CATANZARO Un caos totale, politicamente parlando. Qualcuno parla addirittura di macerie, sempre politicamente parlando. A Catanzaro la situazione politica è una “terra di nessuno” dove la confusione regna sovrana, dopo le ultime Regionali che hanno chiuso davvero un’epoca, soprattutto nel campo del centrodestra, e hanno ridisegnato gli assetti nel capoluogo di regione. Che nel 2022 tornerà alle urne per il dopo Abramo quater, un approdo al momento assolutamente indecifrabile, perché il quadro politico catanzarese oggi è un verminaio e un rompicapo inestricabile. Un dato su tutti rende plasticamente la situazione: nella passata legislatura i consiglieri regionali espressione diretta della città erano 6, oggi sono solo 1, Filippo Mancuso, rieletto con la Lega. E’ vero che il numero non fa la qualità della rappresentanza, e che Catanzaro avesse perso un po’ della sua centralità politica era evidente anche prima delle ultime Regionali, ma è indubbio che una stagione politica il 3 e 4 ottobre ha segnato ormai definitivamente il passo.
Nel centrodestra in tantissimi tra i big si leccano le ferite, più o meno profonde. Dopo aver flirtato con la Lega e dopo aver di nuovo flirtato con Forza Italia, il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo ha abbracciato il progetto Toti-Brugnaro (più il secondo che il primo) di Coraggio Italia, sponsorizzando in modo massiccio Mario Frank Santacroce, che non è stato eletto e questo dato è un pesante handicap per Abramo: Abramo sotto sotto ambisce a un ruolo di assessore nella Giunta Occhiuto che però al momento – secondo fonti accreditate – non c’è. Non un granché, come prospettiva, per Abramo, dopo aver “rotto” nell’ordine con Mimmo Tallini e con lo stesso Mancuso. A sua volta Tallini, leader provinciale di Forza Italia, alle Regionali ha marcato con orgoglio il territorio e la sua presenza (un dato è l’ottima performace elettorale di Silvia Parente), ma negli ultimi tempi il suo gruppo si è via via sfaldato andato a rinfoltire le schiere di giovani emergenti del centrodestra come il meloniano Antonio Montuoro: in più, il “braccio di ferro” ormai sempre più palese e più duro che ha imbastito con gli altri vertici di Forza Italia, a partire dal coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori, non vede Tallini favorito, tutt’altro. In difficoltà anche l’area che fa riferimento al senatore Piero Aiello e al consigliere regionale uscente Baldo Esposito, non rieletto con l’Udc, lista nella quale si era candidato dopo una serie di niet di altre forze del centrodestra compresa Forza Italia: l’intenzione di Esposito – a quanto risulta – è quella di lavorare per dare vita a un polo moderato, tutto però da costruire. Insomma, tanti delusi, e tante delusioni che verosimilmente si scaricheranno sulle mosse per le porsisme Comunali, che rischiano di diventare una polveriera. Chi esulta a Catanzaro al momento è Filippo Mancuso, che – sempre secondo fonti accreditate – potrebbe essere l’unico catanzarese in Giunta regionale se la fronda interna leghista anti-Spirlì, sempre più ampia, dovesse fare breccia nelle strategie di Matteo Salvini. E sotto sotto esulta Fratelli d’Italia di Wanda Ferro, che apparentemente mantiene un basso profilo anche sulle vicende catanzaresi ma che può vantare un buon risultato alle Regionali (e almeno sei consiglieri comunali che si muovono ora nell’orbita meloniana).
Ma è caos anche nel centrosinistra, storicamente debole a Catanzaro e forse oggi ancora di più dopo le Regionali. Spira aria di “redde rationem” nel Pd catanzarese, dopo un’ultima assemblea cittadina che ha rivelato un partito sempre allo sbando, in disperata e perenne ricerca di unità e di identità. I dem del capoluogo hanno ormai aperto un fronte di scontro aperto con il commissario regionale del partito, Stefano Graziano, denunciando manovre oscure dietro le candidature – ammesse o escluse – alle Regionali e chiedendo l’apertura di una fase congressuale che comunque sarà pericolosamente al buio. In più, pesa sul tavolo del Pd e della coalizione il “giallo”, finora mai chrarito, della mancata candidatura di Francesco Pitaro, il consigliere regionale uscente da capogruppo del Misto che ha provato a presentarsi con il Pd ma che è stato respinto dai dem al fondo di un dibattito tumultuoso e pieno di “zone d’ombra”: in vista delle Comunali la voglia di rivalsa di Pitaro potrebbe avere risvolti ed effetti seri. Il campo del centrosinistra vede poi agitarsi tanti attori in cerca di un ruolo e al momento ancora indefeniti, come Jasmine Cristallo, portavoce nazionale delle “Sardine” che finora – riferiscono i maligni – pare abbia lavorato più per disgregare il fronte del centrosinistra che per aggregarlo. Così come resta indecifrabile il percorso di Nicola Fiorita, candidato sindaco nel 2017 quando fu protagonsita di un bell’exploit elettorale con il suo “Cambiavento” e papabile ricandidato nel 2022: alle Regionali: Fiorita è rimasto allineato e coperto, imperscrutabile, a metà strada tra il Pd e il polo civico di de Magistris, è rimasto alla finestra con una prudenza anche comprensibile ma che rischia di non aiutarlo quando il gioco per Palazzo De Nobili si farà duro. Insomma, anche il centrosinistra è una Babele. Un groviglio, come il centrodestra. Un groviglio malmostoso: è questo il contesto politico catanzarese che si approccia alle Comunali mentre tra le pieghe della città si muovono logiche trasversali che sono il vero partito di governo del capoluogo di regione. (c. a.)
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