CATANZARO I pubblici ministeri della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo e Veronica Calcagno nel corso del processo “Basso Profilo” hanno chiesto di rimodulare la pena per il collaboratore di giustizia Tommaso Rosa, 57 anni, il quale si è autoaccusato dei reati contestati, alcuni anche gravi come quello di una sua partecipazione in seno all’omicidio di Rocco Castiglione che non è oggetto del processo. Dagli originali 20 anni chiesti i pm hanno chiesto al gup Simona Manna che venga rimodulata la pena a 8 anni di reclusione. I magistrati hanno inoltre chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche per Concetta Di Noia, moglie di Rosa, la quale oggi ha reso esame affermando di avere aperto delle aziende su spinta del marito e di non sapere che Antonio Santo Bagnato appartenesse alla ‘ndrangheta. Nei suoi confronti l’accusa ha chiesto uno sconto di pena dagli originali 14 anni invocati a 8 anni di reclusione.
Concetta di Noia e il marito sono accusati di associazione a delinquere semplice aggravata dal metodo mafioso e, insieme ad Antonio Gallo, sono considerati i promotori e organizzatori di questa associazione, ricoprendo l’incarico di amministratori di fatto di oltre 20 società “schermate” da prestanome e adottando tutta una serie di accorgimenti illeciti per eludere i controlli dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza. Società che vedevano la partecipazione anche di Antonio Santo Bagnato, boss di Roccabernarda, che dava il nullaosta per lo svolgimento delle attività, individuava i soggetti da impiegare nel sodalizio e percepiva una percentuale per l’attività compiuta.
Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Enzo Ioppoli, Gianluca Acciardi, Giuseppe Fonte, Salvatore Staiano, Francesco Gambardella, Giusy Caliò. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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