CATANZARO La Corte d’appello di Catanzaro ha confermato l’assoluzione, già decisa in primo grado, degli imprenditori crotonesi Raffaele e Gianni Vrenna, quest’ultimo attuale presidente del Crotone calcio, accusati, insieme all’ex Procuratore della Repubblica Franco Tricoli, nel frattempo deceduto, di intestazione fittizia di beni, reato aggravato dall’aver agito per agevolare alcune cosche mafiose. Il rinvio a giudizio dei fratelli Vrenna e di Tricoli, all’epoca già in pensione, era stato disposto dal Gup distrettuale di Catanzaro in accoglimento della richiesta della Dda. L’accusa nei confronti degli imputati era di avere costituito un trust in cui, fra il 2008 e il 2009, i fratelli Vrenna avrebbero conferito le quote societarie di Raffaele per consentire la regolare attività d’impresa che ha come contraenti esclusivamente enti pubblici ed il rilascio del certificato antimafia, mantenendo l’iscrizione nella “white list”.
Secondo l’inchiesta della Dda, il trust fu costituito all’epoca in cui Raffaele Vrenna era stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo “Puma” sulle infiltrazioni criminali nel villaggio turistico Praialonga ed avrebbe rappresentato un espediente per evitare il sequestro e la successiva confisca delle aziende del gruppo. Raffaele Vrenna fu poi assolto in appello anche da quest’ultimo reato.
La Procura generale aveva chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione per Raffaele Vrenna ed a 2 anni e 2 mesi per Gianni Vrenna. Il collegio difensivo degli imputati era composto dagli avvocati Francesco Gambardella, Luigi Fornari e Francesco Verri.
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