SALERNO «Fai silenzio, fai silenzio, fai silenzio ca parrasti assai…hai capito ca parrasti assai…Hai capito? Fammi parrari a mia…fai silenzio». Era il 10 ottobre 2016 quando Pantaleone Mancuso “Scarpuni”, in collegamento video dal carcere de L’Aquila rivolgeva queste parole alla pm Marisa Manzini nell’aula del processo “Black money” a Vibo. Nell’udienza era calendarizzato l’esame del pentito Andrea Mantella, ma a prendersi la scena fu il boss. A distanza di circa cinque anni arriva la condanna del boss da parte del tribunale di Salerno.
Il patriarca della “famiglia” di Limbadi aveva rivolto le minacce alla rappresentante della pubblica accusa stava esponendo fatti relativi al procedimento celebrato. Mancuso era stato quindi querelato da Manzini (attualmente procuratore aggiunto di Cosenza) ed era finito sotto processo per oltraggio a magistrato in pubblica udienza.
Il boss, rappresentato nell’aula campana dagli avvocati Calabrese e Farina, si è visto comminare una condanna a 1 anno e 3 mesi di reclusione. “Zitta ca parrasti assai” è poi diventato il titolo del libro scritto proprio dalla procuratrice per sensibilizzare il nuove generazioni sulle tematiche relative alla criminalità organizzata.
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