ROMA Domenico Arcuri, ex Commissario per l’emergenza Covid-19, è indagato a Roma per corruzione, peculato e abuso d’ufficio. Anche se per l’accusa di corruzione la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del fascicolo. Sulla richiesta dovrà esprimersi il gip. Per le altre due accuse a carico dell’ex commissario per l’emergenza Covid originario di Melito Porto Salvo l’inchiesta va avanti.
Arcuri, intanto, sabato scorso è stato ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma, che indagano sulla vicenda delle mascherine per le quali l’ex commissario è accusato di abuso d’ufficio e peculato. A rendere noto l’ufficio stampa dell’ex Commissario per l’emergenza Covid-19.
«È stato così possibile – si legge nella nota – un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l’autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall’origine dell’indagine il dott. Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto».
La Guardia di Finanza, su disposizione della Procura di Roma, ha notificato alla struttura commissariale nazionale e alle strutture regionali un decreto di sequestro in relazione alle mascherine provenienti dalla Cina, risultate non regolari, e finite al centro dell’inchiesta.
Le indagini riguardavano affidamenti per un valore di 1,25 mld di euro effettuati da Arcuri a favore di tre consorzi cinesi, per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine, effettuate con l’intermediazione di alcune imprese italiane che hanno percepito commissioni per decine di milioni di euro.
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