CATANZARO Se ne è andata giusto un anno fa, in un tiepida mattina d’autunno, nella sua casa a Cosenza, se ne è andata lievemente e dolcemente, lasciando alla Calabria un vuoto immenso ma anche la sensazione, alimentata dalla sua breve azione di governo, di non essere una regione irrimediabilmente perduta. Il 15 ottobre 2020 scompariva Jole Santelli, la prima presidente donna nella storia della Regione Calabria. Scompariva a 51 anni dopo averne trascorsi almeno una trentina in politica, sempre dalla stessa parte – il centrodestra con Berlusconi e Forza Italia – ma sempre con il rispetto assoluto degli avversari, che per lei non sono mai stati nemici. Più volte parlamentare, più volte sottosegretaria ed esponente di governo oltre che leader di partito, la Santelli ha comunque caratterizzato la sua intensissima stagione politica alla guida della Regione Calabria: otto mesi durissimi, attraversati con il pugno di ferro intervallato però anche dal sorriso. Ha acceso il lume della speranza, la Santelli, per la Calabria in quel tratto di strada percorso tra l’elezione trionfale alle Regionali 2020 e l’addio. Oggi è l’omaggio della Calabria a una donna e a una politica coraggiosa, protagonista di un gesto di straordinario amore per la sua terra visto che da parecchi anni era impegnata in una strenua lotta contro un tumore.
Alla presidenza della Regione «si era candidata «per caso», disse un giorno la Santelli: «Ci sono candidati che programmano da anni la presidenza della Regione, io dico di essere candidata per fato, cioè il destino ha voluto che mi candidassi». In realtà il suo nome uscì fuori dal gioco dei “veti incrociati” che per settimane aveva bloccato il centrodestra: fu il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi a convincere definitivamente Santelli e ad aiutarla a sgomberare il campo da dubbi e perplessità, legate anche alle sue condizioni di salute. Ma a Berlusconi Santelli non poteva dire di no, considerando la grande ammirazione che la parlamentare calabrese aveva per il Cavaliere: «A lui devo tutto», disse un giorno Santelli in un’iniziativa elettorale con lo stesso Berlusconi. “Reputazione e identità”, questi i punti fondanti del programma elettorale di Santelli, che il 26 gennaio 2020 diventerà la prima presidente donna della Regione Calabria con un netto successo, il 55,29% contro il 30,14% del suo principale sfidante, l’imprenditore Pippo Callipo, candidato civico sostenuto dal centrosinistra. Nel suo “quartier generale” a Lamezia Terme la notte del voto fu grande festa, con tanto di balli a ritmo di tarantella insieme a big nazionali di Forza Italia come Antonio Tajani e Maurizio Gasparri. «Inizia un nuovo giorno, che spero sia di auspicio», furono le prime parole di Santelli da neo presidente della Calabria prima di iniziare a governare alla Cittadella.
Anticonformista, spesso spiazzante, sostanzialmente autonoma nelle scelte, come dimostrò nella designazione della sua prima e unica Giunta, con assessori quasi tirati fuori da un cilindro, anche piuttosto eccentrici, come il suo vice (e poi suo facente funzioni dal 15 ottobre 2020 in poi) Nino Spirlì, Capitano Ultimo Sergio De Caprio e l’astrofisica Sandra Savaglio, e nei rapporti altalenanti con gli alleati di maggioranza: sono stati questi i tratti che hanno accompagnato la Santelli alla Cittadella. Un interregno sulle “montagne russe”, perché oltre alle tante emergenze che storicamente assillano la Calabria Santelli ha dovuto fin da subito fronteggiare l’emergenza da Covid 19, affrontata comunque dalla governatrice in molto rigoroso e pragmatico, a volte anche molto conflittuale. A fine aprile 2020 infatti, Santelli ingaggiò una dura polemica con Palazzo Chigi firmando un’ordinanza che riapriva bar e ristoranti all’aperto, un “braccio di ferro” finito davanti al Tar, che le avrebbe dato torto. Ma intanto per intere settimane grazie a questa polemica la Calabria avrebbe campeggiato nei titoli di testa di tutti i giornali e i tg nazionali: al di là del fatto in sé, l’episodio comunque avrebbe svelato un altro dei tratti distintivi dell’operato di Santelli, quello di aver impresso al suo ruolo di presidente della Regione un “taglio” nazionale, derivante dai 20 anni e più di presenza nei più alti palcoscenici della politica italiana e di rapporti e relazioni che potevano essere utili alla causa calabrese, come quelli che ispirarono la designazione del giornalista e autore tv Giovanni Minoli come commissario della Calabria Film Commission, fondazione che per Santelli doveva servire a veicolare il messaggio di una regione nuova, «dai mille colori», non più solo quelli negativi. Quello di una Calabria nuova anche nella reputazione era il suo ”mantra”, la sua vera ossessione, e anche la fonte di qualche “scivolone”, come quello legato al promo della Calabria affidato al regista Muccino: oltre 1,5 milioni di spesa per un filmato pieno di cliché e di sgrammaticature di vario tipo.
In generale, la navigazione alla Cittadella è stata sicuramente sfiancante, anche perché la governatrice praticamente dal primo giorno e con cadenza praticamente quotidiana ha dovuto rintuzzare, quasi sfidare le dicerie e i pettegolezzi sul suo stato di salute: Jole Santelli è stata infatti protagonista di una luna e orgogliosa lotta contro un tumore che ha iniziato a perseguitarla dall’autunno del 2014, una malattia della quale non ha mai fatto mistero e che ha affrontato con coraggio, trasformandolo in energia positiva e traslando questo messaggio anche alla sua azione di governo. Un messaggio che la Calabria dimostrerà di aver recepito due giorni dopo la sua scomparsa, il 17 ottobre, nella camera ardente alla Cittadella oggi a lei intitolata, quando un popolo silenzioso, un infinito corteo di calabresi di ogni latitudine e di ogni colore politico e una marea di fasce tricolori – i sindaci della Calabria – accompagneranno Jole Santelli nel viaggio che conduce all’eternità.
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