CATANZARO «Nel silenzio complice della maggioranza dei parlamentari di centrodestra e di centrosinistra delle regioni meridionali, piegati all’ennesima trappola ai danni dei cittadini del Sud (ma non solo), nella notte tra il 29 e il 30 settembre è stato approvato dal Senato della Repubblica l’elenco dei collegati al Nadef (Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza), che inserisce l’autonomia differenziata – riforma di portata storica e ordinamentale – in un atto di natura squisitamente economica e programmatica». Lo scrive in una nota la portavoce di “Primavera della Calabria”, Anna Falcone già candidata a sostegno di Luigi de Magistris alle ultime elezioni regionali in Calabria.
«La forma – continua Falcone – è quella del DDL: ne deriva che gli specifici contenuti, saranno definiti dal governo, non dal Parlamento. In più, il surrettizio collegamento alla legge di bilancio di una riforma che ridisegna l’autonomia delle Regioni, ratificando il passaggio a un regionalismo egoista e non più solidale, ostacola il diritto dei cittadini a ricorrere allo strumento del referendum abrogativo, ex art 75, comma 2 Cost. Come dire, una truffa di portata storica ai danni non solo delle Regioni più povere, ma che mette a rischio la stessa coesione e unità del Paese: se tale riforma dovesse passare definitivamente, gli italiani, da nord a sud, non godrebbero più degli stessi diritti sociali e servizi pubblici. E’ il rilancio di una visione di Paese che abbiamo già visto emergere nelle passate proposte di riforma costituzionale, bocciate dagli italiani, e che oggi si cerca di riproporre con l’attuazione egoista del regionalismo asimmetrico, che consentirà alle Regioni più ricche di gestire in autonomia più settori e trattenere maggiori risorse, a svantaggio delle regioni più povere e già provate dalla cattiva e parziale attuazione del Titolo V della Costituzione. Tutto ciò – come denunciato da alcuni sindacati e associazioni di categoria – colpisce soprattutto l’effettività del diritto alla salute e la garanzia uniforme dei LEP, in un momento storico in cui la pandemia ha messo a dura prova la tenuta del sistema sanitario, già compromesso da anni di federalismo sanitario e commissariamenti regionali. Il rischio, se non la certezza, è quello di alimentare la sanità privata e la piaga del “turismo sanitario”, ovvero – per chi potrà permetterseli – i c.d. “viaggi della speranza” verso gli ospedali dei Nord, a danno dei cittadini (e dei bilanci) delle regioni del Sud, dove i livelli essenziali non sono garantiti. In molte regioni meridionali già adesso si muore di ospedali chiusi, di ambulanze che non arrivano, di presidi sanitari territoriali sospesi. Attuare adesso un regionalismo egoista significa aggravare questa situazione di diritti negati e aumentare a dismisura del divario sociale ed economico tra il Nord e il Sud del Paese, da cui l’unica speranza sarà fuggire, non più solo per le giovani generazioni, ma per chiunque chieda a pretenda il rispetto (almeno) dei diritti fondamentali e del principio di uguaglianza fra i cittadini. Se a ciò si aggiungono i tagli sulla sanità e lo scippo già consumato sul PNRR, a danno sempre delle regioni meridionali, il quadro è completo.
Noi non staremo in silenzio! Inutile mistificare, come cerca di fare l’on. Marattin, o denigrare chi svela l’inganno taciuto dai media! Noi continueremo a dare battaglia in ogni sede, per resistere all’ennesima riforma truffa ai danni delle regioni più povere e pretendere una reale inversione di rotta nelle politiche nazionali. A partire dalle scelte sugli investimenti per il Mezzogiorno, che sono prioritari per i diritti dei cittadini meridionali e per lo sviluppo equilibrato di tutto il Paese. Anche per questo, di fronte a un ingiustificabile silenzio di tanti, troppi parlamentari è doverosi ringraziare quanti si sono opposti e, in particolare il senatore De Falco, gli altri componenti del Gruppo Misto che hanno tentato di impedire questo scempio – e con esso la consumazione del patto fra il “governo dei migliori” e la Lega – con la presentazione di un emendamento di “stralcio” dell’autonomia differenziata che è stato (e non ci stupisce) bocciato! Tutti gli altri avranno preferito, probabilmente, non mettere a rischio la loro ricandidatura alle prossime elezioni politiche, in un Parlamento decurtato di circa un terzo dei seggi e dove sarà difficile ritornare se non si è nelle grazie del padrone del vapore. Un seggio sicuro, di questi tempi, e nel Parlamento dei “nominati”, vale evidentemente di più dei diritti fondamentali dei cittadini, del rispetto del principio di uguaglianza e della coesione nazionale. Anche per la maggior parte dei parlamentari meridionali. Ce ne ricorderemo».
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