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«Bene Draghi, ma non svuoti il Parlamento»

Per l’Italia è davvero un momento storico: dalle riforme agli investimenti in ogni settore, che possono portare alla semplificazione di molte procedure e allo snellimento della macchina burocratic…

Pubblicato il: 11/10/2021 – 12:25
di Orlandino Greco*
«Bene Draghi, ma non svuoti il Parlamento»

Per l’Italia è davvero un momento storico: dalle riforme agli investimenti in ogni settore, che possono portare alla semplificazione di molte procedure e allo snellimento della macchina burocratica così da innescare processi virtuosi che aiutino l’economia italiana a risollevarsi, dagli incentivi al lavoro e alle grandi opere, più che mai necessarie per uscire dalla crisi, senza dubbio accentuata dalla pandemia ma che persisteva già da diversi anni. Nella discussione aperta sul Pnrr, che va dall’utilizzo intelligente e mirato dei fondi al riconoscimento di quelle che sono state le basi poste e chieste dall’Europa e che vedono il sud al primo posto per interventi, sulle leggi delega che hanno come oggetto ad esempio l’approvazione della riforma del catasto e la definizione o meno dell’autonomia differenziata, c’è un elemento che deve essere oggetto di discussione aperta e su cui bisogna confrontarsi: il ruolo del Parlamento e la capacità propulsiva dei partiti politici nelle decisioni di Governo.
Si parla di Piani Mashall ma si invocano anche competenze e figure tali che possano trainare questo Paese e che sappiano concretizzare in azione tutto ciò che è ormai scritto e non è più rinviabile. Più volte è stato chiamato in causa Alcide De Gasperi come quel grande stratega che ha cambiato le sorti dell’Italia in un momento storico altrettanto importante. E forse chi vi si avvicina molto è proprio Draghi, per quella capacità di decisione, di risoluzione che possono essere viste e considerate proprio di gasperiana memorie. Un leader a tutti gli effetti, riconosciuto da più parti, le parole di encomio di Angela Merkel durante la sua visita in Italia e a cui hanno fatto eco le dichiarazioni di altri capi di Stato, sono una prova chiara del peso politico che il presidente del consiglio dei ministri ha in Europa.
Draghi guarda al futuro e con fermezza ribadisce la grandezza di un Paese forse smarrito e alla ricerca di quell’identità sopita sotto la polvere di un ventennio di buio politico e culturale ma deve stare attento a non commettere un grande errore, rischiare cioè che il potere possa appartenere esclusivamente all’establismiment, perché nella velocità e nella rapidità che va bene sì all’Europa si rischia che il Parlamento e un pezzo consistente di paese reale rappresentato dai partiti politici vengano tagliati fuori. Questa sarebbe una sconfitta della democrazia, un vulnus che ricadrebbe sulle scelte stesse, anche perché sta alle forze politiche presenti in Parlamento  poi la decisone finale di tradurre in atti ciò che ora viene proposto. Il confronto politico è necessario ed è un passaggio obbligato. Draghi ha già dimostrato la grande capacità di tenere uniti storie e pensieri politici profondamente diversi, ora sta alle forze politiche in Parlamento dimostrare grande maturità politica e correre nella stessa direzione.
Si è fatto senza dubbio un gran passo in avanti ma non è bastevole e anzi ancor di più oggi serve che i partiti politici rafforzino la loro presenza, a maggior ragione e soprattutto al sud dove si gioca la partita più importante, per trasformare in azione concreta ciò che è stato messo in campo che ha come scopo principale quello di abbattere tutti i divari come ripartenza ma ha come visione quella di riportare l’Italia al centro della politica europea e riaprire il confronto con il resto del mondo.
*Segretario federale del movimento L’Italia del Meridione

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