, e visto che al Sud non si spendono i soldi per asili e attività sociali così come si spendono al Nord (molte volte il rapporto è 1 a 8), credo che la Chiesa debba investire di più in termini di educazione sul territorio», spiega il procuratore Gratteri.
In che modo la Chiesa può prendersi cura della società calabrese abbandonata dal welfare politico? Un punto di riferimento che dovrebbe trovare maggiore forza, secondo Gratteri, sono gli oratori che il magistrato definisce «luoghi di socialità puliti».
«Ricordo – racconta Gratteri – che quando ero bambino c’erano le suore in molte chiese e gli oratori delle parrocchie erano luoghi di socialità puliti, a prescindere se un ragazzino credeva o non credeva in Dio. L’oratorio è un posto pulito di accoglienza, un posto protetto. Oggi i bambini sono abbandonati a se stessi davanti al computer o agli smartphone, sono figli di internet, restano chiusi da soli dentro casa perché non ci sono asili, o perché gli asili costano troppo, sono quasi sempre soltanto privati. Allora io penso che la Chiesa – se ha la possibilità – dovrebbe offrire più asili, oratori, luoghi di incontro. Purtroppo le vocazioni sono sempre meno, però io ricordo il ruolo importante delle suore nella mia vita: è stato un periodo bello e felice della mia vita. Avevo la possibilità di stare insieme ai miei coetanei, ho potuto imparare a leggere ancor prima di andare alle scuole elementare ed ho imparato a giocare a pallone nel cortile dell’oratorio».
Il procuratore di Catanzaro lo ribadisce per l’ennesima volta: lo studio salverà il futuro dei ragazzi e dei territori. «È importante che i nostri giovani si concentrino sullo studio, è l’unico modo per non essere fregati dagli adulti e dalla ‘ndrangheta. Scegliete una facoltà che, oltre a corrispondere alla vostra vocazione, offra anche degli sbocchi lavorativi… non dovete diventare laureati disoccupati».
Sempre in tema di studio, in una terra dalle importanti potenzialità agrarie, il magistrato si chiede «perché in Calabria ci sono tre facoltà di Giurisprudenza (Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, ndr), ma una sola di Agraria? E poi…perché non istituire un’Università per il turismo? Dovremmo formare degli operatori turistici in grado di favorire un turismo di accoglienza e non predatorio. Per vari motivi sia climatici, agroalimentari e paesaggistici. La Calabria potrebbe vivere di turismo per tutto l’anno, dodici mesi su dodici. Dobbiamo aiutare i giovani a pensare al loro futuro lavorativo anche in funzione della vocazione della regione, altrimenti saranno migranti».
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