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Rinascita Scott, Accorinti e le soffiate dei carabinieri sui rifugi dei pentiti

Il collaboratore Camillò, nel corso del maxiprocesso, ha raccontato che il boss di Zungri sapeva dove stavano la parente Melana e Andrea Mantella

Pubblicato il: 22/10/2021 – 7:30
di Alessia Truzzolillo
Rinascita Scott, Accorinti e le soffiate dei carabinieri sui rifugi dei pentiti

LAMEZIA TERME «Cichello mi disse che un giorno Peppone Accorinti gli raccontò che sapeva dove si trovava Melana, una sua parente che si era buttata testimone di giustizia. E in più sapeva pure che là c’era stato Andrea Mantella. Peppone Accorinti gli raccontò che Andrea Mantella e Melana si appoggiavano ogni tanto all’eliporto dei carabinieri verso Vena di Ionadi. Io chiesi a Cichello come facesse Accorinti a sapere queste cose e lui mi rispose che glielo avevano confidato direttamente i carabinieri di Zungri. Accorinti sapeva pure che Melana faceva le pulizie per gli appartamenti dei carabinieri». Rivelazioni inedite sono emerse nel corso dell’esame del collaboratore di giustizia Michele Camillò, in passato appartenente alla cosca Camillò-Pardea di Vibo Valentia, durante il maxiprocesso “Rinascita-Scott”. Nel corso del riconoscimento fotografico è stata mostrata al collaboratore la foto di Giuseppe Antonio Accorinti, detto “Peppone”, boss di Zungri. Camillò ha dichiarato di non averlo mai conosciuto di persona ma di averlo riconosciuto attraverso le immagini che aveva visto sui giornali. Indirettamente, però, ha rivelato sul boss di Zungri un particolare che fino a oggi non era mai emerso, ovvero che questi fosse in contatto con qualche carabiniere di Zungri che gli aveva rivelato dove soggiornavano, in talune occasioni, il pentito Andrea Mantella – ex capo di un gruppo scissionista di Vibo – e una parente dello stesso Accorinti.
Su questo punto il pm Antonio De Bernardo ha chiesto di approfondire l’argomento.

I rapporti dell’arma col boss

In premessa c’è da dire che Mimmo Cichello viene descritto da Camillò, che lo conosceva personalmente, come uomo di fiducia degli Accorinti. «C’era sempre Mimmo Cichello che a sostenere la famiglia Accorinti anche durante i colloqui in carcere», dice Camillò. Non solo. Nel periodo in cui girava voce dell’attentato che Leone Soriano voleva fare al boss di Zungri, Cichello confidò a Camillò di essere convinto che la bomba era destinata alla sua macchina «perché era l’autista perenne di Accorinti». 
Cichello confida, dunque, che «Peppone Accorinti sapeva che i collaboratori di giustizia si appoggiavano alla caserma dei carabinieri, all’eliporto perché glielo avevano confidato i carabinieri di Zungri».
«In quali occasioni i carabinieri di Zungri parlavano con Accorinti?», chiede il magistrato.
«I carabinieri andavano ogni tanto a fare sopralluoghi là, all’eliporto, o per consegnare qualche documentazione e avranno visto il collaboratore di giustizia».
«Secondo Cichello, Accorinti aveva questo tipo di rapporto con qualcuno dei carabinieri di Zungri?», chiede De Bernardo.
«Si si. Glielo avevano riferito i carabinieri di Zungri che si trovavano là», dice Camillò.
«Secondo Cichello i militari avrebbero riferito queste cose direttamente a Peppone Accorinti», afferma il collaboratore.

Mario De Rito e la cocaina all’avvocato Stilo

Davanti alla foto di Mario De Rito, Michele Camillò afferma: «Lo sconosco in quanto cugino, o cognato, di Salvatore Mantella. Pardea Francesco Antonio, Mommo Macrì e Bartolomeo Arena mi dissero che era fedele all’avvocato Stilo e a Saverio Razionale e in più aveva agganci con i Mancuso. Spacciava sulla zona di Vena di Ionadi insieme al cugino Castagna. Criminalmente era accostato alla famiglia Mancuso. Però era in ottimi rapporti con Saverio Razionale e l’avvocato Stilo. Arena mi diceva che forniva la droga direttamente a Stilo che era un assuntore di cocaina. Motivo per il quale l’avvocato Stilo veniva criticato dal nostro gruppo. E perché sperperava soldi al centro scommesse». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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