CATANZARO «L’attivazione delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, per come previsto dall’art. 8 della legge 199/2016, è fondamentale per contrastare il caporalato e lo sfruttamento del lavoro nel settore agricolo e agroalimentare». È quanto affermano in un comunicato congiunto il segretario generale Fai Cisl Calabria Michele Sapia e il segretario generale Fai Cisl Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia Daniele Gualtieri.
«Lo si è visto con particolare evidenza in questa pandemia, dove numerose sono state le denunce di mancanza di manodopera da impiegare. Ebbene – continua la nota sindacale – la funzione principale che dovrebbero avere le sezioni territoriali del lavoro agricolo di qualità è proprio quella di agevolare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, attraverso un meccanismo trasparente e tracciabile, prevedendo ulteriori strumenti per favorire anche il trasporto e l’accoglienza. Più volte, e anche durante il webinar che si è svolto questa mattina dal titolo “Quale lavoro dignitoso per i migranti nel comparto agricolo lametino?” organizzato dall’associazione Comunità Progetto Sud, abbiamo ribadito quanto sia importante attivare le sezioni nell’area di Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e in tutto il territorio regionale, per promuovere il lavoro dignitoso, il valore della contrattazione e del confronto, la maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro, la formazione ed esaltare le nostre produzioni agroalimentari di eccellenza. Nei Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) del territorio di Catanzaro – sottolinea la nota – è stata promossa una significativa attività di informazione sui diritti in agricoltura, un lavoro che dovrà proseguire anche in riferimento alla promozione delle opportunità rappresentate dalle prestazioni bilaterali».
«I lavoratori agricoli – proseguono – non possono continuare ad essere ritenuti essenziali soltanto attraverso belle parole, ma con atti concreti, attraverso il giusto riconoscimento della loro fatica che, ricordiamolo, ha garantito a tutti noi che non mancassero mai cibo e viveri nelle nostre tavole. Le sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità possono essere un importante presidio a contrasto dei circuiti illegali di reperimento della manodopera agricola, che utilizza forme sempre più sofisticate e difficili da riconoscere e per cui, attraverso il confronto di tutte le parti coinvolte, dobbiamo riuscire a contrapporre un sistema efficiente, che abbia nella prevenzione, prima che nella repressione, nell’informazione e nella comunicazione i suoi mezzi più incisivi. Particolarmente rilevante nel contrasto dello sfruttamento del lavoro in agricoltura è la Campagna SOS Caporalato promossa dalla Fai Cisl, per cui è attivo il numero verde 800.199.100 dedicato alla denuncia e all’ascolto».
«Strategico sarà, inoltre – affermano i sindacalisti – favorire l’adesione delle aziende alla Rete del lavoro agricolo di qualità, in quanto attualmente, nella nostra regione, sono registrate soltanto 268, un aspetto cruciale anche per cogliere le enormi opportunità che il Pnrr aprirà nel settore agricolo. Ma non è possibile parlare di agricoltura 4.0 quando ogni giorno nella nostra regione e nei nostri territori si verificano episodi di sfruttamento e di lavoro nero. Dietro ogni prodotto agroalimentare, lo ricordiamo, c’è una persona, un lavoratore portatore di diritti e di dignità. Proprio in ambito europeo, l’impegno dell’Effat (Federazione europea dei sindacati dei settori alimentari, agricoltura e turismo) e della Fai Cisl ha consentito di introdurre nella nuova Pac la clausola della condizionalità sociale, per cui dal 2025 i finanziamenti saranno subordinati al rispetto dei diritti dei lavoratori e agli obblighi derivati dai contratti. Auspichiamo – concludono Sapia e Gualtieri – che nell’area di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia come in tutti i territori della regione, possa essere intrapreso un nuovo e costruttivo confronto, che veda dalla stessa parte istituzioni, sindacati, forze dell’ordine, imprese, associazionismo e società civile, per dire basta allo sfruttamento e al lavoro irregolare per quella che è prima di tutto una battaglia di civiltà».
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