COSENZA Una vicenda complessa che ha visto un lunghissimo dibattimento svoltosi davanti al giudice di pace di Acri, Rosaria Alba Galasso, e concluso con l’assoluzione di tre indagati.
Durante un viaggio di istruzione a Roma a dicembre del 2014, tre studenti della scuola media di Acri avrebbero cagionato lesioni – graffi sul collo – ad un loro compagno di classe ed i professori che sul pullman li avevano in affidamento non avrebbero controllato e sorvegliato. Concorrendo nella lesione che, secondo la tesi d’accusa, avrebbe subito il minore. Si è individuata la competenza del giudice secondo le regole del codice di procedura penale, perché i fatti si sarebbero svolti sul pullman di rientro da Roma in luogo imprecisato. Si è aperto il processo con i tre professori imputati difesi dall’avvocato Francesco Chiaia ed una quarta professoressa difesa dall’avvocato Antonio Ammerata, e con la parte civile rappresentata dall’avvocato Pierluigi Pugliese. L’avvocato Chiaia ha presentato una lista con 40 testi – dirigenti scolastici e docenti dei colleghi dei tre professori sotto processo, genitori di alunni che avevano nel tempo frequentato la scuola media e partecipato a gite di istruzione ed alunni che avevano avuto come docenti i professori imputati. Dopo l’audizione della persona offesa (oggi maggiorenne), di uno dei genitori, dei Carabinieri che avevano svolto le indagini e della psicologa del consultorio che aveva periziato all’epoca la parte offesa è iniziata l’escussione dei testi della difesa.
Durante l’escussione dei testimoni, è emerso che non si poteva stabilire se i graffi fossero stati effettivamente recati e se fossero stati inferti sul pullman: soprattutto si è stabilito ed emerso che i tre professori avevano tenuto un comportamento ligio al loro dovere di vigilanza e controllo per tutto il tempo del viaggio. Chiuso il dibattimento, il pubblico ministero ha chiesto la condanna di tutti i professori e la parte civile si è associata alla richiesta di condanna effettuata dal Pm. La parola è passata poi alla difesa degli imputati. L’avvocato Francesco Chiaia ha evidenziato nella sua arringa come tutte le prove così come formatesi in dibattimento sconfessassero l’ipotesi accusatoria. Il penalista ha fatto, poi, emergere che non si era potuta provare l’accusa ipotizzata alla luce delle numerose testimonianze svoltesi che non conducevano alla sicura verifica del fatto. Il giudice di pace di Acri ha assolto i professori con formula piena. (f. b.)
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