LAMEZIA TERME «Si può convalidare un sindaco con un ballottaggio che si è svolto solo su 74 sezioni su 78?». Un interrogativo legittimo e che da giorni si fa sempre più insistente dopo la ripetizione del voto che si è svolta, a Lamezia Terme, in quattro sezioni, 2, 44, 73 e 78, proprio come aveva disposto il Tar a dicembre dello scorso anno. Elezioni che, di fatto, non hanno sovvertito i pronostici (impossibile che potesse accadere) ma che nascondono più di qualche insidia, al punto che i tempi per la proclamazione a sindaco di Paolo Mascaro si sono allungati.
Già perché il riavvio della macchina amministrativa e dell’agibilità democratica passa però dai nodi (tanti) legati alla burocrazia e soprattutto a ragionamenti in termini di legge, quanto meno da approfondire, che consentano di mettere a fuoco e analizzare quello che il quadro attuale a Lamezia Terme. Il punto cruciale è legato alla sentenza del Tar che aveva annullato le elezioni e i verbali della proclamazione degli eletti, disponendo la ripetizione del voto in quattro sezioni su 78. Un quadro confermato, a maggio, anche dal Consiglio di Stato.
A spiegare quanto sia complessa la matassa ci ha pensato l’avvocato del foro di Lamezia Terme, Armando Chirumbolo, raggiunto telefonicamente dal Corriere della Calabria. «È un caso sicuramente spinoso – ha detto – ma di fatto per perfezionarsi l’iter elettorale del 2019, bisognava votare nelle quattro sezioni incriminate ma come se fossimo al primo turno. Si è votato ai consiglieri non al sindaco e votando i consiglieri, bisogna sommare le preferenze del 3 e 4 ottobre a quelle del primo turno e conseguentemente si dovrebbe andare al ballottaggio perché Mascaro non ha la maggioranza. Senza il ballottaggio non si può proclamare un sindaco senza maggioranza, almeno ché non si faccia una forzatura e si proclami un sindaco sui semplici dati conseguiti al primo turno, con una diversa maggioranza. E verrebbe fuori così un consiglio completamente diverso».
E qui entra in campo la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso maggio che aveva di fatto aveva recepito la sentenza del Tar, l’ha confermata, ma ha poi sancito che non era necessario procedere con il ballottaggio perché «il divario tra i candidati a sindaco Mascaro e Pegna era troppo ampio». «Ma noi – si chiede Chirumbolo – abbiamo votato al primo turno o al secondo turno? Nelle quattro sezioni sono stati votati i consiglieri, non i sindaci. Pertanto oggi si pretenderebbe di proclamare un sindaco e un consiglio comunale sulla scorta di un ballottaggio che si è svolto solo su 74 sezioni su 78, e non si può fare».
«Il Tar – spiega poi Chirumbolo – poteva disporre la sospensione dell’amministrazione senza annullare il verbale della proclamazione degli eletti, ma è andato oltre: annulla le elezioni e dispone la rinnovazione del voto in quattro sezioni dove si sono consumati dei brogli». Poi precisa: «Il Consiglio di Stato non fa Cassazione, ha emesso solo una sentenza che ove dovesse trovare applicazione in sede di proclamazione degli eletti, rappresenterebbe un precedente pericoloso». «È un caso complesso ma basterebbe immaginare uno scenario esemplificativo: scoppia una guerra, cadono le bombe su una scuola e spariscono i risultati del voto di quattro sezioni. Mancando questi voti nei conteggi è come se non si fosse perfezionato l’iter elettorale. Nel momento in cui si va a rivotare in quelle sezioni, magari a distanza di sei mesi, si avranno dei dati che verranno sommati a quelli delle 74 sezioni già consegnate e ufficializzati. La domanda è: si va o no al ballottaggio se non c’è il 50% + 1? Certo che sì».
Ma quali sono, ora e allo stato attuale, le possibili soluzioni? «L’Ufficio elettorale s’è ritrovato, dunque, con una matassa da sbrogliare e potrebbe uscirne in due modi. Primo: la Corte d’Appello, d’accordo con la Prefettura che aveva già ordinato il ballottaggio a febbraio, potrebbe riordinarlo anche stavolta; oppure, rappresentando un unicum in Italia di difficile applicazione, si potrebbe decidere che i seggi vengano ripartiti senza il premio di maggioranza per Paolo Mascaro, come se fosse un primo turno, ma con un Consiglio comunale completamente ridisegnato, contando i voti spalmati tra tutti i candidati a sindaco che comprendono lo stesso Pegna, Piccioni, Guarascio, Zizza e Cristiano».
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