LAMEZIA TERME Rocco Delfino, detto “u rizzu”, è considerato dalla Dda di Reggio Calabria uno dei vertici della cosca Piromalli. Luogotenente dei fratelli Rocco e Mommo Molè fin dagli anni 80, si sarebbe occupato della gestione occulta delle società riconducibili al clan. Il suo compito sarebbe stato (anche) quello di riciclare «i proventi di attività delittuose» e tenere rapporti con gli altri clan. L’indagine “Rinascita Scott” avrebbe provato i contatti con il clan Mancuso, ma “u rizzu” sarebbe stato in rapporti con le cosche Crea e Bellocco e con «soggetti vicini alla camorra, come Francesco Ragosta, imprenditore colluso con la cosca dei Fabbrocino, e a Cosa Nostra quale il “broker” Salvatore Priore, con i quali si interessava di affari nel settore del trasporto internazionale dei rifiuti».
Ondeggiava tra servizi segreti e avvocati come Giancarlo Pittelli, funzionale a ricercare informazioni utili e ungere ingranaggi per garantire impunità al sistema criminale. E, come tutti gli uomini di mondo, aveva un occhio sulla politica. Vi abbiamo raccontato del presunto sostegno offerto a un candidato sindaco di Gioia Tauro nel 2019. Ma, stando a una conversazione finita agli atti dell’inchiesta “Mala Pigna”, Delfino avrebbe pensato di affacciarsi alla politica attiva tesserandosi, così sintetizzano gli investigatori, «nella lista di un noto partito politico presso la sezione di Chiaravalle».
Il contatto tra l’imprenditore e il «noto partito» sarebbe un avvocato di Lamezia Terme, Giulio Calabretta, che discute con Delfino di affari e di politica. «Dalla conversazione – segnalano gli investigatori – si intuisce che i rapporti tra i due non si limitano alle sole questioni tra cliente ed avvocato, ma interessano settori diversi, compreso quello politico».
«Vedete che prossimamente siete tesserato alla sede… di… della lega Salvini premier nella sezione di Chiaravalle», annuncia il legale. «A Chiaravalle?», risponde Delfino. «Per adesso (…) la facciamo a Chiaravalle. La tessera numero uno è riservata a voi», continua ridendo Giulio Calabretta, che si propone di parlare con il futuro segretario. Calabretta, a scanso di equivoci, non ha alcuna connessione con l’attuale dirigenza calabrese del Carroccio. Nella conversazione, che si svolge nel 2018, in un’epoca in cui il partito si andava radicando in regione, l’imprenditore insiste: «Veramente se lo facciamo voglio la tessera numero uno, per davvero ah». «E adesso – è la risposta – … poi vi dico come è l’organizzazione ah … eh poi se riesco m’organizzo se volete il due luglio andiamo a Pontida (…) che ci sta un congresso, quello nazionale». Non una riunione qualsiasi, la prima senza Bossi. Quella in cui Salvini annunciò la nascita della Lega delle leghe e pronosticò il Carroccio «al governo per 30 anni». (p.petrasso@corrierecal.it)
x
x