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Astensionismo “dopato” da fuorisede e residenti all’estero: voto a distanza necessario?

I residenti all’estero rappresentano il 20% del corpo elettorale. Il Collettivo Valarioti aveva portato una proposta di legge in Parlamento bloccata dal Viminale

Pubblicato il: 05/10/2021 – 20:21
di Francesco Donnici
Astensionismo “dopato” da fuorisede e residenti all’estero: voto a distanza necessario?

LAMEZIA TERME Per rendere il dato sull’astensionismo basta fare il copia-incolla rispetto alla scorsa tornata elettorale. Alla fine dei giochi i votanti alle elezioni per la designazione del presidente e del consiglio della Regione Calabria sono stati il 44,33%.
Stessa identica percentuale rispetto alla chiamata alle urne che vide trionfare Jole Santelli nel 2020. Il numero totale degli aventi diritto è cambiato in maniera pressoché irrisoria se si considera che nel 2020 erano 1.895.990 mentre in questo turno il dato era di 1.890.776.
La percentuale “a lordo” dei non votanti si aggira intorno al 55%, quindi oltre la metà degli aventi diritto. Tuttavia, su questo dato influiscono diversi fattori. Prima di tutto i cittadini calabresi residenti all’estero, un totale di 378.583 pari al 20% degli aventi diritto. A questi devono inoltre essere sommate le centinaia di studenti, lavoratori e altri soggetti fuorisede, ma residenti in Calabria che non si sono potuti recare alle urne. Il risultato porta all’elezione dei vertici del governo della regione da parte di meno della metà dei calabresi aventi diritto.

La proposta per il voto ai fuorisede

Torna a questo punto la domanda sull’utilità – anzi, la necessità – della proposta di legge per il voto ai fuorisede e residenti all’estero promossa in prima istanza dal Collettivo Valarioti attraverso una petizione e in seguito portata avanti dalla rete “Voto sano voto da lontano”.
La prima ipotesi era stata quella del voto per corrispondenza anche a fronte della situazione emergenziale provocata dalla pandemia. Dopo una positiva interlocuzione con prefettura e politica, con l’apporto anche di una serie di parlamentari – scrivono i giovani del Collettivo nel loro Quaderno Zero, dove raccontano in maniera dettagliata l’iter – si evinceva la necessità di strutturare
In seguito l’iniziativa è divenuta strutturale e si è raffinata nella proposta di legge redatta dai costituzionalisti Salvatore Curreri e Roberto Bin. Nello specifico sono state accorpate due proposte di modifica: una per la legge 165 del 2004 per risolvere il problema delle regioni, l’altra per il Testo Unico degli Enti Locali, con riferimento al voto nei Comuni.
La proposta è stata così presentata ai capigruppo in prima commissione parlamentare grazie all’iniziativa del pentastellato Giuseppe Brescia salvo poi incontrare un sostegno politico trasversale corrispondente a cinque proposte di legge abbinate. L’iter aveva incontrato positivi riscontri ed è proseguito per tutto il mese di maggio fino all’interruzione disposta dal Viminale per una serie di «ostacoli insormontabili» legati all’impossibilità di garantire almeno una modalità di voto a distanza. Il disegno di legge Curreri-Bin, nello specifico, prevedeva di far votare i residente fuorisede presso le prefetture di domicilio così da poter garantire una prestazione del consenso garantita e presidiata, «alla portata sia del cittadino che della macchina amministrativa».
Ma il prosieguo della storia ha raccontato dell’argine posto dal ministro Lamorgese e, soprattutto in Calabria, della riproduzione di numeri e (non) consensi della scorsa tornata. Statistiche che, una volta in più, attestano come la politica calabrese abbia progressivamente assunto le fattezze di una scatola chiusa. A maggior ragione se proposte orientate ad un maggiore coinvolgimento del corpo elettorale ed al rispetto dei processi democratici non trovano applicazione.

Mobilitazione il prossimo 20 ottobre

«In queste ore abbiamo ricevuto moltissimi messaggi e tag in riferimento alla nostra legge per il voto ai fuorisede. L’affluenza al voto ci conferma ciò di cui parliamo da quasi un anno: il pericolo per la democrazia calabrese». Scrivono così gli aderenti alla rete “Voto sano voto da lontano” qualche ora dopo la chiusura dei seggi. Una battaglia, dunque, che prescinde dal colore politico della regione e che per questo non si ferma al 3 e 4 ottobre appena trascorsi. «È vero – si legge – non sono solo i fuorisede a non partecipare, ma anche chi consapevolmente ha deciso di non esprimere la propria preferenza, ma ha potuto scegliere. Noi il 20 ottobre saremo in piazza perché la nostra non era una battaglia a scadenza. L’unica scadenza sarà quella in cui il diritto di voto verrà garantito ai fuorisede. Perché? Perché è nostro diritto decidere per il territorio in cui siamo nati/e e dove magari auspichiamo di tornare e nel frattempo non possiamo perdere la possibilità di partecipare alla scelta di chi guiderà la regione in anni così significativi. Questo è il nostro messaggio. Siamo una società in mobilità, non sempre cercata e voluta, e mantenere la residenza nei nostri luoghi di origine non è una convenienza, é un sentimento. Votate, voi che potete. Ci vediamo in Piazza!»




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