VIBO VALENTIA «È stata un’operazione lampo e ringrazio Ciro Lotoro – il pm ha firmato il fermo di indiziato di delitto – che ha lavorato tra sabato e domenica ma anche i carabinieri. Avevamo preparato già il fermo nelle scorse ore perché eravamo già risaliti amo al responsabile. Lo stavamo cercando e grazie al rastrellamento dei carabinieri ieri sera si è costituito proprio perché si è sentito braccato».
A dirlo è il Procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, a margine della conferenza stampa organizzata questa mattina, nel Comando dei Carabinieri di Vibo, dopo il fermo del 20enne Francesco Barbieri, ritenuto il responsabile del tentato omicidio di Domenico Catania nella notte tra sabato e domenica in pieno centro a Vibo. Il volto del Procuratore vibonese non nasconde però tutto il rammarico: «Pensavamo che dopo Rinascita-Scott – ha detto – le cose fossero cambiate e invece, dopo la riapertura in seguito al lockdown, si sono ripresentate determinate situazioni. Assoluta mancanza di collaborazione da parte delle persone presenti, al punto che i carabinieri hanno dovuto fare uno sforzo immane». Dalle parole del Procuratore, però, emerge tutta le delusione per una situazione di ordine pubblico e sociale che, proprio a Vibo Valentia, continua a preoccupare: «Molti genitori mi hanno segnalato che i figli, durante la movida nei locali di Vibo, si trovavano a stretto contatto con questi ragazzotti che tendono a controllare il territorio, andando in giro sfoggiando armi da fuoco. Evidentemente l’opera che abbiamo fatto in questi mesi, soprattutto dopo Rinascita-Scott non è servita a limitare il fenomeno ma continueremo a cercare armi e faremo altri sequestri».
A tal proposito, ha detto ancora Falvo «ho sentito il Prefetto che è molto sensibile su questo argomento e siamo certi che prenderemo presto seri provvedimenti per limitare una certa movida vibonese. Abbiamo capito che non possiamo abbassare la guardia, credevamo che certe cose non sarebbero più accadute e invece ancora molte questioni vengono risolte con le armi».
Dopo il fermo di Francesco Barbieri, però, le indagini sono tutt’altro che finite. Nel mirino degli investigatori e della Procura ci sono tutti quei soggetti che hanno assistito agli spari senza denunciare, quelli che non hanno fatto nulla per soccorrere Catania e che non hanno neanche chiamato il 112. «Le indagini – ha spiegato Camillo Falvo – non sono concluse. Certo, ora abbiamo concentrato l’attenzione sull’identificazione dell’autore ma stiamo svolgendo un’ulteriore attività investigativa, stiamo cercando i favoreggiatori ma anche che è eventualmente responsabile dell’omissione di soccorso: in tanti sono passati facendo lo slalom nonostante il corpo a terra del ragazzo. Contesteremo tutto, dall’ultima contravvenzione al tentato omicidio per evitare che certi fenomeni accadano altrimenti nel Vibonese non cambierà mai nulla». «È un fatto sociale – conclude Falvo – ed è questa la delusione più grande: dopo Rinascita non è cambiato nulla, e come in questo caso, oltre al fenomeno dell’utilizzo delle armi, non c’è stata neanche una telefonata al 112 nonostante l’aggressione in pieno centro se non quando tutto era ormai cessato». (redazione@corrierecal.it)
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