VIBO VALENTIA Dopo la sparatoria avvenuta nella notte tra sabato e domenica in pieno centro, nel cuore pulsante della movida, a Vibo Valentia è ora di parlare di «allarme sociale». Una bomba pronta ad esplodere, una voragine che sta già fagocitando gran parte di quel tessuto sociale “sensibile” a certe dinamiche, legate in larga parte alla criminalità organizzata.
I segni sono tangibili, preoccupanti, e non ne fa mistero neanche il procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, visibilmente segnato e deluso dagli ultimi fatti di cronaca avvenuti in città. «Pensavamo – ha detto a margine della conferenza stampa di ieri – che dopo Rinascita-Scott le cose fossero cambiate e invece, dopo la riapertura in seguito al lockdown, si sono ripresentate determinate situazioni».
La sparatoria di sabato notte ha acceso più di qualche campanello d’allarme e fatto tornare alla realtà chi, forse, credeva che “certi problemi” fossero ormai un ricordo lontano. La diffusione e il continuo ricorso alle armi sono segnali inequivocabili. Ma a fotografare bene quella che è la realtà sono le immagini sconvolgenti della telecamere di sorveglianza che immortalano l’aggressione di Francesco Barbieri, il 20enne fermato dai Carabinieri, nei confronti di Domenico Catania, davanti ad altre persone che non hanno mosso un dito. Neanche dopo che il ferito è rimasto steso a terra. E non è intervenuto nessuno dei passanti che, qualche minuto dopo, sono transitati dal centro, hanno visto il corpo svenuto di Catania, proseguendo oltre. Falvo ha parlato di «assoluta mancanza di collaborazione», ovvero quell’omertà che aleggia come un’ombra pronta ad opprimere alla prima occasione.
Un quadro sconfortante anche alla luce di diversi elementi che segnano un deciso passo indietro rispetto al clamore suscitato in città dopo il maxi-blitz che aveva assestato un durissimo colpo ai clan di ‘ndrangheta. A preoccupare è poi una certa “movida” vibonese: locali frequentati da tanti giovani – alcuni incensurati, altri no – che, come ha detto lo stesso Falvo, si aggirano spesso sfoggiando le proprie armi da fuoco, mettendo in evidenza segnali inquietanti e inequivocabili di quel controllo del territorio criminale, pronto ad incutere paure e timori a chi vorrebbe anche ribellarsi. Le segnalazioni dei genitori non mancano, lo ha ricordato anche il procuratore, ma la stretta delle forze dell’ordine, forse, deve essere più forte, d’accordo con la Prefettura. «Abbiamo capito che non possiamo abbassare la guardia» ha detto ricordato Falvo, annunciando indagini serrate per colpire tutti i responsabili: dal tentato omicidio all’ultima contravvenzione. È una questione sociale e bisogna intervenire subito. Forse l’ultima occasione affinché qualcosa cambi davvero. (redazione@corrierecal.it)
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